Trovo che il Ministro Brunetta, forse affaticato dal suo lavoro, sia un po’ negligente, o quantomeno smemorato. Un buon “datore di lavoro”, come ama definirsi il Ministro, dovrebbe conoscere le organizzazioni sindacali che operano nel suo settore e, va da sé, chi le guida.
Dovrebbe soprattutto conoscere l’organizzazione più rappresentativa che, nella fattispecie, nonostante la cosa continui a creargli disappunto, è e resta la Funzione Pubblica della Cgil. È una questione di galateo istituzionale e del minimo sindacale necessario nel rapporto tra le parti sociali.
Mi sembra strano che il Ministro sia tanto sbadato da dimenticare di avermi conosciuto, e di aver avuto con me diverse occasioni di incontro, alcune delle quali persino gradevoli e comunque contraddistinte da un rispetto reciproco e da una certa cordialità. Un vuoto di memoria inspiegabile.
Oltre alle occasioni private, il Ministro Brunetta ha avuto sicuramente modo di conoscermi il 26 Giugno 2008, poco dopo la sua nomina, in occasione della sua partecipazione ad un convegno nazionale promosso dalla nostra fondazione, Luoghi Comuni, dal titolo “Il Merito nelle Pubbliche Amministrazioni”, nella quale portò il suo punto di vista sulla riforma del lavoro pubblico.
Da parte mia, non faccio fatica a conoscerlo e riconoscerlo, nonostante non condivida la maggior parte delle cose che dice e che fa.
Roma, 4 Marzo 2009
I numeri sul precariato forniti dal Ministro Brunetta sono attendibili come lo sono i giudizi che spende sulla Cgil. Prescindendo dal fatto che il campione utilizzato non ha alcuna caratteristica di rappresentatività, e che l’attendibilità di tale indagine è più simile a quella di un televoto che a quella di una rilevazione statistica, vale la pena di ricordare che gli enti che gestiscono la maggior parte del lavoro pubblico (Regioni, Province, Comuni) ed in cui si annida la piaga del precariato, hanno contestato la rilevazione, dando disposizione alle proprie strutture di non fornire i dati, e contestando la potestà del Ministro su questa materia (in allegato lettera unitaria di Anci, Upi e Conferenza delle Regioni).
Prendiamo comunque atto che in questa rilevazione fatta ad “un tanto al barile” si è passati in una settimana dall’avere poche migliaia di precari, ad averne 40.000.
Roma, 24 marzo 2009
Negli ultimi giorni, mentre la politica dovrebbe concentrarsi sullo schema di decreto attuativo presentato da Brunetta dopo la farsesca vicenda delle “dimissioni”, il Ministro continua la sua attività di riformista chiacchierone. Ieri ha lanciato una soluzione su un’altra emergenza del Paese, con una direttiva che impone la limitazione dell’uso a fini privati di internet negli uffici pubblici. Oggi, intervistato da Klaus Davi, si scaglia contro il look dei dipendenti che, a suo dire, dovrebbero sempre vestire in giacca e cravatta.
Mi chiedo se il Ministro pensi di introdurre un’apposita “indennità vestiario” o “indennità cravatta”, per integrare i magri stipendi dei dipendenti pubblici, e permettere loro di mantenere un look più consono ai suoi gusti, oppure se la permanenza a Palazzo Vidoni lo abbia ispirato a reintrodurre le divise per i dipendenti pubblici tanto in voga nel Ventennio.
Quanto poi all’altra innovativa proposta di disseminare i Ministeri in giro per le città italiane, ci sfugge la logica.
Ci dica il Ministro dove accade in Europa ed in Nord America che ministeri ed enti centrali non siano collocati nelle capitali. Se ciò non avviene, forse, ci sarà una valida ragione.
Roma 28 Maggio 2009
“L’accordo separato per il rinnovo del contratto nazionale dei metalmeccanici rappresenta l’ennesima forzatura ai danni della Cgil e dei lavoratori, un episodio preoccupante”. Con queste parole Carlo Podda, Segretario Generale dell’Fp-Cgil, commenta l’intesa separata raggiunta stamane tra Film, Uilm e Federmeccanica.
“Una grave rottura – aggiunge Podda – che apre un serio problema di rapporti, perché avviene in violazione dei più elementari principi della democrazia sindacale, sanabile esclusivamente con il ricorso al voto dei lavoratori. Voto che, ne sono sicuro, la Fiom rispetterà qualunque sia l’esito, come ha più volte sostenuto. Penso – conclude Podda – che altrettanto andrebbe fatto da ogni organizzazione sindacale che tragga la propria legittimazione dal consenso dei lavoratori”.
