Il Comitato Direttivo della F.P. CGIL si è riunito a Roma, il 28 ottobre 2009, per analizzare la complessa situazione politico sindacale in cui versa il Paese e le condizioni di inusuale gravità nelle quali si trovano le lavoratrici ed i lavoratori che svolgono funzioni pubbliche, indipendentemente che il loro rapporto di lavoro sia di natura giuridica pubblica o privata.
A 18 mesi dall’avvento del Governo Berlusconi, ed a seguito delle scelte economiche del Ministro Tremonti e del Ministro Brunetta, il settore delle funzioni pubbliche risulta sottoposto ad una pesantissima vera e propria ristrutturazione, che punta a ridimensionare ed indebolire l’intero sistema.
Per questa via, affermata dalla manovra triennale contenuta nella L. 133/2008 che ha ridotto diritti e decurtato le retribuzioni in essere, dalle conseguenti leggi finanziarie, dalla L. 15 ed il suo decreto attuativo, dalla L. 102/2009, dal federalismo fiscale, dal codice delle autonomie e dall’art. 15 del D.L.135/2009 si ridisegna una parte vitale del nostro Paese e si configura una nuova idea di società. Una società più povera, con meno diritti, più ingiusta e diseguale, che travolge l’idea di un welfare universale, puntando a sostituirlo con un welfare di origine finanziaria, ridotto e corporativizzato.
A tale disegno bisogna contrapporsi facendo crescere nel movimento dei lavoratori, delle lavoratrici e nel paese la consapevolezza che la Controriforma Brunetta e le manovre del ministro Tremonti non riguardano esclusivamente le condizioni dei lavoratori e delle lavoratrici delle funzioni pubbliche, ma sono appunto uno strumento per affermare la loro idea di società. I tagli alle autonomie locali, la privatizzazione dei servizi pubblici, la decontrattualizzazione del lavoro pubblico, il sostanziale e sostanzioso ridimensionamento della contrattazione integrativa, la riduzione di un tema complesso come quello della produttività ad un sistema nel quale, a priori, un quarto dei lavoratori e delle lavoratrici è mediocre, una metà sufficiente ed un quarto eccellente, peggiorano non solo le condizioni di milioni di lavoratrici e lavoratori, ma rendono precaria l’erogazione dei servizi, facendo divenire un’impresa l’accesso universale a quei diritti che il lavoro pubblico è chiamato, a partire dalla Costituzione repubblicana, a garantire.
Per questo il contrasto alla L.15 da parte della Categoria deve continuare ad essere netto e forte e proseguire in forme nuove e più efficaci, a cominciare dal far crescere la consapevolezza in tutta la CGIL, nelle forze di opposizione, tra lavoratrici e lavoratori pubblici e privati e nella società, sulla reale posta in gioco.
Per questo motivo si rende necessario un duplice livello di iniziativa: da un lato, in un quadro di rinnovata e accresciuta consapevolezza di quanto un modello di lavoro pubblico sia legato ad un’idea, ad un progetto di società, occorre costruire una nuova ipotesi di riforma del lavoro pubblico sulla quale costruire consensi ed alleanze, fino a farla divenire culturalmente egemone; dall’altro mettere in campo una strategia che nell’attuale quadro consenta di rinnovare i contratti senza aderire al modello contrattuale, che non abbiamo sottoscritto nel pubblico come nel privato, ma che nel settore pubblico ha l’aggravante di essere sostenuto da una legge.
Si tratta, per ciò che attiene il primo livello di iniziativa, di affrontare una riflessione profonda sui limiti della precedente contrattualizzazione del lavoro pubblico e sul perché siamo stati messi obiettivamente in minoranza da un’ideologia sul valore del lavoro pubblico, che ha avuto radici negli anni precedenti anche in settori del centro-sinistra e che ha dipinto il settore esclusivamente come luogo di sprechi, privilegi e non-lavoro.
Il memorandum è stato l’ultimo tentativo di contrastare questa cultura e le conseguenti scelte politiche, ma è rimasto un tentativo senza effettive conseguenze pratiche.
