Roma 22/09/10
Al Commissario Dott. Rocca
Al Direttore Generale Dott.ssa Ravaioli
Al Capo Dipartimento Dott. Niglio
Ci giungono voci sempre più preoccupate in merito alle convenzioni in gran parte dell’Italia.
Ultima realtà segnalataci à la situazione del Veneto.
Ci risulta che il Direttore Regionale abbia chiesto la dismissione della convenzione perché in perdita.
Rimaniamo ancora una volta, dopo la vicenda di Foggia, colpiti dalla facilità con cui un “ENTE UMANITARIO” quale la Croce Rossa dice d’essere, giochi sulla pelle dei lavoratori precari.
Ormai il futuro dei lavoratori precari, che ricordiamo sono a tutt’oggi destinatari di una legge che di fatto prevede la loro stabilizzazione, è ridotto ad un mero calcolo finanziario.
Quelli che non producono sono da scartare.
Questa logica industriale, mal si concilia con un ente che ha storici problemi di bilancio dovuti ad una cattiva gestione e dove a pagare sono sempre gli stessi,cioè i lavoratori.
Recentemente ci hanno spiegato che questi atteggiamenti dell’Amministrazione sono dovuti alle nuove leggi che regolano gli enti pubblici.
I dirigenti sarebbero costretti a prendere decisioni a dir poco impopolari perché il Ministero, la Corte dei Conti, la Cassazione, ecc., imputerebbero a loro gli eventuali ammanchi finanziari.
Non ricordiamo nessun caso e in Croce Rossa di un Dirigente che sia stato condannato a risarcire alcunché.
Diffidiamo l’Amministrazione nel proseguire in questi atteggiamenti che non potranno far altro che aumentare il livello di scontro sociale.
Ricordiamo che le OO.SS. tutte sul problema del precariato hanno già indetto lo stato d’agitazione.
Chiediamo un incontro urgente sul precariato.
Nel frattempo non staremo inermi se l’Amministrazione si ostina a prendere iniziative unilaterali sulla pelle dei precari.
Il Coordinatore Nazionale CGIL FP CRI
Pietro Cocco
Coordinamento Nazionale Giustizia Amministrativa
SIGLATA L’IPOTESI DI ACCORDO SUL FUA 2010
In data 5 novembre come vi avevamo ampiamente preannunciato, si è svolto l’incontro per la discussione degli istituti da inserire nel FUA 2010.
Per evitare ulteriori equivoci vi comunichiamo immediatamente quali sono le novità rispetto agli anni precedenti.
E’ stata istituita in via sperimentale per gli ultimi due mesi del 2010 una indennità denominata “FLESSIBILITA’ ORGANIZZATIVA”. Si tratta di una somma incentivante che prevede una prestazione STRAORDINARIA di 8 ore mensili “oltre la copertura dell’orario ordinario di lavoro nel rispetto degli istituti contrattuali vigenti” da espletare in forma volontaria.
L’indennità è differenziata a seconda dell’area di appartenenza:
Area I euro 200
Area II euro 250
Area III euro 300.
Tale indennità sostituisce il compenso incentivante per organico disagiato che fino ad oggi è stato percepito mensilmente.
Da precisare che si tratta di un evento straordinario, pertanto le stesse ore verranno pagate anche con lo straordinario.
Per chi non potesse o non volesse optare questo istituto resta ferma la possibilità di usufruire del PREMIO DI QUALITA’ ED ELEVATA PRODUTTIVITA’ corrisposto nella misura minima di Euro 178,00 incrementato del 2% in relazione alla fascia economica rivestita, il risultato della mediazione è stato di togliere la limitazione percentuale in quanto nella proposta dell’Amministrazione era del 10%.
Il rischio lo sapevate già era di perdere questa somma mensilmente, in effetti si tratta di una misura analoga a quella fino ad oggi percepita.
Non è un risultato scontato quello ottenuto, soprattutto in un momento come questo!
Chiaramente i due istituti non sono cumulabili.
Le scriventi OO.SS.: CGIL FP – CISL FPS – UIL PA – avevano presentato all’Amministrazione tre ipostesi di intervento (che per conoscenza si allegano alla presente). L’Amministrazione ha ritenuto più idonea la prima ipotesi, cioè quella che è stata poi inserita nell’accordo siglato.
Dobbiamo riferire che la soluzione è stata ampiamente discussa sia tra le parti sindacali che con l’Amministrazione, al fine di addivenire ad un buon accordo che contempli le esigenze del personale e dell’Amministrazione.
Non si tratta di un prolungamento dell’orario di lavoro da 36 a 38 ore come pareva prospettato dall’Amministrazione e caldeggiato da altra sigla sindacale. Tale soluzione è parsa immediatamente inopportuna, tanto è vero che l’orario di lavoro non si può e non si deve modificare all’interno del contratto integrativo. Un accordo siglato con 38 ore settimanale avrebbe creato un pericoloso ed inopportuno precedente.
Nella stessa sede si è concluso l’iter per la definizione dei criteri per le progressioni economiche. Le progressioni avranno decorrenza economica 1° gennaio 2009 per coloro che hanno maturato, alla stessa data, due anni nella posizione economica immediatamente inferiore a quella cui si concorre, e 1° gennaio 2010.
Infine è stato siglato un accordo per la proroga fino al 31.12.2010 dei progetti speciali di cui alla Legge 69/2009.
Entro il mese di dicembre, nelle more del perfezionamento dei contratti, potrebbe essere pagato il saldo del FUA 2009.
Alla presente sono allegati tutti i documenti oggetto dell’incontro.
Sarà cura delle scriventi informarvi di ogni ulteriore avvenimento.
Roma, 8 novembre 2010
CGIL FP CISL FPS UIL PA
Giuliana Sgreccia Giosuè Perrella Elisabetta Argiolas
Tiziana Giangiacomo Paola Ristori
Al Presidente della Delegazione
del Lavoro
Avv. Sandro Usai
Nell’ambito del rinnovo del Contratto Collettivo Nazionale 2006-2009 dei Consorzi ed Enti di Sviluppo Industriale aderenti alla F.I.C.E.I. le scriventi Organizzazioni Sindacali ritengono fondamentale confermare l’insostituibilità del C.C.N.L. come elemento centrale di garanzia per un’uniforme e generalizzata tutela dei salari, dei diritti e dei rapporti di lavoro; nonché dei due livelli di contrattazione la cui applicazione ne ha dimostrato l’ efficacia come fattore di cambiamento e di miglioramento dell’attività dei Consorzi Industriali.
Per questi motivi si ritiene importante continuare la strada intrapresa con i contratti stipulati nel luglio 2000 e nel dicembre 2002, soprattutto per le parti dedicate ai diritti della persona, alla prevenzione, all’ambiente ed alla sicurezza.
Importante dovrà essere l’impegno nell’impedire l’ingiustificato ed inutile ricorso a processi di dismissioni di rami d’azienda le cui conseguenze potrebbero determinare profondi mutamenti negli attuali modelli gestionali dei servizi promossi dai Consorzi Industriali e grave pregiudizio dei livelli occupazionali e dei diritti dei lavoratori. A tale proposito dovrà essere inserita nel CCNL un’apposita norma di salvaguardia a loro tutela.