Roma, 15 Ottobre 2009
Come volevasi dimostrare, e come avevamo denunciato per mesi, la Difesa Servizi Spa si mostra per quello che è: una macchina per far fare profitti ai privati a discapito del bilancio pubblico. Si privatizza di fatto un pezzo del Ministero della Difesa, con una società che seppur a capitale pubblico, verrà sottratta a qualunque forma di controllo da parte del parlamento, reso uno strumento di potere del Ministro della Difesa di turno.
Con un vero e proprio blitz, un provvedimento che aveva affrontato un lungo iter in commissione, era stato poi inserito nottetempo in un emendamento al testo della Finanziaria presentato in Commissione Bilancio alla Camera due settimane fa, in barba ad ogni principio democratico. Oggi il progetto torna alla sua forma originaria, aggiungendo alle funzioni della società la gestione degli immobili, oltre alle competenze esclusive in tema di acquisizione di beni e servizi, esautorando di fatto la Consip.
Un affare succulento per chi se ne gioverà, che comprende inoltre la possibilità di produrre in zone militari, quindi non controllabili dagli enti locali, energia elettrica, con dinamiche e regole che non c’è dato conoscere.
Una soluzione che non garantisce i cittadini, che non tutela i lavoratori, e che appare sempre di più come un’operazione economica fatta a discapito della collettività.
Roma, 12 Novembre 2009
“Contro il licenziamento di 80.000 precari della pubblica amministrazione, per il rinnovo dei contratti collettivi nazionali di lavoro, per un lavoro pubblico garante dei diritti di cittadinanza, per il rinnovo delle Rappresentanze sindacali unitarie”
Queste le parole d’ordine con le quali caratterizzeremo la nostra presenza in piazza il 27 Novembre nella grande manifestazione nazionale della Cgil.
Riconquistare un’idea di futuro, nel quale giovani e lavoro siano posti al centro delle politiche economiche e sociali, passa inevitabilmente per un sistema di welfare e di servizi pubblici inclusivo, solidale, equo, democratico.
C’è bisogno di rinnovare il contratto nazionale di lavoro scaduto da circa un anno, di potenziare la contrattazione integrativa, affidandole risorse ed agibilità e c’è bisogno che democrazia, trasparenza e legalità ritornino ad essere “visibili” in tutti i luoghi di lavoro pubblico: va garantito il diritto al voto per i lavoratori pubblici e devono essere rinnovate le 12.000 rappresentanze sindacali unitarie.
Ma va evitato, innanzitutto, il licenziamento di circa 80.000 precarie e precari, giovani, appunto, che la manovra finanziaria del Ministro Tremonti vuole mandare a casa a partire dal primo gennaio 2011.
Il Paese ha bisogno di una pubblica amministrazione forte e consapevole del suo ruolo di garanzia dei diritti di cittadinanza, non certamente di un’amministrazione “privatizzabile” e inefficiente come quella che il libro bianco del Ministro Sacconi e le controriforme di Brunetta consegnano ai cittadini di questo Paese.
Centinaia di migliaia di lavoratrici e lavoratori pubblici stanno chiedendo in queste ore alle nostre sedi territoriali come poter partecipare alla manifestazione di sabato: quelle donne e quegli uomini scenderanno in piazza per difendere il sistema dei diritti di cittadinanza e il loro lavoro
Il lavoro pubblico per un futuro dei giovani.
Roma, 24 novembre 2010
Pubblichiamo la lettera unitaria inviata ieri al Ministro Brunetta
Il Decreto Legge sullo Sviluppo licenziato in Consiglio dei Ministri, ribattezzato “dl manilibere”, qualora approvato, con l’art. 7 sulla “semplificazione fiscale” opererebbe la destrutturazione del sistema di controllo sulle imprese.
Le amministrazioni dovrebbero coordinarsi ed effettuare controlli unificati, particolare apparentemente di buonsenso ma di difficile applicazione. Le ispezioni non potrebbero durare più di 15 giorni e andrebbero effettuate al massimo con cadenza semestrale. Non vorremmo che un allentamento così forte dei controlli e l’impossibilità di riceverne altri, ad esempio dall’Inps, facilitasse il ricorso al lavoro nero e all’evasione contributiva.
Il Dl è influenzato da un pregiudizio: la libera impresa non può essere disturbata dalle regole di uno Stato opprimente e cavilloso, che dovrebbe intervenire solo qualora ci si trovasse di fronte a violazioni già accertate. Insomma, meno intraprendenza da parte dei fustigatori di evasori e cattivi datori di lavoro, una replica di quanto proposto sulle odiate intercettazioni telefoniche. Si fa riferimento a una non meglio precisata “turbativa” dell’attività delle imprese, dando un’accezione talmente negativa ai controlli di legalità da farli apparire come torti e non come una garanzia per cittadini e lavoratori.