Irrisolti sono rimasti i nodi del rapporto distorto, a volte perverso, che lega la politica alla gestione degli apparati pubblici e dei servizi ed agli interessi economici connessi. Mentre manca la disponibilità di risorse economiche sufficienti a fare del contratto nazionale un’autentica autorità salariale, viene obiettivamente falsato e distorto il ruolo della contrattazione integrativa, affidandole il compito di integrare le risorse economiche e marginalizzandone la funzione di intervento sull’organizzazione del lavoro e dei servizi.
A tutto ciò si sono sommate l’irrisolta questione della dirigenza, legata alla politica da un’insopportabile versione nostrana dello spoil-system, ed una politica occupazionale, che assumendo a pretesto i vincoli del reclutamento pubblico, ha dilatato a dismisura precarietà ed esternalizzazioni.
Di tutto ciò i portatori dei diritti, i cittadini, lo stesso sistema delle imprese, non sanno nulla, in un contesto nel quale non vi è nessun rapporto tra chi domanda i servizi e chi ne organizza l’offerta.
Su questi limiti e su come superarli svolgeremo, sulla base di un lavoro che la nostra Fondazione Luoghi Comuni sta predisponendo, un’apposita sessione seminariale del nostro Comitato Direttivo Nazionale, finalizzata a formulare un’ipotesi di reale riforma del lavoro pubblico.
Per ciò che attiene al livello di attività finalizzato al rinnovo dei contratti, si tratta di mettere in campo una strategia coerente con le prospettive delineate e che sottragga il lavoro pubblico dal falso dilemma se, al tempo della crisi, sia più utile finalizzare risorse e spesa pubblica al sostegno dei lavoratori e delle lavoratrici che rischiano o perdono il proprio posto di lavoro, o rinnovare un contratto a quelli che sono i garantiti per eccellenza, la cui utilità sociale è, secondo la propaganda governativa, assolutamente marginale.
A questo scopo, ed al fine di verificare ogni possibile margine di un’iniziativa unitaria, va sostenuta la richiesta avanzata di un confronto generale sul lavoro pubblico con Governo, Regioni e Autonomie Locali, nel cui ambito si provi ad aprire contraddizioni tra i diversi livelli istituzionali ed a verificare la messa a disposizione di reali coperture per il rinnovo del CCNL, che non possono essere quelle previste dall’IPCA.
Il Comitato Direttivo ritiene nel contempo necessario attivare da subito una riflessione sui temi che per la categoria devono animare il confronto unitario sulle piattaforme, predisponendo a tal fine un apposito documento che sia insieme al presente o.d.g. oggetto di una generalizzata campagna di assemblee nei luoghi di lavoro. A questo scopo, sulla scorta del documento preparato dalla Segreteria nazionale, occorre predisporre le linee della FP CGIL per le piattaforme dei singoli comparti, per portarle alla discussione della categoria nei luoghi di lavoro. Ci adopereremo per valorizzare un lavoro con CISL e UIL al fine di costruire piattaforme unitarie.
Il Comitato Direttivo ritiene infatti necessario offrire al gruppo dirigente, diffuso alle nostre iscritte ed ai nostri iscritti, un solido orientamento sulla base del quale si possano sviluppare iniziative a sostegno e che costituisca, insieme a quelle più generali, ragione di partecipazione all’iniziativa del 14 novembre promossa dalla CGIL.
La discussione ha inoltre sottolineato come debba essere rapidamente verificata la disponibilità del tavolo congiuntamente richiesto e vadano sondate le effettive volontà unitarie, tentando di ricondurre a sintesi anche la posizione della UIL PA, nella duplice consapevolezza che, se da un lato l’unità conferisce forza ed efficacia alle richieste sindacali, dall’altro, in assenza di una condivisa sintesi unitaria, una grande organizzazione come la Funzione Pubblica Cgil non può condannarsi all’immobilismo. Ecco perché occorre attivare un percorso di informazione e progressiva mobilitazione che, in assenza di tempestive e convincenti risposte unitarie e delle controparti, arrivi fino alla proclamazione, in tempo utile per avere esito sulla legge finanziaria, dello sciopero generale della categoria. Le forme e le modalità di questo sciopero saranno concordate con la CGIL allo scopo di pervenire allo sciopero generale del settore pubblico.