Il nuovo contratto dovrà, per prima cosa, farsi carico di una stesura ancora più semplice, per favorire la comprensione e l’utilizzo recuperando le norme soggette a controversie interpretative (quale ad esempio la norma che indica i titoli che caratterizzano l’appartenenza dei lavoratori alla categoria C) e le dichiarazioni congiunte che, anche al fine di evitare stati di conflitto, devono essere integrate nel testo contrattuale.
Per quanto riguarda la parte economica la questione salariale, riveste, per i Consorzi Industriali, carattere di assoluta priorità. La scelta di ribadire il ruolo del Contratto Nazionale, assegnandogli contenuto più penetrante riguardo alla difesa del potere d’acquisto delle retribuzioni, comporta la necessità di assicurare una quantità di risorse adeguate destinate al livello nazionale, soprattutto per incrementare le retribuzioni tabellari al fine di recuperare un potere d’acquisto fortemente depauperato dalla crescita senza controllo del costo della vita in questi ultimi anni.
Ciò coerentemente a quanto fatto per il contratto della dirigenza, recuperando lo scostamento tra inflazione programmata e quella reale nel 2005, prevedendo risorse legate non solo ai tassi d’inflazione per gli anni 2006 e 2007 ma anche all’incremento del PIL e della produttività aziendale.
Inoltre dovrà essere mantenuta e incrementata la quota di produttività a carico del CCNL che deve essere erogata a tutti i lavoratori del settore.
Per quanto attiene il secondo livello di contrattazione sono necessari interventi che ne consolidano e rafforzano ulteriormente la pratica rendendola esigibile in ogni consorzio.
L’attuale sistema di relazioni sindacali deve essere confermato e rafforzato nelle sue diverse articolazioni, in particolare per quanto attiene i piani formativi del personale ed i relativi stanziamenti.
Questo perché l’attività di formazione continua già prevista dal C.C.N.L., va ulteriormente sviluppata e legata ad una contrattazione che intervenga sull’organizzazione del lavoro e che colleghi i percorsi di carriera ai mutamenti organizzativi ed ad un’effettiva crescita professionale del lavoratore attraverso il pieno e reale utilizzo delle risorse contrattuali; tali riconoscimenti devono in ogni caso essere riconosciuti dalle amministrazioni senza pregiudizio alcuno nei confronti dei lavoratori interessati.
Il CCNL dovrà inoltre confermare la disciplina contrattuale vigente rispetto alle modifiche legislative intervenute in materia di orario di lavoro (D.lgs. 66/ 2003).
Il modello classificatorio che prevede sviluppi in termini verticali ed orizzontali dovrà essere confermato e pienamente realizzato in tutte le sue potenzialità a partire da un più stretto collegamento con l’organizzazione del lavoro e l’evoluzione dei modelli organizzativi.
In particolare sarà necessario procedere ad una verifica delle declaratorie di categorie e prevedere ulteriori possibilità di sviluppo orizzontale nell’ambito delle stesse.
Per quanto attiene i profili vanno esplicitate con maggiore chiarezza le diverse professionalità con esemplificazioni più coerenti alle mutate condizioni di lavoro all’interno dei Consorzi, ed individuati nuovi profili professionali conseguenti alle nuove funzioni svolte dai Consorzi.
A seguito di ciò dovranno essere più accentuate le differenze di trattamento tra le diverse posizioni della categoria C e Q, per renderle più coerenti ai livelli di responsabilità attribuiti rispettivamente al C1,C2,Q1 e Q2 .
Il nuovo C.C.N.L. dovrà disciplinare, in coerenza con la legislazione vigente l’art. 76 e definire in modo completo le procedure di esodo anticipato.
Prevedere fra le indennità varie al personale a tempo indeterminato inquadrato nella categoria C una indennità di responsabilità per (procedure complesse, procedure multiple, coordinamento di gruppi).
Inoltre è auspicabile un’indennità di disagio per uscieri, (con compiti di sorveglianza dell’ufficio anche oltre l’orario di servizio) autisti, addetti ai videoterminali.
Nello stesso tempo si chiede l’introduzione di un nuovo valore economico legato al riconoscimento dell’esperienza professionale maturata con gli stessi meccanismi, e percentuali d’importo, seguiti per il CCNL della Dirigenza dei Consorzi recentemente sottoscritto dalla FICEI con le parti sociali.
Per eliminare i molteplici inconvenienti lamentati in passato è necessario prevedere con specifica norma transitoria per i lavoratori inquadrati nella categoria C posizione economica C2 al 31/12/2005 l’inserimento nel livello Q1 della categoria dei Quadri.
Da ultimo si dovrà integrare la parte relativa ai lavori flessibili con l’espressione della comune volontà di stabilizzare il personale precario alla scadenza dei termini del suo impiego
Nell’ambito della stagione contrattuale dovrà essere definita la piena operatività della previdenza complementare previa attenta e verifica e valutazione delle situazioni in essere e della struttura del salario per dare risposte concrete soprattutto ai lavoratori previdenzialmente più giovani.
CGIL FP
Santucci
CISL FP
Alia
UIL FPL
Fiordaliso
Roma 30 Maggio 2006
FP–CGIL CISL-FPS UIL–PA
Coordinamenti Nazionali
MINISTERO DEL LAVORO
Al Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali, On. Roberto Maroni
Al Segretario Generale, Ing. Sergio Stabilini
Al Direttore Generale AA. GG. e Personale, Dr. Massimo Pianese
A tutti i Direttori Generali
A tutti i Direttori Regionali
A tutti i Direttori Provinciali
La situazione del nostro Ministero è ormai drammatica con gli uffici centrali e periferici non in grado di svolgere le loro funzioni istituzionali.
Le responsabilità di ciò sono diffuse e vanno individuate ai vari livelli:
– del Governo che con i tagli indiscriminati della finanziaria ha messo in ginocchio le nostre strutture e ha bloccato completamente la vigilanza,
– del Ministro del Lavoro che nonostante gli slogan sulla lotta al lavoro nero nulla ha fatto per impedire tale situazione disastrosa; – del vertice burocratico che ha continuato nell’azione di destrutturazione del nostro apparato, svendendo quel che restava della cooperazione, con un accordo capestro sottoscritto senza alcuna consultazione con la rappresentanza del personale.
In questi cinque anni non si è proceduto, nonostante le promesse, neppure alla riorganizzazione degli uffici periferici, impedendo, tra l’altro, lo svolgimento sul territorio di una funzione importante come quella delle politiche sociali.
E’ strabiliante che, data la situazione presente all’interno del Ministero del Lavoro, dove le strutture sono ridotte alla totale paralisi in conseguenza dei tagli operati dalla legge finanziaria 2006, i vertici politici e burocratici del nostro Ministero continuino a lanciare proclami sugli obiettivi della nostra Amministrazione e sull’intervento che, i propri operatori, sono chiamati ad esplicitare “un ruolo sociale nella tutela e nella salvaguardia del cittadino lavoratore “.
All’indomani dell’insediamento degli attuali vertici istituzionali e burocratici della nostra Amministrazione, abbiamo sollecitato un costruttivo confronto per analizzare le molteplici problematiche riguardanti l’aspetto strutturale ed organizzativo centrale e periferico che ci è stato sempre negato
Le stesse procedure di riqualificazione per quel che riguarda soprattutto i passaggi d’area, condotte alla risoluzione con pesante e colpevole ritardo, potevano trovare rapida soluzione se l’autorevolezza dei vertici politici e burocratici del nostro Ministero si fosse imposta con efficacia, contrastando incursioni interpretative che violano precise regole contrattuali.