Quanto all’obbligo di effettuare gli “accessi” in borghese, che immaginiamo urtino la sensibilità di aziende colpite nella loro immagine, siamo al paradosso: una destra che propugna l’odio per la divisa non l’avevamo mai nemmeno immaginata.
“Gli atti e i provvedimenti anche sanzionatori adottatati in violazione delle disposizioni […] costituiscono illecito disciplinare”, ovvero: se un dipendente effettua un’ispezione non prevista o fuori da queste nuove regole, anche se riscontra degli illeciti, va punito. Siamo all’intimidazione e al ribaltamento della logica brunettiana: lavorare comporta una sanzione.
Guardia di Finanza, Inps, Ministero del Lavoro, Agenzia delle Entrate e tutte le altre articolazioni dello Stato si troverebbero nell’impossibilità di svolgere appieno il loro ruolo ispettivo, che garantisce il rispetto dei diritti dei lavoratori e il recupero di ingenti risorse dall’evasione fiscale e contributiva.
Se a tutto questo si aggiunge che non sarebbe più possibile effettuare verifiche su aziende altre rispetto a quelle oggetto dell’ispezione, ad esempio subappaltanti, della legalità nei posti di lavoro resterebbero solo le macerie, e non in senso figurato.
Roma, 11 Maggio 2011
I libri sul management che descrivono quali sono i fattori critici ed i fattori di successo nei processi di riforma e cambiamento nelle aziende, mettono in evidenza che le organizzazioni complesse, non si possono modificare in assenza di consenso e di condivisione degli obiettivi da parte dei dipendenti. Figurarsi senza neanche un negoziato!
Il neo-ministro della Funzione Pubblica On.le Prof. Brunetta dovrebbe saperlo bene. Presentare un piano industriale per la riforma delle Pubbliche Amministrazioni, non solo decidendo come debbano essere composte le delegazioni delle Organizzazioni presenti al tavolo, ma soprattutto escludendo la possibilità di un negoziato vero e proprio, chiedendo che vengano inviate entro 48 ore osservazioni scritte, è un modo certo per rendere molto impervia la strada per arrivare all’obiettivo. Se a questo si sommano le dichiarazioni che avrebbe fatto il Ministro sull’assenza di risorse per il rinnovo dei contratti nazionali di lavoro, la situazione diventa drammatica.
Nelle prossime ore, insieme a CISL e UIL , decideremo il da farsi. Certo se il buongiorno si vede dal mattino … pare a noi che tiri aria di tempesta.
Roma, 28 maggio 2008
Pubblichiamo i testi di due articoli dei quotidiani Corriere della Sera e L’Unità, contenenti dichiarazioni di Carlo Podda, Segretario generale Fp Cgil, sui provvedimenti del Ministro Brunetta.
Roma, 18 luglio 2008
Quando una consultazione interessa oltre 280.000 lavoratori e supera la soglia dei 95.000 votanti, non siamo certo in presenza di un sondaggio, ma di un vero e proprio referendum. Il nostro modo di affrontare questi temi è talmente seria che in questa occasione abbiamo persino comunicato dove il quorum era stato raggiunto e dove no.
In relazione alla veridicità dei dati ed alla loro ufficialità, ribadiamo come i dati forniti dal Ministro siano da ritenersi come dati di parte, e che valgono tanto quanto quelli forniti da Federmeccanica in occasione degli scioperi dei metalmeccanici. D’altronde il Ministro Brunetta non si è sempre definito “datore di lavoro” di 3 milioni e mezzo di dipendenti?
Chiediamo al Ministro, infine, di rompere il silenzio circa la nostra proposta di indizione del referendum.
Roma 17 Febbraio 2009
Il Ministro Brunetta continua a provocare la Cgil sui numeri. Non abbiamo certo paura dei “suoi” dati e della “sua” inchiesta sul precariato, ma dei grossolani errori da lui commessi nel condurre una macchina amministrativa tanto complessa. Condividiamo questa paura con tutti quei lavoratori che hanno capito di non avere più un impiego dal 1 Luglio di quest’anno, e tutti i cittadini che non solo non vedono migliorare i servizi, ma che comprendono come una riduzione d’organico li peggiorerà ulteriormente.
Brunetta reputa i nostri dati “cifre buttate a casaccio”. Sarebbe opportuno chiedere al Ministro Tremonti cosa ne pensi, visto che la fonte di quelle cifre è la sua Legge Finanziaria, che tabella previsioni di risparmi dovuti al licenziamento di quasi 60.000 unità (per citare quelli licenziati a partire dal 1 Luglio 2009 nella sola pubblica amministrazione), e la Corte dei Conti, che di quelle previsioni ha certificato la correttezza formale.
Roma, 13 Marzo 2009