Il direttivo, a questo fine, dà il mandato alla segreteria nazionale.
Il Comitato Direttivo considera intollerabile la situazione del comparto sanità privata e sollecita la segreteria nazionale a verificare già nei prossimi giorni l’effettiva portata delle iniziativa unitarie sui pre-contratti aziendali ed a proporre a CISL e UIL di categoria l’assunzione di una decisa iniziativa di mobilitazione della categoria nei confronti dei Governi regionali, il cui atteggiamento su questa vicenda è stato finora assolutamente insufficiente.
La categoria inoltre deve riprendere l’iniziativa per arrivare alla piena stabilizzazione del lavoro precario ancora diffuso nei nostri settori.
La FP CGIL, infine, esprime forte preoccupazione e contrarietà per lo stato della democrazia sindacale nel nostro paese che si manifesta emblematicamente con la volontà del Governo di voler rinviare le elezioni delle RSU della Scuola, che invece vanno regolarmente tenute nei tempi previsti dall’accordo sindacale sottoscritto, ed anche con la negazione del diritto dei lavoratori e delle lavoratrici metalmeccaniche ad esprimersi con il voto sul merito di un CCNL sottoscritto da organizzazioni sindacali che rappresentano la minoranza dei lavoratori e delle lavoratrici di quel settore.
Il Messaggero ROMA 22 novembre 2009
Angeletti: soldi per i contratti o il 21 dicembre andiamo in piazza
ROMA I sindacati del pubblico impiego tornano a parlare di sciopero. A parlarne almeno, perché farlo davvero è un’altra storia. La sorpresa questa volta è che la parola sciopero non viene pronunciata dalla Cgil, bensì dalla Uil. È il segretario Luigi Angeletti a farsi sentire: Speriamo di avere una risposta dal governo, altrimenti la Uil proclamerà lo sciopero per il 21 dicembre. E la Cgil ha subito fatto sapere che proporrà alla Uil e alla Cisl una protesta unitaria. La proposta però non pare riscuotere l’entusiasmo della Cisl.
I contratti. La rivendicazione principale dei dipendenti pubblici riguarda le buste paga. Il governo non ha previsto nella Finanziaria le risorse per rinnovare i contratti, e non sembra avere alcuna intenzione di farlo. I sindacati si aspettano uno stanziamento di almeno 7 miliardi lordi, la somma necessaria per assicurare una rivalutazione degli stipendi pari al 6%. La Finanziaria indica meno di un quarto di quella cifra.
Gli aumenti. In soldi contanti, per i sindacati si tratterebbe di far avere a ogni dipendente un aumento medio di almeno 90 euro lordi (inteso come aumento finale da raggiungere nel 2012, passando per una tranche intermedia l’anno prossimo e un’altra nel 2011). Con le somme previste dal governo invece si avrebbe un incremento medio di poco superiore ai 20 euro lordi, con una prima tranche nel 2010 di neanche 10 euro. Su queste basi non c’è neanche la possibilità di cominciare una trattativa. Perciò i sindacati parlano di sciopero.
Lo sciopero. Nel 2007, quando il governo Prodi scelse di non mettere subito in Finanziaria le risorse per i contratti, i sindacati confederali indirono lo sciopero, manifestarono a Piazza San Giovanni, diedero a Prodi del «Pinocchio». Tre anni dopo tutto è cambiato. L’atteggiamento dei sindacati appare piuttosto improntato al dialogo. Ieri Angeletti ha in effetti lanciato una sorta di ultimatum a Berlusconi. Le sue parole si tradurranno davvero nella decisione di scioperare? Se la Cisl fosse d’accordo, probabilmente sì. Ma la Cisl non è d’accordo.
La Cisl. Per il segretario confederale Gianni Baratta, lo sciopero è «l’estrema ratio», e se il governo non ha previsto i soldi dei contratti in Finanziaria «è solo un suo problema». La pensa così anche il segretario di categoria Gianni Faverin: «Non serve uno sciopero di Natale».
