Comunicato Unitario delle Segreterie Nazionali – Testo siglato con Federambiente sul passaggio di gestione Art.6

nella giornata del’11 dicembre scorso è stato sottoscritto con Federambiente l’accordo per la disciplina del passaggio di gestione.

L’accordo troverà attuazione solo dopo una specifica intesa di reciprocità tra le associazioni datoriali e le OO.SS. stipulanti. Abbiamo comunque sottoscritto una clausola di garanzia che ci consente, in presenza di una non convergenza sul testo da parte di Fise Assoambiente, di produrre comunque efficacia della norma sul versante Federambiente.

Le novità sostanziali rispetto all’attuale art 6 in vigore sono:

 il riconoscimento, da parte delle imprese Federambiente, della tutela occupazionale tra i due ccnl con garanzia del passaggio diretto e immediato a parità di orario di lavoro e di mansioni svolte, indipendentemente dal ccnl applicato;

 procedure chiare, tempistica certa e informazioni utili a garantire ai lavoratori maggiori tutele all’atto del passaggio di gestione.

La normativa coglie le esigenze, contenute nella piattaforma di rinnovo del ccnl, di salvaguardia concreta dei livelli occupazionali e del mantenimento del trattamento economico/normativo di provenienza per tutte le figure, indifferentemente dal ruolo e dal profilo professionale, tenuto conto anche della legislazione di settore (D.lg. 152/2006) e delle possibili conseguenze derivanti dai processi d’accorpamento, riorganizzazione e trasformazione delle imprese.

Ora è necessario concludere in tempi brevi anche il confronto con Assoambiente, per raggiungere un intesa che regolamenti definitivamente questa importante tappa nel percorso di definizione del contratto unico di settore.

                                Le Segreterie Nazionali

             FP CGIL      FIT CISL     UILTRASPORTI        FIADEL 
              Peroni         Curcio          Tarlazzi              Garofalo

 
 

