Le segreterie nazionali della Funzione Pubblica e della Federazione dei lavoratori della conoscenza FLC, in una riunione congiunta convocata per valutare gli effetti dell’accordo separato del 4 febbraio, hanno deciso di sottoporre ai rispettivi organismi dirigenti, la proposta di mobilitazione delle due categoria, non escludendo di arrivare alla proclamazione dello sciopero generale delle lavoratrici e dei lavoratori pubblici.
Roma, 7 gennaio 2011
Lunedì 26 Marzo 2007, alle ore 10,00 a Roma, nell’Auditorium di Via Rieti, 13, si terrà una manifestazione a sostegno della Petizione della Confederazione Europea dei Sindacati “Festeggiamo i 50 anni dell’Unione Europea con un milione di firme per i servizi pubblici di qualità”.
L’iniziativa, promossa unitariamente da tutti i sindacati dei servizi pubblici aderenti alla FSESP (FP CGIL, CISL FP, FILCEM CGIL, FLAEI CISL, FEMCA CISL, UILCEM UIL), è un’importante occasione per approfondire il tema del futuro dei servizi pubblici sullo scenario europeo e nazionale, anche alla luce dell’imminente ratifica da parte del Governo della direttiva servizi sul mercato interno.
Gli argomenti che verranno affrontati rappresentano il contributo che il sindacato può dare per festeggiare i 50 anni del Trattato di Roma senza retorica celebrativa, ma con la proposta di politiche concrete per rafforzare il modello sociale europeo e la partecipazione democratica dei cittadini dell’Unione.
Al Convegno parteciperanno gli europarlamentari Giovanni Berlinguer e Pasqualina Napoletano del gruppo socialista; Roberto Musacchio della Sinistra unitaria europea; il segretario generale della Federazione Sindacale Europea dei Servizi Pubblici, Carola Fishbach-Pyttel.
Il segretario nazionale della CGIL, Paolo Nerozzi, e i segretari generali di CISL UIL, Bonnani e Angeletti, parteciperanno e firmeranno la petizione.
Sono stati invitati: Emma Bonino, Ministro per il commercio internazionale e per le politiche europee; Pier Luigi Bersani, Ministro per lo Sviluppo Economico; Linda Lanzillotta, Ministro degli affari regionali e Luigi Nicolais, Ministro per le Riforme e l’Innovazione della Pubblica Amministrazione.
Roma, 19 marzo 2007
Comunicato stampa dei Segretari Generali Carlo Podda FP CGIL – Rino Tarelli CISL FP – Salvatore Bosco UIL PA
L’incontro di ieri con il Ministro Padoa Schioppa, in merito alla riforma del Ministero dell’Economia e delle Finanze, non ha portato nulla di nuovo.
Il Ministro ha ribadito il suo progetto di destrutturazione, in particolare con la chiusura in 40 province delle sedi periferiche del Ministero, con gravissime ripercussioni sul personale coinvolto nei conseguenti processi di mobilità forzata.
Al Ministro abbiamo elencato ancora una volta quali sarebbero, invece, i vantaggi che deriverebbero da una riforma che realizzi gli uffici unici in tutte le province: migliore efficienza, determinata dall’unificazione dei sistemi informativi e dall’eliminazione di funzioni oggi duplicate; risparmi di molto superiori a quelli prospettati dal Ministro, con un’elevata riduzione dei fitti passivi.
Fra l’altro abbiamo denunciato l’incongruenza delle scelte operate dallo stesso Ministro il quale, ignorando i contenuti del memorandum, ha aumentato a dismisura le spese per consulenze.
Abbiamo dovuto aspettare quasi un anno per questo incontro, per poter ribadire la nostra disponibilità a discutere un progetto di ristrutturazione, chiedendo, però, al Ministro la stessa disponibilità a discutere le nostre proposte. Ci ha, invece, risposto, che siamo ideologicamente contrari al suo progetto.
Si vede che i principi, fissati nel memorandum sul lavoro pubblico, per un confronto con le organizzazioni sindacali al fine di realizzare il miglioramento della qualità del servizio nelle pubbliche amministrazioni, non sono condivisi al Dicastero dell’Economia e Finanze.