I tempi. Se i sindacati non faranno cambiare idea al governo prima di Natale, la Finanziaria sarà approvata così come è. Il che significa che di rinnovi contrattuali per il 2010 non se ne parlerà, e tutto andrà rinviato alla Finanziaria del prossimo anno. I tempi per decidere se scioperare o no sono stretti. La regolamentazione delle proteste nel settore pubblico impone una lunga procedura prima di arrivare allo sciopero vero e proprio, quindi i sindacati dovrebbero annunciare formalmente la loro decisione entro pochi giorni.
La Cgil. Se così stanno le cose, anche l’ipotesi di uno sciopero della Cgil nel pubblico impiego potrebbe rivelarsi meno reale di quanto si possa credere. Carlo Podda, segretario della Fp-Cgil, sta tentando di arrivare a una vertenza unitaria con Cisl e Uil, ma per raggiungere questo risultato bisogna aspettare ancora del tempo. Chi invece sciopererà sicuramente è la Cgil della Scuola e dell’Università: l’appuntamento è per l’11 dicembre a Piazza del Popolo.
Eutelia ed Alcoa. Mentre nel settore pubblico si lotta per difendere lo stipendio, nel privato c’è chi lotta per difendere il posto di lavoro. In Sardegna i tre lavoratori dell’Alcoa che si erano arrampicati su un serbatorio dell’acqua hanno deciso di scendere, dopo aver trascorso dieci giorni a 60 metri di altezza. A Roma giovedì prossimo ci sarà l’incontro fra governo e sindacati per il destino dei mille e duecento dipendenti di Omega (ex Eutelia) che vanno incontro alla cassa integrazione.
L’Unità ROMA 22 novembre 2009
Statali, mancano isoldi per il rinnovo. CGIL e UIL pronte allo sciopero
Torna lo spettro dello sciopero generale nel pubblico impiego. A sventolarlo è il segretario generale della Uil, Luigi Angeletti, con un aut aut al governo sulla vertenza per il rinnovo del contratto: «O ci convoca o sarà sciopero. Il 21 dicembre potrebbe essere una data possibile.
TEMPO E DENARO A mettere in allarme il leader dell’Unione generale del lavoro sono due variabili non da poco quando si deve rinnovare, bene, un contratto nazionale: il tempoe il denaro. In questo caso, il primo sta passando, il secondo latita. Stando alla riforma del modello contrattuale, firmata il 22 gennaio a palazzo Chigi da Bonanni, segretario Cisl, e Angeletti, insieme a Confindustria, il nuovo contratto dei 3,5 milioni di dipendenti pubblici dovrebbe partire dal primo gennaio 2010 per scadere con il 2012.
Ancora, però, l’Aran – l’agenzia che tratta per conto del governo il rinnovo dei contratti degli statali – non ha convocato i sindacati. Per quanto riguarda i soldi, invece, secondo chi segue queste cose da vicino il problema è che nella Finanziaria leggera del ministro Tremonti c’è poco o niente per i dipendenti del pubblico impiego. La manovra, già passata al Senato, pare proprio che non contenga quei sette miliardi – stimati dai tecnici dei sindacati – che servono per ritoccare salari e condizioni di lavoro dei dipendenti pubblici. Per ora ci sono solo le risorse a copertura della vecchia indennità di vacanza contrattuale per il triennio 2010-2012.
I soldi che servono, sperano i rappresentanti dei lavoratori, potrebbero arrivare col passaggio alla Camera della Manovra. Ecco quindi spiegato il motivo di tanto allarme.
Per il momento – dice Luigi Angeletti – non ci sono segnali di una convocazione del governo. Abbiamo già inviato le piattaforme.
Con una lettera al premier, Silvio Berlusconi, e ai ministri Giulio Tremonti, Maria Stella Gelmini e Renato Brunetta abbiamo chiesto di avviare le trattative e di aprire una discussione con Regioni ed enti locali.