Riunione riorganizzazione area tecnico industriale

Roma, li 18.7.2007

Così come preannunciato, ieri abbiamo avuto presso il Gabinetto del Ministro, l’incontro con i sottosegretari On.le Verzaschi e On.le Forcieri.
Durante l’incontro ci è stata illustrata la relazione del gruppo di lavoro che il Ministro della Difesa ha costituito per uno studio sull’efficientamento dell’Area Tecnico Industriale del Ministero della Difesa.
La relazione illustrativa effettuata dal coordinatore del gruppo Amm.Isp. Romano Pasquale, procede ad un’analisi approfondita dello stato degli insediamenti industriali della Difesa, e giunge all’elaborazione di una proposta “unitaria ed organica per la soluzione delle problematiche degli arsenali e degli stabilimenti a carattere tecnico industriale della Difesa”.
Nell’analisi del quadro legislativo e degli strumenti necessari al superamento delle problematiche degli Enti dell’Area tecnico industriale, il gruppo di lavoro nel definire il perimetro delle attività ha suddiviso gli Enti in due gruppi di stabilimenti:
* Stabilimenti Tabella “A” e “B” (Poli Esercito, Arsenali Marina, Cima)
* Stabilimenti Tabella “C” (Capua – Pavia e Enti Agenzia Industria Difesa).
Dopo aver analizzato vari aspetti, dalle risorse umane, indicatori economico industriali alle disponibilità dei Fondi di esercizio e per finire all’adeguatezza rispetto all’evoluzione dello strumento militare, il gruppo di lavoro ha evidenziato la necessità del cambiamento e proposto due soluzioni.
La prima nel breve periodo e la seconda per il medio lungo periodo entrambe per il raggiungimento del medesimo obiettivo: aumento della redditività.
Gli strumenti per il raggiungimento dell’obiettivo sono:
* Permuta di prestazioni e materiali (commi 568-569 finanziaria 2006;
* Valorizzazione e permuta di beni immobili (Aree/infrastrutture) commi 262-263 finanziaria 2007-07-18 project financing
* Modifiche al CCNL.
L’attuazione e il raggiungimento dovrebbero avvenire secondo il gruppo di lavoro, mediante la costituzione di un modello ordinativo alternativo a quello attuale.
I modelli analizzati sono: Agenzia- Ente Pubblico Economico – Società mista.
La scelta del modello alternativo viene così formulata:
* Passaggio all’EPE con struttura da Ente Pubblico ed evoluzione verso stato SpA posseduta da MEF,
* successiva eventuale attivazione Società miste di scopo.
Un EPE per gli Stabilimenti EI e MMI ma articolato su due dipartimenti operativi.
Nell’analisi degli stabilimenti Tabella “C”, relativamente a Capua e Pavia le soluzioni proposte dopo l’analisi e la conclusione di strutture non idonee sotto il profilo industriale e mancato interesse strategico per la Difesa, vengono proposte le soluzioni:
* Dismissione e contestuale applicazione della procedura di mobilità/reimpiego del Personale;
* Elaborazione piano di razionalizzazione e ristrutturazione con ricerca integrazioni e sinergie sul territorio utilizzando come asset valorizzazione beni disponibili.
* Uso eventuale di ammortizzatori sociali.
Gli Enti dell’Agenzia Industria Difesa sono stati trattati separatamente dagli altri. le considerazioni finali rispetto agli stabilimenti sono state quelle di attuare un percorso diverso, evidenziando la necessità di assumere iniziative di rilancio al fine di riprendere la missione iniziale dell’Agenzia anche in virtù della nomina del nuovo Direttore Generale.
Le proposte formulate sono:
* Aggiornamento e revisione per ciascuna unità produttiva del piano industriale preceduto da analisi strategica
* Piano finalizzato allo spirito originario di “traghettamento”
* Definizione contratto di lavoro “industriale”.
Questa in grandi linee la presentazione che ci è stata fornita durante la riunione.
Ovviamente qualunque siano le considerazioni che effettueremo dopo la consegna di tutta la documentazione relativa al progetto di studio elaborato dal gruppo di lavoro, lo strumento per il rilancio degli Enti dell’Area Tecnico industriale della Difesa, dovrà essere un soggetto di natura giuridica pubblica con autonomia organizzativa e di bilancio.
Vi comunico inoltre, che durante la riunione ci è stata consegnata la calendarizzazione degli incontri che vi allego in copia, e per quanto concerne gli Arsenali abbiamo chiesto che ci fosse un primo confronto tecnico prima delle vacanze estive.
La convocazione dovrebbe essere per il 31 luglio.
Durante la riunione CGILCISL e UIL hanno sollecitato la firma dei provvedimenti riguardanti il saldo FUS 2006 e FUA 2007 da parte del Ministro Padoa Schioppa, il sottosegretario Verzaschi ha rassicurato che nei prossimi giorni il Ministro procederà alla firma dei due provvedimenti. 

FPCGIL Difesa
Noemi Manca


Di seguito il testo della calendarizzazione degli incontri 
 

Non parcheggiamo i medici neolaureati

 
Dichiarazione di Massimo Cozza, segretario nazionale FP CGIL Medici

La FPCGIL Medici è solidale con i medici neolaureati scesi oggi in piazza a Milano per protestare contro una intempestiva uscita del nuovo bando per l’ammissione alle scuole di specializzazione, che taglierebbe fuori migliaia di medici, impossibilitati a sostenere in tempo l’indispensabile esame di abilitazione.

E’ una situazione grottesca, dalla quale bisogna uscire usando oggi il buon senso e domani una programmazione razionale e condivisa. Non è accettabile parcheggiare per circa un anno migliaia di medici.

La Cgil ha già chiesto al Ministro Mussi un suo immediato intervento, e continuerà a sostenere le giuste rivendicazioni dei medici neolaureati.

Logo FP CGIL Medici

Domani firma "tecnica" sul contratto, risultato della partecipata consultazione. Grazie.

 
Domani mattina all’Aran, la FPCGIL Medici metterà una firma “tecnica” sul contratto della dirigenza medico-veterinaria relativo al quadriennio normativo 2006 – 2009 ed al biennio economico 2006-2007, risultato della consultazione che ha coinvolto circa 10.000 dirigenti medici e veterinari.