Vorremmo, inoltre, sottolineare che, con la proposta del Ministro Padoa Schioppa si riduce la presenza dello Stato sul territorio, e si creano disagi enormi ad alcune categorie di cittadini, tra i quali i pensionati di guerra e gli emotrasfusi.
Eravamo e siamo convinti che il vero ed unico progetto di riforma del Ministero dell’economia e delle finanze sia quello prospettato dall’allora Ministro Ciampi, basato sull’unificazione del Ministero, con la creazione degli Uffici Unici in ogni Provincia. Progetto smantellato dal precedente Governo.
Quanto vuole fare il Ministro Padoa Schioppa è in netto contrasto con la razionalità progettuale indicata a suo tempo dal Ministro Ciampi e, oltretutto, cosa fondamentale, priva dei relativi servizi i cittadini di quaranta province.
Infine il nuovo Regolamento interviene pesantemente sulla gestione e sulle competenze dell’Agenzia del Demanio, operando una vera e propria controriforma nei confronti di un’ amministrazione resa moderna ed efficiente proprio grazie al confronto con le OO. SS. e che ha raggiunto in questi anni ottimi risultati ottenendo prestigiosi riconoscimenti anche internazionali.
Non si comprende il motivo di questa scelta se non alla luce di una intenzione: quella di interrompere la politica di valorizzazione del patrimonio pubblico riprendendo la scellerata politica di svendita e cartolarizzazioni portata avanti dalla stessa tecnostruttura col precedente governo.
Continueremo, quindi, a contrastare un progetto che non migliora la qualità del servizio, che non riduce i costi come si potrebbe e che danneggia i cittadini.
Roma, 10 gennaio 2008
Ci stupiamo dello stupore del Ministro Brunetta, che giudica paradossale la mobilitazione annunciata dalle organizzazioni sindacali contro l’introduzione della norma che consente l’elargizione unilaterale di aumenti contrattuali.
Il principio cardine del negoziato sta nella pari dignità delle parti ai tavoli di trattativa, se qualcuno si presenta con una pistola sul tavolo, la parità di condizioni cessa evidentemente di esistere.
Se ci si presenta avendo pre-definito quantità, qualità e distribuzione del 90% delle risorse, davvero non si capisce di che contrattazione si stia parlando.
Nemmeno Confindustria si spinge a tanto, neanche i datori di lavoro che, in un recente passato, hanno dato aumenti unilaterali si arrogavano il diritto di ipotecare la contrattazione a tal punto.
Deve essere chiaro che, se il modello della proposta è questo, il sindacato è a questo punto svincolato dall’accordo del 23 luglio e certamente non si limiterà a contrattare sul 10% residuo, ma ridefinirà liberamente le sue piattaforme rivendicative.
Si deve sapere anche che le forme e la durata del conflitto, salvaguardando sempre i diritti fondamenti dei cittadini, potranno presentarsi in modi nuovi e diversi dal passato.
Roma, 23 settembre 2008
Siamo sempre più ammirati dagli straordinari recuperi di efficienza prodotti dal Ministro Brunetta.
Sono ormai così tante le risorse recuperate che ne abbiamo perso il conto, ma contiamo sul fatto che, con queste quantità, si possa stare certi che ci sarà una grandiosa redistribuzione fiscale per tutti i lavoratori dipendenti pubblici e privati e per i pensionati, e che la crisi internazionale la si possa dare per risolta.
E’ pur vero che da oltre 65 anni non ci si accaniva così tanto sulle libertà sindacali, frutto di accordi liberamente sottoscritti, e che nel passato le riduzioni che ci sono state, erano state convenute tra le parti e non decise unilateralmente per decreto.
E’ pur vero che la riduzione dei permessi orari sui posti di lavoro renderà problematico trovare chi farà la contrattazione nelle singole amministrazioni, ma del resto il modello di relazioni sindacali previsto dal ministro Brunetta, essendo basato sull’unilateralità, rende il negoziato una procedura inutile.
