TTIP, CETA, TiSA

Documenti


I Trattati Commerciali Internazionali TTIP CETA TiSA

mediterranean group logo

I servizi pubblici nell’Unione europea sono minacciati da negoziati commerciali internazionali che possono pregiudicare la capacità dei governi di amministrare e il diritto dei cittadini di accedere a servizi fondamentali come l’acqua, la sanità, l’istruzione e l’energia, in nome dei profitti di impresa.

I trattati in discussione di cui più si parla attualmente a livello internazionale sono:

CETA Comprehensive Economic Trade Agreement (Accordo economico e commerciale comprensivo) è stato già negoziato tra Unione europea e Canada.I negoziati, durati cinque anni, si sono conclusi nell’agosto del 2014 e  l’accordo sta per essere finalizzato. Il testo non è più modificabile, può essere solo approvato o respinto. Se il Consiglio (in giugno) e il Parlamento europeo (in autunno) approveranno l’accordo,  questo potrebbe entrare in vigore all’inizio del 2017.
EPSU, la Federazione europea dei servizi pubblici, ha organizzato un Seminario di formazione a Londra  dal 2 al 4 marzo 2016 “Prevenire la liberalizzazione dei servizi pubblici in CETA, TiSA, TTIP e oltre “.     EPSU ritiene che il CETA rischi di minare l’obiettivo di servizi pubblici di qualità e la qualità del lavoro per tutti.  Per questi motivi EPSU  solleciterà gli Stati membri e il Parlamento europeo a respingere il CETA

TTIP  Transatlantic Trade and Investment Partnership (Partenariato Transatlantico su Commercio e Investimenti) chiamato anche TAFTA, cioè Transatlantic Free Trade Agreement (Accordo di libero scambio transatlantico) viene negoziato tra USA e UE dal luglio 2013
Non è un accordo di scambio tradizionale, concepito per ridurre le tariffe sulle importazioni tra partner commerciali, poiché le tariffe tra Ue e Usa sono già a livelli minimi. L’obiettivo primario del Ttip è di abbattere le “barriere “normative. Il Ttip mira altresì a creare nuovi mercati aprendo i servizi pubblici  alla concorrenza di società transnazionali, minacciando un’ulteriore  ondata di privatizzazioni in settori quali sanità e istruzione.
La Funzione Pubblica Cgil nazionale dal 2014 è tra i promotori della campagna Stop TTIP insieme ad altri sindacati, organizzazioni, reti, realtà e territori che si oppongono all’approvazione del Trattato  https://stop-ttip-italia.net/

TiSA  Trade in Services Agreement (Accordo sul commercio dei servizi) è in trattativa tra 50 Paesi:  Australia, Canada, Cile, Taiwan, Colombia, Costa Rica, Hong Kong, Islanda, Israele, Giappone, Liechtenstein, Messico, Nuova Zelanda, Norvegia, Pakistan, Panama, Paraguay, Perù, Corea del Sud, Svizzera, Turchia, Stati Uniti  e  Unione Europea con i suoi 28 Stati membri. I negoziati sono iniziati nel 2012 con una prima scadenza nel 2014.
In modo ancora più ampio rispetto al TTIP riguarderà i servizi pubblici.  Ad esempio, interesserà le normative ambientali, la concessione di licenze di strutture sanitarie e laboratori, lo smaltimento dei rifiuti, le centrali elettriche, la scuola e l’università.
PSI, Internazionale dei Servizi Pubblici, sta conducendo una ricerca sugli effetti del TiSA nel settore pubblico e collabora con la società civile e altri alleati per opporsi agli effetti di questo accordo.

Caratteristiche comuni ai Trattati

La segretezza dei negoziati,  I “round” negoziali  di questi trattati sono condotti da pochi funzionari governativi, non si riescono a rintracciare bozze o schemi di accordi,  il risultato degli incontri è tenuto sostanzialmente segreto, pur presentando numerosi aspetti  che dovrebbero essere oggetto di discussione pubblica.  Alcune parti di testi sono state pubblicate da Wikileaks e, il 2 maggio 2016, da Greepeace Olanda

I servizi pubblici non sono esclusi. Sia il CETA che i due trattati il cui testo è ancora in discussione, TTIP e TiSA, agirebbero anche direttamente su servizi pubblici  come i servizi sanitari e la scuola, che potrebbero divenire terreno fertile per gli affari delle multinazionali dei servizi.