Nell’ambito della consultazione è stato condiviso il giudizio negativo sull’assenza del principio europeo delle 11 ore di riposo ogni 24 e sulla penalizzazione degli incarichi professionali, ma il 90% dei dirigenti medici e veterinari ha votato per l’apposizione comunque di una firma, al solo fine tecnico di poter partecipare ai tavoli contrattuali regionali ed aziendali, in rappresentanza di chi crede nella qualità del lavoro medico pubblico e nella valorizzazione della professionalità.

Noi – ha affermato Massimo Cozza, segretario nazionale FPCGIL Medici – porteremo avanti le ragioni di chi vuole lavorare negli ospedali senza turni prolungati o massacranti, pretesi dalle direzioni aziendali, ma anche condivisi da chi lavora nel pubblico in funzione del privato. ”

“Certamente – ha continuato Cozza – la scelta sbagliata di non inserire già nel contratto nazionale il principio europeo delle 11 ore di riposo ogni 24 indebolisce la nostra forza contrattuale a livello regionale ed aziendale, ma abbiamo comunque il dovere di mettere il massimo impegno possibile .”

La firma tecnica ci consentirà, inoltre, – ha concluso Cozza – di poter partecipare ai diversi tavoli negoziali per la giusta valorizzazione dei dirigenti medici con incarichi professionali, compresi coloro che hanno meno di 5 anni d’anzianità. Si tratta di colleghi in trincea negli ospedali, ma penalizzati da un contratto nazionale che aumenta la forbice retributiva con gli incarichi gestionali.”

La firma porterà, nella busta paga di novembre, un aumento medio di circa 260 euro lordi per i 110.000 dirigenti medici e veterinari, con circa 390 euro lordi mensili per i direttori di struttura complessa, di 303 per i responsabili di struttura semplice, di 215 per gli incarichi professionali e di 149 per chi ha meno di 5 anni di anzianità.

Gli arretrati al 31 ottobre 2008 sono di circa 9.066 euro per i direttori di struttura complessa, di 7.065 euro per i responsabili di struttura semplice, di 5.038 euro per gli incarichi professionali, e di 3.525 euro per i dirigenti con meno di 5 anni d’anzianità.

RINGRAZIAMENTI

Un sentito e caloroso grazie a quanti hanno organizzato negli ospedali le numerose assemblee di consultazione sull’ipotesi di contratto, e a chi è intervenuto. E’ stato un successo di partecipazione che ha visto, ad esempio, circa 50 presenze negli ospedali di Padova, Bari, Firenze e Pescara, 100 alle Molinette di Torino, e 120 al Cardarelli di Napoli, del quale alleghiamo alcune immagini.
Si è trattato di una discussione vera, che ha affrontato anche altri argomenti relativi sia a criticità della categoria, quali la valutazione e gli incarichi, sia alle questione più generali del welfare e della sanità pubblica. E da questa campagna è scaturito il titolo della nostra prossima assemblea nazionale del 27 novembre a Roma, con Guglielmo Epifani e Carlo Podda, “Qualità e professionalità per una sanità pubblica”.