Non attenderemo all’infinito, speriamo di ricevere una risposta. EXTREMA RATIO Brunetta, il ministro titolare della Funzione pubblica, non risponde.
A farsi sentire sono invece gli altri sindacati. Con la Cisl che frena la fretta della Uil e la Fp-Cgil che prenderà una decisione la prossima settimana.
Il numero uno degli statali Cgil, Carlo Podda, ricorda però che il suo sindacato aveva «già proposto a Cisl e Uil una mobilitazione unitaria, e giudica curioso che altre organizzazioni sindacali chiedano uno sciopero e definiscano la data della protesta senza nemmeno provare a fare qualcosa insieme.
Ad ogni modo, ha annunciato che tornerà a proporre a Cisl e Uil di muoversi insieme. In caso di diniego – precisa Podda – ne trarremo le conseguenze.
Dunque, avanti anche da soli. Ma per Gianni Baratta, segretario confederale della Cisl, lo sciopero è l’estrema ratio. Prima dobbiamo lanciare una fase di mobilitazione unitaria a livello regionale per dare una scossa a tutti i rinnovi contrattuali.
L’organizzazione guidata da Raffaele Bonanni è però d’accordo sull’urgenza di un chiarimento da parte di Palazzo Chigi.
Certo – conclude Baratta – il governo deve fornirci subito delle risposte sul fronte delle risorse economiche.
A invocare il rispetto degli impegni c’è anche l’Ugl di Renata Polverini.
Il governo mantenga gli impegni presi con i lavoratori – dice il segretario confederale Fulvio Depolo – il sindacato si è impegnato a collaborare per riformare la pubblica amministrazione e renderla più produttiva ed efficiente, ma a condizione che vengano valorizzate le professionalità di chi lavora nel pubblico impiego.
I lavoratori della Protezione Civile stamane hanno manifestato davanti la sede di Via Ulpiano contro il progetto di privatizzazione tramite Spa di cui finora si discute sui quotidiani ed in Consiglio dei Ministri, ma del quale le organizzazioni sindacali non hanno ancora avuto alcuna comunicazione, chiedendo un incontro al Capo Dipartimento, nonché Sottosegretario, Guido Bertolaso. Incontro incomprensibilmente negato.
Quella dei lavoratori della Protezione Civile è una protesta giusta che ha avuto il nostro sostegno, e che continuerà ad averlo. Non possiamo accettare che un settore sensibile quale è la Protezione Civile subisca un processo di privatizzazione che non solo non garantisce i lavoratori, ma che inoltre sottrae un settore strategico per la tutela dei cittadini al controllo pubblico.
Chiediamo quindi un incontro al Dottor Bertolaso, al quale consigliamo comunque di ascoltare i lavoratori del suo Dipartimento. Non è accettabile che tutto accada scavalcando i lavoratori e chi li rappresenta, come se la Protezione Civile fosse un affare privato del suo Capo Dipartimento, e non un patrimonio del Paese. In assenza di un adeguato riscontro, continueremo la nostra lotta a sostegno delle lavoratrici e dei lavoratori della Protezione Civile.
Roma, 3 Dicembre 2009
La Ragioneria Generale dello Stato ha pubblicato il Conto Annuale 2008, che censisce il personale del pubblico impiego, fornendo dati su assenze, precariato, retribuzioni.
Al contrario di quanto sostenuto dal Ministro Brunetta, i precari nella p.a. superano le 200mila unità (208.099 al 31/12/2008). Di queste solo 37.461 possedevano i requisiti per la stabilizzazione al 31/12/2008, 12.683 sono già state o verranno stabilizzate entro il 2009, 4.683 entro il 2011. Quindi ben 153.272 lavoratori precari sono fuori dal percorso di stabilizzazione, con buona pace del Ministro Brunetta che ha tentato invano di convincerci del contrario.