Il ritardo della firma dei contratti sui passaggi di area, provoca il conseguente arresto di qualsiasi discussione sul futuro contratto di Ministero.
Con tali presupposti risulterebbe difficilmente credibile la programmazione di prossime riqualificazioni quando ancora non trovano completamento le procedure in atto.
Definire desuete ed arcaiche le articolazioni periferiche del Ministero del Lavoro, è un pietoso eufemismo per rappresentare una realtà che, da tempo, attende di essere rivisitata e riproposta in applicazione di precise norme emanate dall’attuale Parlamento, che non trovano riscontro alcuno nella operatività e negli specifici interventi dovuti e scarsamente attuati per la precarietà delle risorse messe in campo.
In una situazione dove il lavoratore pubblico è chiamato costantemente al risanamento del deficit dello Stato – quale unico artefice del disastro finanziario in atto – “imperativamente” si è data interpretazione al D.Lgs. 220/02 recante “revisione della legislazione in materia cooperativistica” procedendo alla rivisitazione di schemi operativi – conseguenti di norme dai contenuti contrastanti e contrapposti – le cui risultanze avranno sicuramente una ricaduta negativa sul profilo professionale ed economico dei lavoratori coinvolti, operando senza il minimo confronto con le scriventi anche se formalmente richiesto.
Inoltre il protocollo aggiuntivo, che prevede la mobilità volontaria verso il MAP del personale amministrativo in servizio presso la DRL e DPL di Roma nelle U.O. della cooperazione, risulta palesemente viziato nel merito e nel metodo in quanto per tale materia, deve svilupparsi la prevista concertazione secondo il dettato del CCNI.
In materia di mobilità, parecchie situazioni familiari e personali attendono le dovute risposte verificato che, all’interno della nostra Amministrazione, criteri e metodologie sono stati condivisi secondo i dettati del CCNI vigente ed attendono concretezza di intervento. In attesa delle nuove regole che aspettano di essere definite dalla competente Commissione di mobilità.
Dato il continuo ed immotivato rinvio della convocazione della Commissione di mobilità, ove rivisitare i criteri da applicarsi nella stesura delle relative graduatorie, è difficile interpretare i fattori che hanno comportato la sospensione delle graduatorie, fermando arbitrariamente ogni possibile ed eventuale soluzione per i colleghi interessati, compreso l’accoglimento di eventuale mobilità verso altri comparti e intanto il Direttore Generale consente arbitrariamente spostamenti malgrado le regole contrattuali ancora vigenti.
La diabolica perseveranza con la quale negli anni si è portato avanti il progetto atto a smantellare la Pubblica Amministrazione – a favore di apparati privatistici rispondenti solo a scelte scriteriate e irresponsabili – ha trovato il suo significativo apogeo con la Legge Finanziaria 2006.
La disastrosa situazione in atto all’interno del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, come ripetutamente denunciato dalle scriventi, si rispecchia in tale disegno ed appare pletorico che spudoratamente, qualcuno ancora proclami la funzione di una Amministrazione proiettata in problematiche sociali che si rilevano di faticosa attuazione.
I pesanti tagli intervenuti nei capitoli di bilancio delle spese correnti – a favore invece di importanti integrazioni nei capitoli propri del Gabinetto del Ministro – sta determinando la paralisi di tutte le attività istituzionali degli Uffici periferici della nostra Amministrazione.
Mentre questa compagine governativa, da una parte sostiene di voler combattere il lavoro nero potenziando l’attività ispettiva, anche con l’assunzione di 870 nuovi ispettori del lavoro, di fatto con le misure adottate ha provocato una sostanziale limitazione dei compiti istituzionali.
Pertanto le scriventi OO.SS. considerato che, sono venuti a mancare quei presupposti caratterizzanti un sereno e proficuo confronto – proclamano l’interruzione delle relazioni sindacali su tutto il territorio nazionale ed in tutti i posti di lavoro del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali – e preannunciano l’organizzazione di varie forme di lotta compresa una manifestazione nazionale da tenersi entro il mese di marzo 2006.
Roma, 10.2.2006
FP–CGIL Giuseppe Palumbo
FP–CISL Immacolata Dui
UIL–PA Fabrizio Di Lalla
FP–CGIL FP–CISL UIL–PA
Roma, 26 Aprile 2007
Al Ministro del lavoro e della Previdenza Sociale
On.le Cesare Damiano
Al Direttore Generale delle Risorse Umane e Affari Generali
Dr. Massimo Pianese
Al Direttore Generale per l’Attività Ispettiva
Dr. Mario Notaro
Oggetto: Richiesta d’incontro attività di vigilanza
L’accorato appello esternato dal Capo dello Stato in merito alla tragica situazione delle morti sul lavoro, evidenzia una tematica continuamente presente negli interventi formali e informali unitariamente rappresentati, nel corso di questi ultimi anni, ai massimi interlocutori politici ed amministrativi della nostra Amministrazione.
Le varie prese di posizione di queste OO.SS. rispetto all’esiguità degli organici ed ai tagli sugli stessi effettuati per ripianare il debito pubblico, in alcuni casi, giova ricordare, sono sfociate nella interruzione delle relazioni sindacali e nelle manifestazioni di piazza, per ribadire l’urgenza di potenziamento di risorse umane e finanziarie di tutte le attività istituzionali del Ministero del Lavoro e della vigilanza in particolare.
La riaffermazione di questi concetti anche da parte dei Segretari Nazionali, attraverso la nota inviata al Presidente del Consiglio dei Ministri, ha il significato di una azione coesa svolta da queste Organizzazioni Sindacali nel sottolineare l’inadeguatezza delle strutture operative impegnate nella lotta contro ogni forma di lavoro irregolare.
L’immissione in ruolo, nel corso dell’anno 2006 di 870 nuovi ispettori del lavoro, unitamente alla riqualificazione nel profilo di accertatore del lavoro di circa 850 unità di personale interno, è stata una prima risposta ad un impegno assunto in ordine al rafforzamento di un servizio quanto mai indispensabile, per la vigilanza all’interno dei processi produttivi del nostro Paese. Tutto ciò è assolutamente insufficiente, perché, cosi come è stato rappresentato da queste sigle sindacali anche allo stesso Ministro del Lavoro nel corso dell’ultimo incontro, un esercito per sconfiggere l’avversario ha necessità di sostegni operativi e finanziari appropriati, pertanto è impensabile che si affronti una problematica cosi articolata senza avere a disposizione i mezzi economici ed i supporti strumentali ed informatici indispensabili, per salvaguardare l’incolumità delle persone sui propri posti di lavoro oltre che tutelarle sotto l’aspetto retributivo e previdenziale.
E’ avvilente e disdicevole che si pretenda dai nostri ispettori un incremento della propria attività rispetto agli anni scorsi, a fronte di una scarsità di risorse finanziarie che di fatto impediscono le visite ispettive nel territorio di propria competenza.
Attualmente all’interno degli uffici del Ministero del Lavoro si assiste a paradossi inaccettabili.
Gli ispettori del lavoro spesso adibiti a funzioni amministrative oppure costretti a svolgere attività d’ufficio per la ben nota carenza di mezzi economici; gli accertatori del lavoro appena riqualificati scarsamente utilizzati per bizzarre interpretazioni sui contenuti del loro profilo professionale; il portale informatico sulla vigilanza ideato per semplificare e ottimizzare l’azione amministrativa, dato operativo per la fine di gennaio u.s. giace nel limbo, senza che si sappia in quali meandri dell’Amministrazione sia stato accantonato.