La Clausola ISDS (Investor-state dispute settlement) E’ una clausola per la protezione degli investitori, che addirittura consentirebbe loro di adire in giudizio gli stati. Nessuna legge nazionale ha potere su questa clausola, una volta approvata dalle parti. (Per esempio se uno Stato vuole di nuovo rendere l’acqua pubblica, dopo averla privatizzata, l’azienda che ha firmato l’accordo con lo Stato per la fornitura privata dell’acqua può portare quello stato in tribunale e chiedere un risarcimento. Questo può inevitabilmente influenzare e limitare la libertà dei governi nazionali).

Descrizione della clausola ISDS di Wikipedia https://it.wikipedia.org/wiki/Investor-state_dispute_settlement

In seguito ad una forte opposizione pubblica e per tentare di aggirare il problema, recentemente è stata fatta un’operazione di maquillage nel CETA sostituendo la clausola ISDS con l’ ICS (Investment Court System), ma nella sostanza non è cambiato molto.
EPSU e CES vedono ancora molti problemi anche nel nuovo testo del febbraio 2016 e considerano che non ci sia la necessità di diritti speciali per gli investitori in paesi con un così sviluppato sistema legale come l’Unione Europea e il Canada.

La lista negativa mentre sinora erano i governi a stabilire quali servizi mettere sul mercato (lista positiva),  in questi accordi, primo tra tutti il CETA,  tutti i servizi sono soggetti a privatizzazione, salvo quelli contenuti in una lista di eccezioni, spesso molto lunga e  difficilmente controllabile.

Link utili

Comunicato Stampa della Commissione Europea http://europa.eu/rapid/press-release_IP-15-5651_it.htm 16 settembre 2015
CETA: EU e Canada per un nuovo accordo sugli investimenti negli accordi commerciali http://europa.eu/rapid/press-release_IP-16-399_en.htm  29 febbraio 2016
EPSU chiede di non approvare il CETA http://www.epsu.org/article/epsu-calls-rejection-ceta-because-its-bad-deal-citizens
Vedere anche http://corporateeurope.org/international-trade/2016/02/zombie-isds
Pubblicazione EPSU “Public Services Under Attack

Alcune preoccupazioni della CGIL in merito al CETA

(dal documento “posizione della CGIL su Accordo Ceta tra UE e Canada” del 2 aprile 2015) : la liberalizzazione nel settore dei servizi.  Per la CGIL le deroghe esistenti nell’accordo CETA alla liberalizzazione dei servizi pubblici sono insufficienti e volutamente ambigue. Ad esempio il CETA include una deroga ai servizi resi come funzione sovrana “nell’esercizio dell’autorità governativa” questo resta un punto controverso.
Ancora più debole e ambigua si configura la posizione espressa dal governo italiano che, diversamente da quanto hanno fatto altri governi, tra cui quello tedesco, non esclude in maniera esplicita l’acqua, i servizi ospedalieri, la sanità, i servizi sociali, la raccolta dei rifiuti e l’igiene ambientale.

l’approccio di tipo lista negativa. Il CETA è il primo accordo che sia stato mai firmato dalla UE che segue questo tipo di approccio. Significa che esiste un impegno a liberalizzare tutte le aree dei servizi non esplicitamente in un elenco di esclusioni. Tutte le aree che devono essere esentate sono elencate negli allegati di centinaia di pagine potenzialmente incomprensibili. E’ molto difficile controllare se aree importanti che dovrebbero essere protette, siano state tralasciate quando è stata compilata la lista delle esenzioni (ad esempio settori che emergono nel futuro e quindi non vengono introdotti nella lista negativa) Per questo motivo la CGIL ha chiesto di utilizzare l’approccio contrario e cioè di lista positiva, più facilmente controllabile. Secondo la CGIL, ogni settore deve essere valutato singolarmente, con la partecipazione dei sindacati e della società civile.

La clausola Rachet, contenuta nell’accordo CETA, stabilisce il livello più alto di liberalizzazione raggiunto in ogni caso: se le aree che l’accordo in origine ha esentato esplicitamente dalla liberalizzazione sono state aperte successivamente ad una maggiore concorrenza, questo livello di liberalizzazione, una volta ottenuto, non potrà essere mai invertito. Di conseguenza, la clausola tenderà ad aumentare la liberalizzazione. La clausola potrebbe, ad esempio, impedire di far ritornare alle municipalità la responsabilità delle aree dei servizi essenziali comunali che siano stati privatizzati di recente.
In linea di principio essa diminuirebbero lo spazio di manovra di cui potranno godere le generazioni future nella prassi decisionale. Per questo la Cgil chiede di respingere queste clausole.

news correlate
X
Questo sito usa i cookie per offrirti la migliore esperienza possibile. Procedendo con la navigazione sul sito o scrollando la pagina, accetti implicitamente l'utilizzo dei cookie sul tuo dispositivo. Informativa sull'utilizzo dei cookie Accetto