Massimo Cozza

Articolo

Gli allarmanti affari di Difesa SPA

 di redazione del 15 marzo 2010 @ 07:00 in Vetrina

Mentre la privatizzazione della Protezione Civile tramite un’apposita Società per Azioni è stata stoppata in corso d’opera, travolta dagli scandali sulla corruzione negli appalti, la stessa cosa non è successa per Difesa Servizi SpA, nonostante che la performance della portaerei Cavour (utilizzata per portare soccorsi ai terremotati di Haiti) faccia suonare più di un campanello d’allarme.
Tralasciando il merito del tipo d’operazione svolta – la critica sugli aiuti umanitari effettuati tramite lo strumento militare – preoccupa il fatto che un’operazione così costosa (il trasferimento della Cavour viene a costare dai 100.000 ai 200.000 euro al giorno!) sia stata affrontata dal Ministro della Difesa La Russa con una spavalderia tutt’altro che rassicurante. “..si tratta di una missione sponsorizzata. Finmeccanica, Fincantieri, Enel copriranno il 90% dei costi dell’operazione…”
In realtà siccome nulla di quanto avviene nella globalizzazione neoliberista è gratuito (business is business), il prezzo di questa sponsorizzazione consisterà probabilmente in future commesse militari o in una prossima poltrona nel consiglio di amministrazione di Difesa SpA.
A differenza di Protezione Civile SpA, Difesa SpA è passata al vaglio del Parlamento, condensata in alcuni articoli della legge finanziaria (mancano solo i decreti attuativi, inizialmente previsti per febbraio) nel disinteresse generale dell’opinione pubblica scarsamente informata sugli effetti perversi di questa operazione.
Così il governo Berlusconi dopo aver ceduto al mercato l’acqua e il ciclo dei rifiuti, amplia l’area delle privatizzazioni ad un ambito come quello della Difesa che, per la delicatezza dei suoi fini strategici nell’interesse dello Stato, non può conciliarsi con una sottrazione di trasparenza e di controllo pubblico, nell’interesse di una gestione privatistica. Un conflitto tra questi diversi interessi potrebbe anche verificarsi.
Nella norme che la riguardano si stabilisce che Difesa Servizi SpA sarà presieduta da un consiglio d’amministrazione i cui membri verranno designati dal Ministro della Difesa e la sua capacità di spesa, che si aggirerà dai 3 ai 5 miliardi di euro, non prevede alcun rendiconto alla Corte dei Conti.
Il Capo di Stato Maggiore della Difesa, generale Camporini, in una recente intervista televisiva ha ridotto la portata prorompente di queste norme limitandosi a citare la possibilità per questa SpA di fatturare autonomamente prestazioni che le forze armate eseguono per conto di altri: il servizio meteorologico e quello cartografico, i voli di Stato e le prestazioni mediche dell’ospedale militare del Celio… Prestazioni che invece di essere contabilizzate dal Tesoro farebbero capo direttamente a Difesa SpA.
Questa nuova privatizzazione però non si limita ad una semplice partita di giro come il generale vorrebbe farci credere perché l’ambito di questa SpA è molto piu’ ampio e presenta aspetti preoccupanti anche perché, nei dieci commi della legge finanziaria che la riguardano, manca la definizione completa dei compiti di Difesa SpA.
Teoricamente il comma 27 escludendo dalla competenza della SpA le attività negoziali “direttamente correlate all’operatività delle forze armate”, tiene fuori la partita degli armamenti, ma il mercato delle armi consiste anche in un indotto, di cui si tace, fatto di componenti, pezzi di ricambio, computeristca che assicurano alti fatturati collegati al settore bellico e, come tali, da sottoporre invece al controllo pubblico.
Altro tema allarmante riguarda la sorte dei dipendenti civili della difesa (circa 35.000): si tratta di personale variamente impiegato non solo nel Ministero ma anche, con diverse funzioni, nelle aree industriali, tecniche, operative (dagli arsenali ai poli per la logistica e per la manutenzione).Quali e quante professionalità saranno stornate verso la futura società privata? Si tratta di una questione non indifferente perché, come è previsto da un apposito comma “il rapporto di lavoro del personale dipendente della società è disciplinato dal diritto privato” e il regime privatistico, come è noto, prevede meno tutele di quello pubblico.
Per quanto riguarda il sistema degli appalti che farebbero capo alla nuova SpA c’è da aspettarsi la stessa fragilità dei controlli con relativa corruzione che ha praticato la Protezione civile? Attribuire a Difesa Servizi SpA le funzioni di “centrale di committenza” significherà aprire il varco ad
appalti senza bando, legati ad amicizie politiche, in favore di potentati locali? E’ probabile che si estenderà una pratica, già in vigore da tempo, che tende ad un’esternalizzazione crescente di determinate attività che in realtà potrebbero e dovrebbero essere svolte, con minori costi, dai dipendenti civili della Difesa. Invece d’incrementare una formazione professionale al proprio interno si preferiscono commesse esterne non trasparenti che hanno anche l’effetto di anemizzare le professionalità interne.
Non solo: le esternalizzazioni pongono anche un problema di “confini”. Le forze armate Usa per esempio le utilizzano ampiamente da anni con i compiti più vari e con una discrezionalità allarmante: si calcola che i contractors impiegati in Afghanistan siano oltre 120.000, un numero maggiore delle forze regolari Usa e Nato messe insieme. E’ questo il modello proposto?
Quanto al patrimonio immobiliare della Difesa la nuova SpA, a cui per la nuova legge sarà affidata la gestione, riuscirà a coniugare le esigenze di servizio con la funzione sociale degli alloggi militari?
E’ vero che finora il Ministero della Difesa non ha brillato in questa gestione ma anche la recente recessione economica dovrebbe avere ampiamente dimostrato che la vera scommessa è fare funzionare il Pubblico piuttosto che puntare sul Privato che privilegia sempre gli interessi dei più forti.
Come si vede la partita è complessa e destinata ad ampliarsi rispetto agli striminziti commi della legge finanziaria. Non si privatizza una parte così ampia della Difesa solo per gestire le royalties degli stemmi e degli emblemi della Forze Armate. Tra l’altro è da tempo allo studio una commissione – al di fuori del Parlamento – di “alta consulenza” con il compito di ridefinire tutto il sistema nazionale di sicurezza e difesa: questi “alti consulenti” suggeriranno di allargare l’ambito di Difesa Servizi SpA? Cosa che potrebbe sempre verificarsi attraverso una semplice modificazione del suo statuto, considerato che per farlo non ci sarà nemmeno bisogno di un passaggio parlamentare: “è il mercato, bellezza”!