La stessa direttiva ministeriale, che assegna 20 ispettori del lavoro a Direzioni Generali assolutamente scollegate da qualsiasi esigenza di carattere ispettivo ed operativo in compiti di vigilanza, merita di essere stigmatizzata e precisata.
Tutto ciò rinforzato dal fatto che gli accreditamenti per le spese di missione sono insufficienti e che solo in questi giorni si è provveduto ad un’integrazione fondi e che a quanto ci risulta sono comunque esigui.
Alla luce di una situazione assolutamente inaccettabile, dove comunque nelle varie realtà lavorative – dal Nord al Sud del nostro Paese – si registrano continuamente incidenti mortali e invalidità permanenti, qualcosa nell’immediato deve cambiare.
Le risorse se pure insufficienti previste dalla legge finanziaria 2007 devono essere immediatamente utilizzabili, con l’aggiunta di altre disponibilità economiche che garantiscano normalità di servizio ed efficacia dei risultati da conseguire.
Al personale chiamato a svolgere anche funzioni di coordinamento degli altri soggetti istituzionali preposti alla vigilanza, spettano mezzi economici, dotazioni di sicurezza e supporti informatici, nonché banche dati appropriati agli incarichi loro attribuiti.
Inoltre allo scopo di superare tutte le conflittualità in atto tra il personale afferente la qualifica professionale di accertatore del lavoro e in ordine ad un ottimale impiego del medesimo nelle funzioni di vigilanza, andrebbe attualizzato quanto previsto dal protocollo d’intesa siglato il 15 febbraio u.s. in merito alla rivisitazione dello stesso profilo.
Al riguardo non è possibile assistere impassibili a quanto vissuto da questi lavoratori all’interno dei propri posti di lavoro, che se pur riqualificati e sicuramente in possesso di idonea professionalità acquisita in anni di attività nel settore della vigilanza, rimangono nella maggior parte dei casi scarsamente impegnati anche perché non è stata ancora trovata la soluzione per il loro corretto inquadramento, secondo quanto previsto dal CCNL.
In aggiunta all’attenta disamina delle problematiche inerenti la vigilanza sul lavoro, si ripropone la disastrosa situazione in cui è collocata la vigilanza sulle società cooperative, fenomeno del quale nessuno soggetto istituzionale – pare – voglia occuparsi e preoccuparsi visti gli interessi in gioco.
In merito, come più volte sottolineato sussistono problematiche di non poco conto, considerato che si è in presenza di un totale scollamento tra la Direzione Generale preposta ed il personale del Ministero del Lavoro abilitato ad operare in regime di convenzione a livello periferico.
E’ singolare che mentre si intende potenziare l’attività ispettiva in tutti gli ambiti lavorativi, stia venendo a mancare la vigilanza alle società cooperative di pertinenza dei revisori – in massima parte funzionari del Ministero del Lavoro – per problemi strutturali ed organizzativi a capo della Direzione Generale degli Enti Cooperativi ( Ministero per lo Sviluppo Economico).
Pertanto Sulle problematiche esposte si chiede formalmente un immediato incontro, considerato che, nonostante le varie sollecitazioni formalizzate in merito, finora non sono pervenuti segnali di volontà concreta ad affrontare la situazione, in mancanza del quale le scriventi OO.SS saranno costrette a mettere in campo forme di mobilitazione appropriate.
FP–CGIL
FP–CISL
UIL–PA
Giuseppe Palumbo
Immacolata Dui
Palmina D’Onofrio
Roma, 14/03/2007
Riforma Ministero Economia e Finanze
Non saremo presenti all’incontro convocato per domani 15 dal Ministro Padoa Schioppa!
Le motivazioni sono contenute nella nota di FP CGIL – CISL FPS e UIL PA (di seguito allegata) a firma dei Segretari Generali.
E’ la punta di un modo di fare del Ministro che, partendo dalla scorsa estate con l’ipotesi della chiusura degli uffici, si è via via concretizzata nel dispositivo della legge finanziaria ed in altri atti quale ad esempio il provvedimento di trasferimento delle funzioni, e di personale, all’INPS.
Un modo di fare che deve necessariamente cambiare e che, per quanto ci riguarda, non sarà scambiato con la discussione degli argomenti all’ordine del giorno dell’altro incontro fissato per il 16 marzo ed al quale sembra parteciperà il sottosegretario On.le Cento.
Come sempre non mancano, per coincidenza, gli avvoltoi che speculano sulle difficoltà e sulle ansie delle lavoratrici e dei lavoratori del MEF ai quali, irresponsabilmente, una O.S. si rivolge con la solita e stantia litania.
Al Ministro abbiamo già in passato manifestato la nostra contrarietà ad una ristrutturazione del Ministero basata sul principio/effetto “chiusura sedi/risparmio”.
Abbiamo già detto, e lo ribadiamo, sulla necessità di una riorganizzazione del Ministero al fine di una migliore efficacia della sua azione, sapendo che i veri risparmi si possono individuare nella eliminazione delle consulenze, nella eliminazione dei benefit alla burocrazia, con un controllo più serrato ed efficace nei settori degli acquisti di beni e servizi incluso tutto ciò che riguarda l’attività contrattualistica della CONSIP ed i rapporti di quest’ultima con l’Amministrazione stessa.
On.le Signor Ministro, non si risparmia privando la cittadinanza e l’utenza dei servizi pubblici che l’Amministrazione eroga; provi a cercare, e siamo certi che è possibile farlo, i risparmi nell’ambito, o in altri, dello scarno elenco che le abbiamo fornito.
p. la Fp Cgil Funzioni Centrali
(V. Di Biasi)
Ai lavoratori e agli iscritti CGIL del ministero del
Lavoro e della P.S.
IMPEGNO E RESPONSABILITA’
Sono molti i problemi da affrontare e le situazioni ancora irrisolte.
In questo momento ci sembra giusto condividere con i lavoratori anche questa fase che presenta non poche incertezze, sia per la situazione politica attuale che sta vivendo il nostro paese, sia per le questioni interne al Ministero che si devono concretizzare nei lavori preparatori alla stesura del nuovo contratto integrativo.
Sappiamo che ci sono argomenti particolarmente sentiti dai lavoratori e della massima urgenza: primo tra tutti il tanto atteso passaggio d’area (ex area B – ora 2a area – a C1amministrativo – ora 3a area posizione economica F1) e non ultimi tutti gli altri, quali la questione degli accertatori, la possibilità di carriera per chi non è rientrato nei percorsi di riqualificazione previsti dal vecchio contratto integrativo, la formazione, l’organizzazione del lavoro, la mobilità e così via.
Sappiamo inoltre che le difficoltà maggiori sono di ordine tecnico e di non facile soluzione; ma questa organizzazione sindacale continuerà con l’impegno di sempre affinché siano adottate tutte le misure per superare gli ostacoli.
A fronte delle giuste rivendicazioni dei lavoratori, ci è anche chiaro che è necessario un grande sforzo culturale che riguarda ognuno di noi, perché si senta anzitutto protagonista di un cambiamento vero, per fare un salto di qualità nell’offrire servizi ai cittadini.