Secondo la “sua” rilevazione, che censiva meno della metà degli enti nella p.a., Sicilia esclusa, sarebbero stati oltre 26mila i dipendenti stabilizzati, e solo 15mila i dipendenti non stabilizzati in possesso dei requisiti. In buona sostanza il precariato nella p.a., sempre secondo il Ministro, sarebbe talmente contenuto da non giustificare i timori di licenziamenti di massa nel caso dello stop alle stabilizzazioni, da lui fortemente voluto. Valutazioni positive, poi inspiegabilmente seguite da una proroga di 3 anni al percorso di stabilizzazione predisposto dallo scorso Governo, proroga che ha semplicemente spostato il problema al 2012.
Alla prova dei dati ufficiali il Ministro viene sonoramente bocciato.
Altro dato interessante riguarda le assenze per malattia che, sebbene a fasi alterne, continuano ad avvicinarsi a quelle del settore privato, con una riduzione di 1,6 giorni pro capite rispetto al 2007, e di 0,6 rispetto al 2006. Dati positivi e coerenti con la tendenza del settore registrata negli ultimi anni.
Ricordiamo al Ministro che il dato del 2008 non riguarda esclusivamente il suo operato, rappresentando un dato strutturale che solo in parte può ritenersi dovuto alle decurtazioni per assenza in caso di malattia introdotte nel Luglio del 2008.
Rifletta il Ministro, perché non sempre le vulgate corrispondono al vero, ed i dati trionfalistici falsati dall’ideologia presto o tardi vengono smentiti. Il populismo non produce efficienza e non cancella i precari.
Chiediamo al Ministro se, una volta messo di fronte alle cifre ufficiali, intende trovare una soluzione di sistema al dramma del precariato nella Pubblica Amministrazione, o se saremo ancora costretti a fare i conti con mistificazioni e minimizzazioni paradossali ed irresponsabili.
Oppure anche la Ragioneria Generale è un covo di “mitizzatori di precari”?
Roma, 15 Dicembre 2009
Con l’approvazione in Consiglio dei Ministri al progetto della Protezione Civile Sevizi Spa, prende il via l’iter legislativo che dovrebbe portare alla privatizzazione di un altro servizio di pubblica utilità, in questo caso strategico come la Protezione Civile. Un progetto analogo a quello che il Governo ha inserito in finanziaria per quanto riguarda il Ministero della Difesa (Difesa Servizi Spa).
Un’operazione che rischia di mettere un altro apparato dello stato nelle mani della politica, che tramite le nomine nelle Spa gestirà con maggiore disinvoltura l’acquisizione di beni e servizi, la messa in appalto, ed in generale il businnes della protezione civile, dei grandi eventi, delle emergenze. Tutto senza che ci sia stata una consultazione delle organizzazioni sindacali e di quei lavoratori che nella Spa dovranno lavorare.
L’Fp-Cgil da tempo denuncia questo processo che, partendo dalla costituzione di società “in house” sempre più sui generis, e passando attraverso l’attacco ai beni di pubblica utilità, dall’acqua al ciclo dei rifiuti alla difesa, oggi alla protezione civile, espande di fatto il potere di arbitrio della politica, che attraverso le esternalizzazioni, le privatizzazioni e la costituzione di società pubbliche, costruisce possibilità di profitto per pochi espandendo il proprio controllo sulla pubblica amministrazione.
Una “nuova” questione morale, che di nuovo ha solo gli strumenti, ma che nella sostanza è la solita vecchia questione italiana. Speriamo che il Parlamento, fino ad oggi silente, ritorni al suo ruolo di legislatore e ponga un freno, che le opposizioni facciano con incisività quanto è stato fatto troppo timidamente contro la privatizzazione dei servizi pubblici locali.
Credo sia arrivato il momento di pensare ad una mobilitazione generalizzata su questo tema, che il paese, i suoi lavoratori, debbano rispondere a questa deriva, che oggi colpisce la Protezione Civile, e domani colpirà altri settori strategici, in un processo di destrutturazione dei servizi pubblici che va scongiurato e combattuto.
Roma, 17 Dicembre 2009
“La Funzione Pubblica Cgil è vicina ai magistrati che per domani hanno proclamato il loro sciopero e ne condivide la piattaforma”, con queste parole Rossana Dettori, Segretaria Generale dell’Fp Cgil, esprime la solidarietà di tutta la sua organizzazione all’Anm e ai magistrati che domani sciopereranno contro la manovra economica.