Silvana Pisa e Elettra Deiana

 
 

Avvio delle trattative per il rinnovo del CCNL Igiene Ambientale

FP CGIL – FIT CISL – UILTRASPORTI – FIADEL
 
Nel corso del mese di gennaio sono iniziate le trattative per il rinnovo dei due CCNL dell’igiene ambientale.
Durante gli incontri le OO.SS hanno posto in rilievo le tematiche di rivendicazione contrattuale della piattaforma.
La caratterizzazione dei nostri interventi, oltre che sul necessario recupero dei salari non limitato al dato dell’inflazione programmata, è stata molto incentrata sul fondamentale completamento del percorso utile ad arrivare al contratto unico di settore.
In questo momento il contratto unico di settore diventa, evidentemente con il venir meno di norme chiare sui servizi pubblici locali, il principale strumento di regolazione in grado di governare e correggere la trasformazione nel settore imposta dal mercato, mantenendo inalterata l’efficienza del servizio, la qualità sociale nel lavoro e anche l’equilibrio nei costi.
E’ su queste ultime questioni che abbiamo chiesto alle associazioni datoriali di dimostrare quella volontà e capacità di scommettere e investire sui veri modelli industriali, sullo sviluppo delle imprese, sui processi di riorganizzazione del lavoro e di efficentamento e, contemporaneamente, di rispondere in positivo alla qualità ambientale e ai diritti dei lavoratori.
Le controparti in linea di principio non hanno finora esercitato osservazioni sulla nostra impostazione: dovremo aspettare i loro direttivi per capire al meglio ma, nel frattempo, si è registrato in positivo da parte di Federambiente la dichiarazione esplicita di adoperarsi in concreto verso Fise per richiederle la costituzione di un unico tavolo di trattative e quindi di un unico contratto.
Nel mese di febbraio sono stati messi in calendario quattro incontri con Fise e uno con Federambiente, probabilmente solo al termine di questo mese avremo uno scenario più delineato.