Il ruolo del sindacato è, in questo senso, molto importante e malgrado la fatica della quotidianità, abbiamo la certezza di agire sempre con coerenza e alla ricerca di soluzioni che vadano a beneficio dei più.
La FP CGIL è determinata ad avere con l’Amministrazione un confronto serio e costruttivo ma ha anche la piena consapevolezza che non è più tempo di tollerare atteggiamenti che tendano a sfuggire, ad evitare, a superare, a trascurare le corrette relazioni sindacali soprattutto sul territorio nazionale.
Il Coordinatore nazionale FP CGIL
Ministero del lavoro e delle politiche sociali
Giuseppe Palumbo
Ieri sera a Primo Piano, nell’ambito della trasmissione dedicata ai fatti abruzzesi, è intervenuto Renato Costa, segretario regionale FPCGIL Medici Sicilia, insieme al senatore Ignazio Marino, Capogruppo PD alla Commissione Affari Sociali della Camera e a Raffaele Lombardo, Presidente della Regione Sicilia.
Questa mattina a Radio anch’io, nell’ambito della trasmissione sul piano sanitario del Governo, è intervenuto Massimo Cozza, segretario nazionale FPCGIL Medici, insieme a Maurizio Sacconi, Ministro del Lavoro, Salute e Politiche Sociali, a Vasco Errani, Presidente della Conferenza delle Regioni, Piero Marrazzo, Presidente della Regione Lazio, Teresa Petrangolini, segretario generale di Cittadinanzattiva, Mario Pirani, giornalista, e Elio Bergonovi, Direttore del Ce.R.G.A.S. dell’Università Bocconi.
Per ascoltare la puntata di Radio anch’io si può andare su http://www.radio.rai.it/radio1/radioanchio/
Dichiarazione di Massimo Cozza, segretario nazionale FP CGIL Medici
Le odierne affermazioni del Sottosegretario Fazio sui medici che devono poter curare anche i pazienti clandestini sono giuste e corrispondenti alla Costituzione ed al Codice Deontologico.
La cura è però incompatibile con la delazione che i Ministri Sacconi e Maroni vorrebbero introdurre appoggiando due odiosi emendamenti della Lega Nord presentati al Senato al “Pacchetto Sicurezza”.
In sostanza il medico prima dovrebbe curare il clandestino malato e poi denunciarlo alla polizia per l’espulsione.
Basterebbe un po’ di buon senso per capire che i clandestini sarebbero costretti a non curarsi alla luce del sole, a danno della loro salute e di quella di tutti i cittadini, per eventuali malattie contagiose non trattate.
Fazio sia coerente con la sua odierna condivisa posizione, la spieghi ai Ministri Sacconi e Maroni, e si opponga alla cancellazione dell’attuale normativa che limita la segnalazione alla polizia solo nei casi di referto obbligatorio, come per tutti i cittadini italiani.
In caso contrario riteniamo che ci sarà una protesta generalizzata di tutti i medici italiani, e non solo.
OSSERVAZIONI DELLA FP CGIL SULLO SCHEMA DI REGOLAMENTO RECANTE L’ORGANIZZAZIONE DEL MINISTERO DEL LAVORO, DELLA SALUTE E DELLE POLITICHE SOCIALI
LA RIFORMA
DEI CONSORZI INDUSTRIALI ABRUZZESI
Ruolo e funzioni dei consorzi ed enti di sviluppo industriale dell’Abruzzo, per un moderno e compatibile sviluppo del territorio e dei sistemi economici locali
I sessantacinque consorzi industriali attualmente operativi in Italia nascono negli anni ’50 come strumento pubblicistico per la gestione delle aree produttive.
Progressivamente hanno visto crescere la loro importanza, e oggi in moltissimi casi, si candidano ad essere poli generatori delle condizioni necessarie per il rafforzamento competitivo delle imprese locali e per l’insediamento di nuove attività ad alto potenziale di sviluppo.
La materia è stata approfondita in un recente convegno promosso dalla Ficei il 9 Dicembre a Roma.
In quella occasione diversi autorevoli studiosi e rappresentanti del Governo si sono confrontati sul tema dei consorzi, della loro mission, dei probabili percorsi evolutivi e del loro futuro.
Sono state anche rappresentate esperienze virtuose realizzate in varie regioni sia al nord che al sud.
Qualche mese prima la FP CGIL in un convegno svolto a Matera aveva posto l’accento sull’insopprimibile funzione dei Consorzi.
A questo proposito il presidente emerito della Corte Costituzionale il prof. Piero Alberto Capotosti, in più occasioni ha ipotizzato una “seconda giovinezza dei consorzi” i quali, equiparati sotto il profilo funzionale ai distretti industriali dalla legge n. 266 del 2005, possono ormai essere considerati a pieno titolo di rilevanza primaria ai fini della politica di sviluppo economico del paese.
Questa tesi coincide pienamente con le conclusioni del nostro convegno in basilicata.
Aggiungo, con molto realismo e senza difese di ufficio, che la seconda giovinezza dei Consorzi va accompagnata e sostenuta da una necessario processo di riforma, un serio lifting per dare armonia e contorni innovativi ai Consorzi.
Noi la pensiamo cosi, siamo aperti e disponibili, a partire da qui, e oggi, a confrontarci con tutte le parti che compongono i consorzi:
Con Regione, Provincie, Comuni e gli altri Enti pubblici e privati e le Associazioni imprenditoriali, le banche, le finanziarie e gli Istituti di Credito Speciale, gli Enti Fieristici, le Comunità Montane e con tutte le realtà previste dagli statuti consortili.
Con la stessa chiarezza e forza, voglio ribadire che non siamo d’accordo a ipotesi di destrutturazione e soppressione dell’esperienza dei consorzi.
Voglio ribadirlo in premessa, anche in considerazione delle molteplici dichiarazioni dell’Assessore Alfredo Castiglione, il quale nel preannunciare una legge quadro per l’industria, da per certo la creazione di Cluster o poli di innovazione, con il conseguente scioglimento dei Consorzi Industriali.
Dello stesso avviso è la Confindustria Abruzzo, infatti in una lettera aperta a Chiodi e Castiglione del Maggio scorso ( riporto testualmente), si apprezza la più volte dichiarata volontà dell’attuale Governo regionale di voler pervenire in tempi brevi ad una ridefinizione degli strumenti normativi ed operativi in campo economico e industriale, iniziando proprio da un energico intervento sui Consorzi Industriali volto, attraverso uno specifico commissariamento, alla loro messa in liquidazione e, quindi, a una radicale riforma della gestione delle aree industriali.
In questa ottica, Confindustria Abruzzo, condividendone le finalità, esorta il Governo Regionale a voler pervenire al più presto alla nomina dei nuovi Commissari di tutti i sette Consorzi industriali abruzzesi, portando a termine, così, quanto già lodevolmente avviato nelle settimane scorse.
Naturalmente, questa esortazione è accompagnata dalla altrettanto ferma richiesta che il commissariamento sia accompagnato da precise ed inderogabili indicazioni circa tempi e modi della messa in liquidazione dei Consorzi Industriali, tali da assicurare che non venga a perpetuarsi ancora una volta, e a tempo indefinito, una gestione a valenza politica dei Consorzi industriali, incapace di rispondere alle esigenze poste dalle imprese abruzzesi.