Rimarrà al sindacato il problema di spiegare alle persone che riempiranno le piazze come mai l’unico miracolo che non avviene sia quello di veder crescere le proprie retribuzioni.
Roma, 16 ottobre 2008
All’apertura degli uffici e dei servizi di questa mattina nelle regioni del Sud e delle isole interessate allo sciopero, mentre rilevavamo le percentuali di adesione all’agitazione, abbiamo con sorpresa e sconcerto appreso l’esistenza di un fenomeno piuttosto esteso nelle città del meridione tra le altre Palermo e Potenza per il quale nella giornata di oggi sono state autorizzate con preavviso a volte di 24 ore, assemblee del personale indette dalla Cisl, di una durata che va da un minimo di 4 ore all’intero turno di lavoro.
Si tratta di un fatto che se confermato sarebbe gravissimo perché oltre a chiamare in causa l’assoluta mancanza di correttezza delle Organizzazioni Sindacali che hanno indetto le assemblee, implicherebbe una grave responsabilità di quei dirigenti che, in barba a tutte le norme che regolano l’esercizio del diritto allo sciopero nei servizi pubblici, ed in dispregio a una giurisprudenza consolidata dalla Commissione di Garanzia, si configurerebbe come una riduzione dei servizi minimi, fino a comportare, in qualche caso l’interruzione dei servizi stessi.
Chiediamo ai Prefetti, e alle responsabilità politiche delle amministrazioni e dei servizi, di prendere immediatamente provvedimenti e di informare comunque la cittadinanza, che i disservizi della giornata di oggi che andranno oltre quelli che lo sciopero avrebbe comportato, sono responsabilità non di chi ha promosso lo sciopero ma di chi hi indetto le assemblee e dei funzionari che le hanno autorizzate.
Nei prossimi giorni provvederemo a denunciare agli organi preposti e alla Commissione di Garanzia sull’esercizio del diritto di sciopero dei servizi pubblici l’accaduto, richiedendo che vengano perseguite le responsabilità di chi ha commesso queste violazioni al solo scopo di indebolire lo sciopero della Cgil, rendendosi complici di scelte e comportamenti di Organizzazioni Sindacali che rischiano di smorzare e far dimenticare le loro gloriose tradizioni, con un presente che li qualifica sempre più come imbonitori di televendite, piuttosto che come rappresentanti dei lavoratori.
Roma, 14 novembre 2008
Di seguito è disponibile il testo dell’intervista rilasciata da Carlo Podda, Segretario generale FP CGIL, al quotidiano Il Manifesto e pubblicata nel numero di ieri, 21 dicembre.
Il Ministro Brunetta ha stamane dichiarato che entro il 13 Gennaio il Governo italiano risponderà a Bruxelles sulla questione dell’età pensionabile per le donne nel pubblico impiego, sostenendo che la risposta prevederà la possibilità di innalzare l’età pensionabile esclusivamente su base volontaria.
Tale affermazione contrasta con le posizioni espresse nelle scorse settimane, peraltro con grande clamore, dallo stesso Brunetta, ed esige un chiarimento.
Di fatto il Ministro ribadisce quello che già è previsto dall’attuale ordinamento. Come andiamo ripetendo da un mese, l’innalzamento su base volontaria, nella pubblica amministrazione, è già possibile.
A questo punto ci domandiamo se il Ministro sia stato indotto a più miti consigli o se, come aveva annunciato, intenda proseguire nella direzione di un innalzamento dell’età pensionabile per le donne. Una simile scelta aggiungerebbe ulteriori elementi di conflitto in un settore nel quale l’azione di governo ha già reso il clima molto conflittuale.
Qualora il Ministro vorrà malauguratamente seguire questa strada, la Fp-Cgil metterà in campo tutti gli strumenti adeguati ad impedire quest’ulteriore ingiustizia, primo tra tutti lo sciopero indetto per il 13 febbraio.
Roma, 8 Gennaio 2009
Si rincorrono voci secondo le quali nel prossimo Consiglio dei Ministri si ricorrerebbe alla stabilizzazione di una parte del personale precario in forze alla Protezione Civile.