Roma, 5 febbraio 2007

Fusione Inpdap-Inps

A TUTTE LE LAVORATRICI E A TUTTI I LAVORATORI

Pervengono da molte parti e sempre più numerose le richieste di una presa di posizione della Cgil in merito alla ventilata fusione Inpdap Inps, attribuendo il nostro silenzio ad un presunto assenso a tutta l’operazione. Vale la pena ricordare che immediatamente dopo le prime notizie, la CGIL ha chiarito che non è pregiudizialmente contraria a processi di riorganizzazione, purchè si svolgano nell’interesse dei cittadini e tutelando i lavoratori interessati. In questo caso il giudizio è necessariamente sospeso poiché non è mai stato presentato alcun progetto concreto.
Abbiamo sperato, infatti, fino a questo momento di poter avere un documento ufficiale in modo da poter aprire la discussione su basi reali e non su illazioni o esternazioni molte volte unicamente estemporanee quanto irrealistiche. La non chiarezza delle idee viene anche alimentata da successive ulteriori ipotesi di fusione fra INPS ed INAIL. L’unica documento ufficiale di cui disponiamo è un comunicato stampa congiunto del Ministro della Funzione Pubblica e del Ministro del Lavoro, risalente addirittura al 24 agosto scorso. Nell’ultima parte di esso, accogliendo le richieste della Federazione, hanno “convenuto sulla necessità di valutare possibili interventi di razionalizzazione degli Enti previdenziali per garantire una maggiore efficienza del servizio a favore dei cittadini valorizzando le risorse professionali presenti all’interno degli Enti”.
Un processo di razionalizzazione e di riorganizzazione non può essere avviato con colpi di forza, ma avviando un confronto con le OO SS. Le soluzioni possono anche essere diverse da una fusione come, ad esempio, l’individuazione di sinergie funzionali che da subito possano portare ad una maggiore efficienza e ad un risparmio di spesa.
Appena il Governo produrrà la sua proposta ufficiale la FP CGIL avvierà il solito percorso democratico di discussione con tutte le lavoratrici ed i lavoratori.
Per quanto riguarda la Cgil Inpdap vogliamo dare una accelerata al contratto integrativo 2006 pur persistendo, inalterata, tutta la nostra opposizione al blocco del fondo al 2004 dichiarando la nostra disponibilità ad aprire da subito le trattative per non arrecare ulteriori danni ai lavoratori, procedendo alla attribuzione delle posizioni organizzative.
Chiediamo altresì che nel corso di questo anni ci sia l’immediata stabilizzazione di tutti i precari e, pur essendo contrari ad ogni forma di lavoro non stabile, l’amministrazione dovrà prevedere nei contratti di somministrazione di lavoro temporaneo quote di salario accessorio come previsto dall’art. 35, comma 7 delle code contrattuali.
Roma, 12 settembre 2006

Il coordinatore nazionale
Camillo Linguella

Manifestazione 26 ottobre: partecipazione dei segretari generali di FSESP ed ISP

Parteciperanno alla nostra manifestazione nazionale Carola Fischbach-Pyttel, segretario generale della Federazione sindacale europea dei servizi pubblici (FSESP), la più grande Federazione della CES, che rappresenta 8 milioni di lavoratrici e lavoratori pubblici in Europa ed il prossimo segretario generale dell’Internazionale dei Servizi Pubblici (ISP), Peter Waldorff, eletto al recente Congresso a Vienna e che entrerà nel pieno delle sue funzioni il 1 gennaio 2008 ma che ha deciso di essere con noi in questa importante giornata.

L’ISP ha anche inviato, al nostro segretario generale, un messaggio di sostegno.

In questa occasione saranno anche raccolte le firme per la petizione europea della CES per i servizi pubblici. Punti di raccolta saranno disponibili a Piazza della Repubblica e a Piazza San Giovanni. 
 
Roma, 24 ottobre 2007
 

NEWS

Numero ottimale, battuta ancora la Regione Lombardia

 
Dichiarazione stampa di
Nicola Preiti, coordinatore nazionale FP CGIL Medici – medicina generale
Tommaso Terrana, segretario regionale lombardia FP CGIL Medici