Nel mese di Luglio 2009 la Regione nomina ben 19 Commissari, tutti funzionari della Regione, a capo delle Aziende ed Enti della Regione ( Arta ambiente, Aptrturismo, le tre aziende ADSU (università), le cinque Ater , l’Arit;Arssa ( agricoltura), Agenzia Sanitaria ) ivi compresi 6 dei 7 Consorzi Industriali.
La CGIL ha sempre sostenuto la necessità del riordino e della modernizzazione dei consorzi industriali, ciò vale anche per i sette Consorzi abruzzesi ( Sangro, Vastese, Avezzano, L’Aquila, Sulmona, Teramo, Chieti-Pescara),che presentano una situazione estremamente diversificata.
Si va da realtà che funzionano e funzionano bene, con i bilanci in attivo, come il Sangro, a veri e propri disastri economici e gestionali, come la Val Pescara, cui la risposta giusta sarebbe la liquidazione coatta amministrativa.
La Regione ha deciso di commissariare tutti i consorzi industriali (L’Aquila esclusa) per poi procedere alla loro liquidazione.
Non sappiamo valutare la portata di questa operazione, perché la Regione non ha illustrato la riforma che vuole realizzare, anche se per accenni a mezzo stampa si fa spesso riferimento ai “cluster” ed ad altre alchimie organizzative, per altro non nuove.
Per l’immediato, il commissariamento degli Enti e Aziende regionali, etichettato dal Presidente Chiodi ” piano anti sprechi” ha prodotto il blocco delle iniziative e delle funzioni istituzionali anche dei consorzi funzionanti, con pesanti ricadute e disfunzioni laddove i consorzi svolgevano un ruolo utile, ora inibito, peggiorando la situazione che si voleva, almeno a parole, migliorare.
Tra i problemi, va segnalato, il blocco del sistema finanziario dei consorzi per la realizzazione delle programmate opere infrastrutturali, il blocco dell’attività degli impianti di depurazione e di trattamento delle acque, la sospensione delle attività di assegnazione e di cessione alle imprese dei lotti di terreno, solo recentemente la Regione ha cercato di mettere riparo, ma solo parzialmente a questo stato di cose.
A questo punto, approfittando anche della presenza del Presidente della FICEI voglio richiamare a memoria seppur in termini sintetici la genesi dei Consorzi.
I Consorzi di Sviluppo Industriale sono soggetti che hanno lo scopo di favorire il sorgere di nuove iniziative industriali e artigianali, nell’ambito del territorio di competenza, nonché di svolgere attività di propulsione per il potenziamento delle attività esistenti e di promozione e programmazione dello sviluppo economico-produttivo.
Essi organizzano gli ambiti territoriali di rispettiva competenza, in funzione dell’attrazione e promozione di imprese industriali, artigianali e commerciali e dei servizi strumentali.
I Consorzi sono Enti pubblici economici a struttura associativa, cui possono partecipare soggetti pubblici e privati rappresentativi della società civile , sono dotati di piena autonomia statuaria, organizzativa, amministrativa e finanziaria.
Analizzando le coordinate costituzionali e legislative che costituiscono la griglia di inquadramento dei Consorzi, voglio sottolineare che essi sono qualificati dall’articolo 36 della legge 317/1991 come Enti pubblici economici.
Nel diritto Italiano, un ente pubblico economico è un ente pubblico che è dotato di propria personalità giuridica, proprio patrimonio e proprio personale dipendente, il quale è sottoposto al rapporto d’impiego di diritto privato.
Essendo separato dall’apparato burocratico della pubblica Amministrazione può adattarsi più facilmente ai cambiamenti del mercato, anche perché hanno ad oggetto esclusivo o principale l’esercizio di un’impresa commerciale, inoltre, devono iscriversi nel registro delle imprese.
Rimane tuttavia il legame con la pubblica Amministrazione in quanto gli organi di vertice sono nominati in tutto o in parte dai ministeri competenti per il settore in cui opera l’ente; ai detti ministeri spetta il potere di indirizzo generale e di vigilanza.
Essendo poi Enti a dimensione territorialmente definita, categoria concettualmente ben distinta dagli enti locali, essi afferiscono alla sfera regionale, come disposto dal DPR 616/1977 e dalla più recente modifica del capo 5° della Costituzione.
Quindi, per dirla con il Prof. Amorosino, ” poiché le funzioni dei consorzi riguardano due materie :
– lo sviluppo economico;
– il governo del territorio
le competenze legislative sono duplici e riguardano lo stato e le regioni. Trattasi quindi di un regime legislativo concorrente con quello statale e non esclusivo cioè residuale come dicono i dotti della materia.
Di conseguenza si devono ritenere vigenti i principi generali desumibili dalla legislazione statale relativi:
– sia alla piena utonomia dei consorzi “correlata alla loro natura di enti pubblici economici imprenditoriali, che concorrono alla organizzazione e sviluppo del sistema-territorio”;
-sia “alla limitazione dei poteri d’ingerenza delle regioni nella loro organizzazione e attività”.
D’altronde la qualificazione dei consorzi industriali come oggetto di legislazione concorrente, con la conseguente riserva allo Stato della normazione di principio, ha due scopi:
– da un lato uniformare le politiche regionali agli indirizzi statali,
– dall’altro frenare la diffusa tendenza delle regioni a considerare i consorzi come enti sottordinati ad autonomia limitata.
Le leggi statali di indirizzo per le regioni dovrebbero avere, in questo senso, il compito di fornire una cornice, robusta ma leggera, entro la quale si dispiegherebbe l’autonomia creativa dei consorzi industriali.
E ciò al fine, per usare ancora le parole del prof. Amorosino, di “non ingabbiare ma, anzi, esplicitamente favorire l’evoluzione già in corso ‘per linee interne’, in molte realtà, delle funzioni dei consorzi.
La nuova vocazione imprenditoriale si dispiega, infatti, in direzioni inedite: dalla finanza immobiliare o di progetto, alle attività formative, all’offerta di locations per i parchi tecnologici o di servizi rari e avanzati alle imprese, soprattutto mediante le reti immateriali. Un’evoluzione che vede e vedrà sempre di più, insomma, i consorzi “come soggetti attivi del marketing territoriale”.
Dal Convegno di Matera abbiamo posto alcune questioni di natura esiziale, condivise anche dal Presidente della FICEI Dott. Andrea Ferroni, che voglio qui ribadire e riassumere:
Per un malinteso federalismo, le Regioni hanno legiferato (approfittando di un in mancato aggiornamento del dispositivo regolamentare statale) con lo scopo di piegare il ruolo dei consorzi alla funzione enti i strumentali, limitandone ruolo e autonomia.
Questo coacervo di leggi, ha aperto diatribe istituzionali con innumerevoli ricorsi ai Tar- Consiglio di stato- corte costituzionale, circa le ragioni di costituzionalità delle leggi regionali.
Assume carattere di urgenza quindi, la definizione di una norma quadro nazionale che metta in congiunzione la facoltà legislativa delle regioni per un coerente ed ordinato quadro ordinamentale dei consorzi Industriali.