Provvedimento giusto ma assai tardivo, che dimostra la palese infondatezza e contraddittorietà delle scelte assunte fin qui dal Governo, ed in particolare dal Ministro Brunetta, sul tema delle stabilizzazioni dei precari nel pubblico impiego.
Quest’atto, se davvero riguardasse solo una parte del personale precario della Protezione Civile, si paleserebbe come un’enorme ingiustizia, soprattutto oggi che questo personale è impegnato sul campo della tragedia abruzzese (tra gli stabilizzati, sembrerebbe ci sia anche del personale dirigente assunto a tempo determinato secondo le rigorose regole dello spoil system, più volte ripudiato ma poi sempre applicato dalla politica). Un’operazione pressappochista e discrezionale.
Riteniamo che queste scelte debbano assumere carattere generale e non debbano invece essere prese in una fase di emergenza, sull’onda dell’emotività, con il rischio di strumentalizzazioni che ne consegue. Rimarrebbe comunque una soluzione parziale di un problema che è molto più vasto e riguarda tutto il pubblico impiego, al quale va data una
risposta di sistema organica.
Ci chiediamo infine cosa dovremmo vedere affinché si stabilizzi il resto del personale precario dei servizi pubblici: forse aspetteremo di avere letti occupati da malati privi di assistenza per assumere gli infermieri precari; per la stabilizzazione del personale addetto all’accoglienza ed alla formazione dei bambini in asili nido e scuole, chissà, aule desolate e bimbi incustoditi.
Roma, 16 Aprile 2009
Leggiamo notizie riguardo ad un accordo della maggioranza che dovrebbe prevedere il ritiro dal pacchetto sicurezza in discussione alla Camera della norma introdotta dalla Lega Nord con la quale si voleva eliminare il divieto di segnalazione degli immigrati irregolari che si recano nelle strutture sanitarie. A queste notizie sono seguite esultanze troppo affrettate.
In realtà questo risultato viene vanificato dall’introduzione del reato di clandestinità perseguibile d’ufficio. In presenza di questo elemento scatta comunque l’obbligo di denuncia per tutti i pubblici ufficiali, a partire dai medici del pronto soccorso, ma anche dell’impiegata dell’anagrafe alla quale si rivolge l’immigrata che ha partorito.
Chiediamo al Parlamento di fare chiarezza. Non è ammissibile il gioco delle tre carte per il diritto alla salute che riguarda ciascun individuo e la collettività, non più garantita da norme che impedirebbero una efficace prevenzione di malattie trasmissibili a partire dalla tubercolosi.
Roma, 22 Aprile 2009
Filodiretto con Carlo Podda: la risposta della Cgil al decreto del ministro Brunetta
Intervista di Paolo Martini di Radio Radicale
Trovo inaccettabile e francamente un po’ immorale che in una fase di crisi il Governo non trovi altro modo per far cassa che mettere mano alle pensioni delle donne del pubblico impiego. Un accanimento incomprensibile e cieco, che richiama nel dibattito sviluppato sui quotidiani interventi di natura più generale.
Sappiamo invece che la vera ingiustizia del sistema è rappresentata da tutti qui lavoratori che già nei prossimi anni andranno in pensione con il sistema contributivo, con pensioni il cui valore sarà uguale a quello delle pensioni sociali, ed ancor di più da giovani, discontinui e precari, che andranno in pensione nei prossimi decenni con livelli pensionistici altrettanto bassi.
La crisi in atto sta provocando una diminuzione del rendimento dei contributi pensionistici, basandosi l’intero sistema, come è noto, su una presupposta crescita costante del prodotto interno lordo, sceso quest’anno di 5 punti.
Questi sono i veri problemi a cui Governo e forze politiche sono chiamati a dare risposta.
Io dico fin d’ora no, non lo accetteremo, ed annuncio ogni forma di opposizione possibile ad evitare interventi sul sistema previdenziale che non affrontino il vero nocciolo del problema: come far crescere le pensioni di tutti quei lavoratori che pagheranno con il proprio futuro gli errori del passato, di quei giovani e quei precari altrimenti destinati ad un futuro di indigenza.
Roma, 13 Luglio 2009