“Lo sciopero è basato su una piattaforma – aggiunge Dettori – che richiama in molti punti il “Patto per la Giustizia”, che insieme ad Anm e moltissime altre organizzazioni abbiamo firmato e fatto vivere in giro per l’Italia con iniziative e assemblee comuni. Stiamo portando avanti un’importante mobilitazione in difesa del sistema giudiziario e del lavoro degli operatori del settore, ma soprattutto in difesa del sacrosanto diritto dei cittadini a una giustizia efficiente”.
“Ritengo lo sciopero proclamato dall’Anm in linea con la più generale mobilitazione di chi si oppone a questa manovra iniqua e
controproducente. Il nostro sistema giudiziario è stato indebolito da un progressivo e pesantissimo definanziamento e da leggi ad personam che ne hanno svilito le funzioni. Adesso viene sottoposto a un attacco senza precedenti con il Ddl intercettazioni e con una manovra punitiva nei confronti di Magistrati e lavoratori, descritti come improduttivi e quindi puniti proprio perché fanno il loro lavoro che, a quanto pare, viene giudicato negativamente quando tocca interessi e poteri forti.
Difendere la giustizia – conclude la Segretaria Generale dell’Fp Cgil – vuol dire difendere la nostra democrazia e la sua tenuta. La sua stessa sussistenza. É quanto faremo, tra l’altro, anche domani in Piazza Navona, manifestando contro la legge bavaglio”.
Roma, 30 Giugno 2010
Anche oggi siamo in Piazza Montecitorio con i lavoratori e le lavoratrici del comparto sicurezza per dire NO alla manovra del Governo.
Questa manovra, anche in questi settori, penalizza e mortifica la professionalità degli operatori e mette in discussione l’esigibilità del diritto alla sicurezza dei cittadini e del Paese.
Questo Governo, che sulla sicurezza ha sparso a piene mani messaggi demagogici e sbagliati, in realtà con i tagli previsti nella manovra, rende sempre più difficile far funzionare i servizi essenziali.
Ma noi non ci arrendiamo, la mobilitazione continuerà.
Roma, 21 Luglio 2010
“Avremmo preferito non intervenire sulla vicenda. In molti sembrano non saperlo, ma l’Italia è una Repubblica retta da una Costituzione. Per dirimere queste contese giuridiche esistono delle istituzioni e solo chi vuole speculare in modo vile può sollevare polveroni su procedure trasparenti e, soprattutto, formalmente ineccepibili”. Con queste parole Rossana Dettori, Segretaria Generale dell’Fp-Cgil Nazionale, interviene nel dibattito suscitato dai dubbi di incostituzionalità sollevati dalla prima sezione del Tribunale di Firenze in relazione al divieto di fecondazione eterologa per le coppie sterili.
“L’intervento del Ministro Sacconi è istituzionalmente fuori luogo, un’ingerenza inaccettabile da parte di un Ministro della Repubblica, peraltro con competenze diverse da quelle riguardanti la salute, che spetterebbero al Ministro Fazio. Sacconi – conclude la Segretaria Generale dell’Fp-Cgil – la smetta di speculare sulla vita delle persone e, una volta ogni tanto, si occupi di lavoro, magari cominciando da misure di sostegno alla famiglia e alle donne, a partire da quelle per le donne lavoratrici”.
Roma, 6 Ottobre 2010
Pubblichiamo il testo dell’intervista rilasciata da Carlo Podda, Segretario generale Fp Cgil, al quotidiano l’Unità sulla manovra del governo per il Pubblico Impiego.
Roma, 21 luglio 2008
Alla propaganda ed al gioco delle tre carte di CISL e UIL ci stiamo purtroppo abituando, ma alle violazioni contrattuali No, e ci opponiamo con tutti gli strumenti.
Nelle tabelle, allegate all’accordo del comparto ministeri firmato ieri da CISL e UIL, compaiono 8 euro dovuti per le code contrattuali del biennio 2006-2007, di cui era già definito l’utilizzo e la cui erogazione era vincolata ad un accordo specifico dopo l’approvazione della legge finanziaria.