La normazione statale di indirizzo per le Regioni, dovrebbe contenere, secondo noi, precisi ed ineludibili riferimenti :
– Allo status dei consorzi – Ente pubblico economico;
– All’autonomia statuaria, organizzativa,amministrativa ed economica- finanziaria;
– Alla configurazione dei Consorzi- come soggetti attivi del marketing territoriale;
– Alla Capacità imprenditoriali da estrinsecarsi mediante norme diritto privato,non soggetto al controllo della corte dei conti, ma oggetto di verifica di società di revisione aderenti alla CONSOB;
– All’ampliamento delle normali attività dei consorzi in direzione della promozione della ricerca scientifica e tecnologica applicata allo sviluppo delle imprese;
– Alla partecipazione e promozione con enti pubblici e privati ad accordi, contratti, patti e a forme convenzionali o societarie previste dall’ordinamento;
– A limiti e competenze della legislazione regionale- controlli sul regolare funzionamento degli organi, la rispondenza dei programmi di attività agli indirizzi regionali, in particolare ove sia previsto il concorso finanziario della regione all’attività consortile.
Dal nostro convegno, abbiamo inoltre denunciato un comportamento autoritario delle Regioni, un vulnus sul piano delle relazioni sindacali.
Le OO. SS. non hanno avuto alcuna possibilità di interloquire con le Regioni sulle linee strategiche di riforma del settore, la Regione Abruzzo ne è un esempio, iniziative unilaterali, che in molti casi rischiano di minare la stabilità occupazionale di alcune migliaia di lavoratori.
La richiesta che abbiamo avanzato, ribadita anche alla recente iniziativa nazionale di Ficei è tesa a definire improrogabili e adeguate forme di collaborazione Stato- Regioni”, al fine della stabilità e di una crescita tendenziale del ruolo e delle funzioni dei consorzi, nella prospettiva, appunto, di una seconda giovinezza.
Compiti sempre più ambiziosi prevediamo per i Consorzi.
In questo quadro, infatti, il consorzio industriale smette di essere un requisitore di aree, e venditore di spazi attrezzati per divenire un centro ad alto livello per la gestione del sistema territoriale di sua competenza.
A questo proposito, il prof. Matteo Caroli della LUISS di Roma, indica la strada su cui i consorzi industriali realizzerebbero una sicura evoluzione:
– lo sviluppo di vaste aree del territorio a fini industriali ma anche commerciali, residenziali e di servizi, coniugando interesse pubblico e creazione di valore economico;
– l’erogazione di servizi ad alto valore aggiunto il cui accesso sarebbe difficile, se non impossibile, per la singola impresa ( tra cui programmi di formazione, studi e progetti per lo sviluppo produttivo, ricerche e studi per l’innovazione tecnologica, consulenza e certificazione di qualità alle imprese, ecc);
– la promozione di progetti di innovazione industriale, per esempio favorendo l’aggregazione delle competenze imprenditoriali e scientifiche, e predisponendo le condizioni per generare (e successivamente implementare) le idee progettuali.
I consorzi, inoltre, possono svolgere una funzione di ispiratori e coordinatori per lo sviluppo di sinergie di tipo distrettuale, e, infine, possono mettere a disposizione i mezzi per le infrastrutturazioni di seconda generazione, ovvero quelle che ottimizzano l’impatto ambientale dei processi produttivi.
Se l’intento delle regioni, e della Regione Abruzzo, fosse non di riformare, ma di chiudere i consorzi e dare le loro competenze urbanistiche a comuni e province, la cura potrebbe rivelarsi peggiore del male, e nella CGIL troverebbero un serio avversario.
Il ruolo dei consorzi, assume una maggiore centralità, proprio ora che il peso della crisi è sempre più evidente, e colpisce in prima istanza le famiglie, i lavoratori e le aziende e le aree meno protette del paese.
Infatti, proprio oggi, al di là degli inviti all’ottimismo, apprezziamo, per cosi dire, tutta la gravità della crisi, gli effetti devastanti sul tessuto produttivo e sociale, come dimostrano i numeri crescenti di chiusura di aziende, di diminuzione dei volumi produttivi, dell’impennata al ricorso alla cassa integrazione e l’alto indice di disoccupazione. Dai dati istat diffusi nel mese di Novembre 2009 la percentuale di disoccupati in Italia si attesta sull’8,3%( un punto in più rispetto al Febbraio 2009), il peggior dato dal 2004, che coniugato vuol dire 400000 posti di lavoro in meno e 300000 disoccupati in più.
Mentre il Governo ha mostrato sin dalla prima ora scarsa comprensione del fenomeno, ed è intervenuto con misure insufficienti, di scarso impatto sull’economia reale, inadeguate a rispondere al disagio sociale e soprattutto prive di un orizzonte strategico capace di riposizionare il paese, è necessario approntare subito, sul terreno del sostegno agli investimenti ed all’occupazione, un vero piano di contrasto alla crisi che mobiliti le energie e guardi al futuro privilegiando interventi immediati dal chiaro carattere anticiclico e politiche infrastrutturali ed industriali che scelgano il terreno dell’innovazione, dell’ambiente, della valorizzazione del capitale sociale ed umano.
Perché al contrario, continuando cosi, si avrà un paese più piccolo nelle sue dimensioni produttive, meno capace di competere, meno innovativo, più povero ed il sud come sempre pagherà il prezzo più alto.
In questo contesto il ruolo dei consorzi assume valore strategico insostituibile. Altro che soppressione. Noi la pensiamo cosi, e a riprova, già ,nelle prime ore della catastrofe che ha colpito Regione Abruzzo, come CGIL abbiamo rivendicato e proposto alle autorità governative, l’utilizzazione delle competenze dei Consorzi di sviluppo idustriale per riprogettare nelle zone devastate dal sisma la rete delle infrastrutture e per supportare la ripresa delle attività industriali e produttive .Siamo rimasti inascoltati, ma diciamo che Bertolaso, ma soprattutto la città di Aquila ha perduto una buona occasione.
Come vedete, non siamo tra quelli che pensano che l’esperienza dei Consorzi di Sviluppo Industriale sia obsoleta o addirittura superata, al contrario siamo tra quelli che prevedono per i C di industrializzazione in sinergia con i Distretti Industriali, con l’Università e altre esperienze imprenditoriali che in modo diffuso operano sul territorio, un altro mezzo secolo di storia.
Allora, anziché pensare alla soppressione di questa esperienza, perché non intervenire per eliminare i punti di caduta e valorizzare le eccellenze !!!!
Potrebbero essere valide soluzioni che prevedano accorpamenti e nuove configurazioni territoriali dei consorzi, questo è nelle corde della regione. E questo potrebbe essere un primo e utile processo riformatore.
Pregiudiziale per la CGIL il superamento della fase commissariale , che in moltissimi casi ha congelato l’azione e l’economia dei consorzi funzionanti e rischia se protratta di creare serie disfunzioni laddove i consorzi svolgevano un ruolo utile, che ora viene inibito, peggiorando la situazione che si vorrebbe migliorare.
Diciamo alla Regione e anche alla Confindustria,rifugiamo da iniziative come quelle che sembra contenere la proposta di legge regionale in materia, provvedimenti in parte, ma solo in minima parte, legittimati da riscontri gestionali di corto respiro e da amministrazioni poco accorte. Come dire buttiamo via il bimbo e l’acqua sporca. E’ necessario invece, avviare una seria discussione, aprire un tavolo di concertazione con tutte le realtà consortili e le OO.SS., per la ricerca di misure condivise e utili.
In conclusione, il giudizio sulla proposta di legge non può che essere severo e negativo, andrebbe riformulato e conformato alle vigenti disposizioni in materia, magari avvalendosi dell’esperienza dell’associazione di categoria, anche perché non molto tempo fa la Corte Costituzionale ha giudicato illegittime analoghe leggi ( vedi regione calabria).