 
Il Consiglio di Stato ha respinto ieri la richiesta di sospensiva, avanzata dalla Regione Lombardia con i sindacati corporativi, della sentenza del TAR Lombardia che dichiarava illegittimo l’innalzamento del numero ottimale della medicina generale deciso dalla Regione.
Come si ricorderà il TAR della Lombardia, con la sentenza 2902/08, aveva fatto letteralmente a pezzi le argomentazioni e le motivazioni della Regione Lombardia che illegittimamente, con un accordo con altre OO.SS. duramente contestato dalla FP CGIL Medici e dalla FP CGIL della Lombardia, aveva fissato il numero ottimale dei medici di famiglia ad 1/1300 invece di 1/1000 come previsto dalla convenzione nazionale.
Non ci sono argomenti che tengano quando si vogliono calpestare i diritti dei cittadini, ai quali veniva ridotto il numero di medici di famiglia disponibili; e quelli di centinaia di medici, ai quali veniva definitivamente negata la possibilità di accedere alla professione.
Purtroppo scelte analoghe sono state eseguite da molte altre Regioni variamente amministrate. Abbiamo promosso, come FP CGIL Medici, ricorsi ovunque, e questa sentenza si aggiunge infatti alla sentenza 4421/2007 del TAR Campania, Sezione V., alla sentenza del TAR del FVG n. 50/07, alla sentenza del Consiglio di Stato n. 1603/06, alla sentenza del TAR Lazio n. 9909/07 (per la regione Calabria), alla sentenza del TAR dell’Emilia Romagna 301/07, alla sentenza del Consiglio di Stato 4199/97, alle numerose ed autorevoli segnalazioni dell’Antitrust, ribadite recentemente dal Presidente Catricalà nella comunicazione al Governo dell’11 giugno 2008.
Tutte le sentenze ed i pareri sono univoci e concordano e rinforzano quanto sostenuto da sempre dalla FP CGIL Medici. Basta allora con queste scelte “di potere”, o meglio ” di debolezza” delle Regioni, protezionistiche per una parte minoritaria della categoria, avulse dalla responsabilità politica verso i cittadini e pertanto intollerabili.

La FP CGIL Medici invita pertanto:
1) il Presidente Formigoni, e le Regioni che hanno fatto le stesse scelte, ad un atto dovuto di responsabilità : applicare immediatamente le sentenze del TAR (e C.di S) ripristinando il numero ottimale di 1/1000.
2) Le Regioni e la Sisac a non accogliere la pretesa di modificare il numero ottimale nel prossimo rinnovo della convenzione nazionale. E’ inutile parlare di riorganizzazione delle cure primarie, di accesso unico, di ridefinizione di compiti e funzioni, di assistenza h24, ecc e poi rispondere con l’antico riflesso condizionato, corporativo e antiquato, dell’innalzamento del numero ottimale che riduce i medici nel territorio ed apre ai subappalti ed allo sfruttamento nelle cure primarie.

Comunicato

I BUONI E I CATTIVI

La lavagna del Governo si divide in due e finiscono tra i cattivi 60.000 lavoratori precari del pubblico impiego, destinati alla gogna perché:” se si pensa che i Governi possono salvare tutti” – ha detto Tremonti – si finisce che non si salva niente. Perché salvare tutto è una missione divina”.

E’ noto invece che i Ministri sono esseri umani e, quindi, non si preoccuperanno dell’emergenza occupazione, dei salari e degli stipendi, dei servizi pubblici e delle politiche redistributive.

In compenso si occupano diffusamente di banche e di sostegno alla domanda globale.

Certo,va bene mantenere i livelli produttivi, ma chi comprerà elettrodomestici e auto se saremo tutti disoccupati o, se va bene, occupati con stipendi ridotti all’osso?

Certo non è pensabile, neppure da un Ministro, che i consumi siano facilitati da provvedimenti continuamente e fortemente penalizzanti per il pubblico impiego, che per il nostro Istituto porteranno:

– allo smantellamento dei progetti organizzativi su cui abbiamo investito moltissimo in termini di risorse economiche e lavorative e che indiscutibilmente hanno portato al miglioramento qualitativo e quantitativo dell’offerta di servizi erogati;

– alla perdita di tutte le professionalità delle tante lavoratrici e dei tanti lavoratori somministrati che hanno lavorato con abnegazione e spirito di sacrificio in settori e aree molto complesse di questo istituto;

– alla mortificazione, ancora e sempre, delle aspettative e della motivazione di chi per anni ha lavorato oltre le proprie competenze per senso di responsabilità e nell’interesse comune.

Venerdì 6 marzo sit-in in Piazza Montecitorio dalle ore 9:00 alle ore 13:00, per chiedere al Governo di non approvare il Dl e tornare sui suoi passi, ripristinando i meccanismi di stabilizzazione o quantomeno prorogando i contratti a tempo determinato.

Roma, 3 marzo 2009

 
Il Coordinatore FP CGIL INPDAP
Marinella Perrini

 
 
 

Comunicato

 

VARATO IL PIANO INDUSTRIALE

 

Con una discussione tutta interna all’alta dirigenza dell’Istituto, è stato redatto e varato ( …. non proprio definitivamente visto che già ci hanno fatto sapere che sarà soggetto a modifica!) il ” piano industriale” dell’Inpdap 2009-2011.