Per il diritto del lavoro questo fatto si configura come violazione contrattuale.
Stamattina abbiamo scritto una lettera formale all’Aran, che, magari inconsapevolmente ha avvallato questa violazione, in cui chiediamo di separare i due accordi, ripristinando in questo modo la pienezza dell’accordo contrattuale 2006-2007.
Capiamo la necessità propagandistica delle organizzazioni che hanno scritto un accordo al ribasso, ma qui siamo oltre il gioco delle tre carte, siamo all’abuso.
Roma, 13 novembre 2008
Si profila un grande successo dello sciopero indetto dalla FP Cgil nei settori del lavoro pubblico per rivendicare gli obiettivi della piattaforma unitaria di giugno e contro il Protocollo Brunetta firmato da Cisl e Uil a Palazzo Chigi.
I cortei che in questi momenti si stanno formando nei capoluoghi di regione sono grandissimi e vivacissimi.
Ecco alcune prime notizie dalle piazze principali.
A Napoli dove oltre 30.000 persone si stanno dirigendo verso Piazza del Gesù Nuovo per il comizio conclusivo, il Museo Capodimonte e quello Archeologico sono chiusi, al CTO sono chiusi gli ambulatori e le sale operatorie, l’Agenzia del Territorio di Napoli è chiusa, in cinque circoscrizioni la polizia municipale è ferma.
Al Comune di Salerno, all’Azienda ospedaliera, agli ospedali Sapri, Pagani e da Procida 50%.
All’Inps di Salerno, Battipaglia e Nocera 40%.
All’ospedale Landolfi di Avellino lo sciopero è al 60%, nei comuni di Quarto e S. Giorgio l’adesione è al 70%, l’INPS di Nola è chiuso.
A Palermo, piazza Politeama è gremita, 50.000 persone danno vita al corteo che ha iniziato a muoversi perché la piazza non riesce più a contenere tutti, il traffico è in tilt, a causa del nostro corteo e dei due degli studenti – che confluiranno in uno solo per il comizio finale – e all’adesione allo sciopero del 70% della polizia municipale.
E’ un’altra grande giornata di lotta e partecipazione delle lavoratrici e dei lavoratori dei comparti pubblici.
Roma, 14 novembre 2008
Si gioca ancora con i numeri. Questa volta sulle carriere facili per i lavoratori del pubblico impiego.
La realtà è molto diversa. Nei tre anni presi a riferimento da Il Sole 24 Ore, di oggi, solo il 13,45% degli impiegati pubblici è stato promosso.
Perché solo le progressioni verticali rappresentano una promozione, e si raggiunge tramite concorso pubblico, come sanno tutti quelli che hanno letto le regole individuate nei Contratti Collettivi Nazionali di Lavoro.
Per quanto riguarda le progressioni orizzontali, ricordiamo che riguardano posizioni economiche e sono interamente finanziate con i fondi per il salario accessorio, quindi non solo non sono delle promozioni ma non producono variazioni sulla retribuzione media. Oltretutto questi fondi sono alimentati, a partire dal 2004, solo dalle risorse provenienti dal Contratto nazionale, quindi con le risorse che dovrebbero garantire il potere di acquisto delle retribuzioni.
E che dire delle “punte” delle Agenzie Fiscali, al 16,58% e delle Regioni e Autonomie, al 21,56%.
Nel primo caso, oltre a quanto già detto, bisognerebbe ricordare che in quel settore, grazie alla contrattazione integrativa, si è ristrutturato completamente il lavoro, con processi di riqualificazione delle professionalità e mobilità sul territorio, con evidenti miglioramenti della qualità del servizio e innovazioni che da altri paesi europei vengono presi a modello.
Anche il settore delle Regioni e Autonomie è attraversato da cambiamenti, ma le retribuzioni sono ferme a circa 25.000 euro lorde all’anno, comprese queste “promozioni”, come certificano le stesse fonti.
Perché, alla fine, quello che conta è:
Roma, 17 novembre 2008