Dobbiamo inoltre registrare e stigmatizzare un comportamento di scarsa propensione alle relazioni sindacali, si rincorrono altre sirene, le Confederazioni sindacali non hanno avuto alcuna possibilità di interloquire con la giunta regionale e con l’assessore preposto sulle linee strategiche di riforma del settore.
Da questa iniziativa, preceduta da una analoga iniziativa di rilievo nazionale promossa da FICEI, vogliamo ribadire al Ministro Scaiola la improrogabile necessità dell’adozione di una norma quadro nazionale capace di riequilibrare il ruolo delle regioni, alla Regione Abruzzo chiediamo, di superare le scelte autoritarie e contraddittorie, e sollecitare il presidente FICEI affinché si attivi nei luoghi deputati per la definizione di un nuovo ordinamento, come rivendicato nella bella Relazione del Dott. Ferroni alla Conferenza del 9 Dicembre al CNEL.
Per ultimo, ma non per importanza,come sindacato di categoria voglio affrontare il capitolo che riguarda il personale e le professionalità, che operano nei consorzi. Risorse umane e professionali non sempre valorizzate adeguatamente, anzi, come nel nostro caso esposte a rischi occupazionali. Colgo l’occasione della presenza dell’Assessore , per sollecitare uno specifico incontro, e al Presidente Ficei, anticipo che abbiamo definito le linee guida per la nuova piattaforma contrattuale.
Pur nelle difficoltà, derivanti dalla ratifica da parte di CISL e UIl del nuovo sistema contrattuale, accordo non sottoscritto dalla CGIL, non disperiamo di raggiungere intese unitarie.
E’ nostra convinzione accompagnare con un contratto di qualità il processo di riforma dei Consorzi .Il patrimonio umano e professionale che opera nei consorzi saprà cogliere la sfida dello sviluppo e dell’innovazione , rappresenterà il valore aggiunto per l’affermazione della seconda giovinezza dei consorzi. .
Dobbiamo progredire sul piano delle relazioni sindacali e spostare in avanti i contenuti di un confronto che dovremo al più presto aprire, per realizzare i processi che sinteticamente ho accennato.
Noi siamo disponibili a fare la nostra parte.
MANOVRA DEL GOVERNO: Circolare su Art. 6 comma 12
autorizzazione all’uso del mezzo proprio – chiarimenti interpretativi.
Della serie “Io speriamo che me la cavo”
Prendendo atto della “circolare interpretativa” (vedi allegato), del 9/6 u.s., del Direttore Generale per l’Attività Ispettiva Dr. P. Pennesi, inviata a tutti gli uffici poche ore dopo i comunicati di questa O.S., “ci si consenta” di avanzare alcune osservazioni e perplessità.
Innanzi tutto è bene chiarire che “l’autorizzazione all’uso del mezzo proprio” non è un “favore” dell’Amministrazione al personale ispettivo ma anzi è esattamente il contrario. Difatti è il personale ispettivo che garantisce la funzionalità e l’efficienza del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali nonostante i ridicoli rimborsi “vale a dire 22 centesimi al chilometro, meno della metà delle tariffe ACI, neanche sufficienti a coprire il costo della benzina” come dice l’ispettore “Mario Rossi”.
E’ troppo chiedere che almeno le “auto blu” diventino “auto bianche” (perché nel nostro Ministero le “auto” sono bianche) di servizio presso gli uffici territoriali?
Un altro problema non indifferente che crea la circolare “chiarimenti interpretativi” è che non chiarisce proprio un bel niente, anzi, “semplicemente” scarica tutte le responsabilità sui dirigenti territoriali complicando ancor più la possibilità di un’organizzazione efficiente dell’attività ispettiva.
Difatti i problemi aperti dal comma 12 dell’art. 6 tutto riguardavano tranne che i problemi di spesa.
È, infatti, chiarissimo che, per il personale contrattualizzato adibito a compiti ispettivi, la riduzione al 50% delle spese per missioni a decorrere dall’1.1.11 non opera.
Se così è, non si comprende allora la necessità di essere più realisti del Re: la riduzione di spesa non opera ma la direttiva ministeriale raccomanda di fare ricorso al mezzo privato solo nei casi in cui detta scelta sia imposta dalla particolare configurazione geografica del territorio di destinazione ovvero da obiettive esigenze di servizio favorendo, ove possibile, il ricorso ai servizi pubblici di trasporto.
La realtà è che di obiettivo ci sarà solo la riduzione dell’attività ispettiva e delle tutele per i lavoratori.
Tali limitazioni all’uso del mezzo proprio, unitamente alla riduzione degli stanziamenti accreditati sul capitolo delle missioni, determineranno inevitabilmente una minore presenza sul territorio del personale ispettivo oltre che discutibili risparmi di risorse, atteso che l’uso dei mezzi pubblici, oltre a determinare vere e proprie “zone franche”, ovviamente ridurrà il tempo utile per l’attività ispettiva ed in conseguenza l’importo delle sanzioni riscosse.
Il problema vero riguarda l’uso del mezzo proprio che dal 31.5.10 non è più autorizzabile.
Un’altra “piccola” osservazione riguarda anche la condizione dei funzionari delegati alla rappresentanza in giudizio per l’amministrazione, anche loro personale contrattualizzato, come s’ intende risolverla?
Vero è che con la propria nota la DGAI si assume la responsabilità di “capire male” la norma e quindi dà indicazione ai dirigenti di continuare ad autorizzare l’uso del mezzo proprio.
Ma questo “aver capito male” mette al sicuro il personale ispettivo dalle possibili conseguenze per l’utilizzo della propria auto nell’attività di vigilanza (sempre naturalmente previa autorizzazione)?
In altre parole:
– gli organi di controllo amministrativo consentiranno il pagamento delle polizze assicurative Kasco per una attività che (al di là delle letture “sbagliate”) non è più consentita dalla legge?
– se l’ispettore utilizzando il proprio mezzo (autorizzato) causa un incidente, l’assicurazione Kasco lo copre dai danni subiti? Oppure la società assicuratrice potrà affermare che l’utilizzo del mezzo è stato improprio in quanto non più autorizzabile per legge?
– Se, in caso di incidente, l’ispettore in servizio subisce una invalidità, il fatto di aver utilizzato il proprio mezzo nonostante fosse vietato inciderebbe o no sul riconoscimento dell’infortunio sul lavoro da parte dell’INAIL? (sei andato con la macchina e sei rimasto invalido. Ma non potevi andare con la macchina, potevi andare con la corriera e, se andavi con la corriera non facevi l’incidente e quindi non rimanevi invalido). È chiaro che l’invalidità verrebbe comunque riconosciuta ma con quali possibili rivalse da parte degli organi di controllo amministrativo?
È probabile che questa stupidaggine, in sede di conversione del decreto verrà modificata ma, a differenza del resto del comma, intanto è in vigore dal 31.5.
Qui siamo alla teoria del “Io speriamo che me la cavo” cioè speriamo che di qui alla conversione del decreto (è troppo sperare che non venga convertito?) chi sta nei guai è il personale ispettivo.
Ispettori in corriera, sanzioni ridicole (vedi collegato lavoro), formazione chiusa. Alla faccia della lotta all’evasione e al lavoro nero.
Roma, 15 giugno 2010
Il Coordinatore nazionale FP CGIL
Ministero del lavoro e delle politiche sociali
Giuseppe Palumbo