E’ un progetto triennale in cui sono previsti profondi cambiamenti dell’attività istituzionale, del ruolo, dell’organizzazione dell’Istituto: nel 2011 l’Inpdap sarà un’azienda che eroga ( o vende?) servizi integrati tramite i suoi consulenti ad una platea più ampia e diversificata di iscritti.

PECCATO che parli di azienda e non di ente pubblico.
PECCATO che sia completamente privo di un’approfondita analisi dei tempi, dei modi e dei costi delle azioni declinate.
PECCATO che preveda nuove attività e competenze a fronte di tagli alle spese di funzionamento e di tagli al personale.

Cosa c’entra la competitività dell’azienda sul mercato con un Istituto che non ha scopo di lucro, non è in regime di concorrenza, eroga servizi garantiti dalla Costituzione? I redattori del “piano” conoscono intenzioni ancora inespresse di questo Governo o hanno semplicemente tentato di adeguarsi alla moda del momento utilizzando termini e strumenti che con un Ente pubblico, con un servizio pubblico, con lo Stato Sociale di questo Paese, non hanno nulla in comune?

Cosa significa che dall’Istituto si stacca un fondo patrimoniale a gestione autonoma, con scopo di lucro, in cui è destinata a confluire, per essere reinvestita, una parte delle entrate dell’Istituto? Dove finisce la redditività di questi investimenti? Viene reinvestita nel fondo o torna alle casse della …holding, consorella o consociata… Inpdap? O forse i proventi sono destinati alle casse di altre società come la Scip?

Dovrebbe aumentare l’offerta di servizi fruibili e gli utenti di riferimento. Ma una parte dell’attività creditizia dovrebbe venire completamente affidata a banche e finanziarie, con l’unico onere, per l’Istituto, della copertura del differenziale tra tasso agevolato e tasso di mercato; e si prevede lo sviluppo di una non meglio definita attività di consulenza, soprattutto in tema di previdenza, che non ha molto a che fare con l’attuale sistema previdenziale il quale, per il momento, non è passibile di scelta.
Dove sono le stime dei costi per ogni singola operazione prevista?
Come sono ricavati i “risultati attesi” evidenziati dal “piano”? Sono al netto o al lordo dei costi delle consulenze che continuano ad imperversare?
Quando parte a regime la valutazione dei dirigenti sui risultati?
E’ mai possibile continuare a limitare l’indagine ai risultati ottenuti senza preoccuparsi di mettere in piedi un sistema che, fotografando lo stato attuale delle attività dell’Istituto, delinei un possibile percorso di miglioramento per il futuro?Dove sta l’attività di risk management, questa si utile non solo nelle aziende private?

E che significa riduzione del costo del personale?
Come si può pensare di aggiungere competenze, attività, specializzazione e di ridurre contemporaneamente il numero dei dipendenti? Anche questa è una nostalgica brunettata?
Ben venga la meritocrazia, soprattutto se non si tratta solo di una bella petizione di principio e significa concretamente dare un taglio alle clientele (a tutti i livelli!). Ma dove è la valorizzazione delle professionalità acquisite? Certo non nell’obiettivo della coerenza dei comportamenti e men che meno nella valutazione della performance che lungi dal voler essere una cosa seria si limita alle faccine senza appello di un’utenza ignara che le incapacità raramente risiedono nell’impiegato al front office!

Se si deve mutuare qualcosa dal privato, non sarebbe meglio servisse per migliorare lavoro e servizi, piuttosto che per snaturare le funzioni dell’Inpdap?

Queste sono solo alcune domande che la Cgil ha per i vertici dell’Istituto e sollecita, quindi, un incontro urgente tra OO.SS. e Amministrazione su questi argomenti e gli sviluppi futuri.

Roma, 31 marzo 2009 
 

Il Coordinatore Nazionale Fp Cgil Inpdap
Marinella Perrini

 
 
 

Verbali

 
INCONTRO DEL 2 NOVEMBRE
 
  

 
 
 
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