Al Capo D.A.P.
pres. Bernardo PETRALIA
ROMA
Al D.G.P.R. – D.A.P.
dott. Massimo PARISI
ROMA
E, per conoscenza Alla Direttrice U.R.S. – D.A.P.
dott.ssa Ida DEL GROSSO
ROMA
Oggetto: applicazione dell’articolo 54 del D.P.R. 1092/73 in materia di regime del calcolo pensionistico per i militari. Circolare INPS n. 107 del 14/07/2021. Richiesta condizioni di maggior favore anche al personale della Polizia Penitenziaria.
Egregie Autorità,
l’impianto normativo sul trattamento di quiescenza dei dipendenti civili e militari dello Stato ha conosciuto negli anni una radicale evoluzione, attraversata – per il Comparto Sicurezza e Difesa e del Soccorso Pubblico – dal cambiamento di status, da militare a civile, per gli appartenenti alla Polizia Penitenziaria, a seguito dell’introduzione dell’impianto normativo 395/90.
Il nuovo status per gli appartenenti alla Polizia Penitenziaria, in assenza di una specifica norma di salvaguardia sotto il profilo pensionistico, ha determinato un’irragionevole sperequazione rispetto al resto del personale appartenente al Comparto sopra menzionato e ai Vigili del Fuoco, garantiti dagli artt. 54 e 61 del d.P.R. 1092/1973.
Condizione sfavorevole, per gli appartenenti alla Polizia Penitenziaria, che ritroviamo nelle direttive impartite dell’INPS con circolare n. 107 del 14/07/21 (recependo la sentenza n. 1/2021QM/PRES-SEZ del 2021 le Sezioni Riunite della Corte dei Conti) in cui viene disposto che per i lavoratori militari transitati in quiescenza con il sistema c.d. misto e con un’anzianità contributiva utile superiore a 15 anni al 31.12.1995, il trattamento di pensione “retributivo quota A e B” sarà liquidato (per chi deve ancora andare in pensione) o sarà riliquidato (per chi già è transitato in quiescenza), con l’applicazione dell’aliquota del 2.445% annuo.
Tanto premesso, si rappresenta che con il Dlgs 12 maggio 1995, numero 195, il rapporto di impiego è divenuto unico per il personale delle “Forze di Polizia e delle Forze Armate”.
Non solo, con l’articolo 19 della legge 183/2010 è stata riconosciuta la specificità del “Comparto
Sicurezza – Difesa e Soccorso Pubblico” ai fini della particolare tutela economica pensionistica e
previdenziale.
Non vi è dubbio che il principio di omogeneità tra le Forze di Polizia, sia ad ordinamento civile che
militare, le Forze Armate e il Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco, sia prima dell’istituzione del
Comparto Sicurezza e Difesa e Soccorso pubblico, che dopo, ha sempre contraddistinto tutte le scelte
normative soprattutto in materia retributiva e previdenziale.
Pertanto, sarebbe fortemente stridente la mancata applicazione del beneficio alla Polizia Penitenziaria
quando esso è giustamente previsto anche per altro personale civile e, segnatamente, il Corpo dei
Vigili del Fuoco.
Pertanto, al fine di assicurare omogeneità di trattamento in materia pensionistica e previdenziale per
tutto il personale appartenente al Comparto sopra richiamato, non è più rinviabile uno specifico
intervento legislativo – da ricomprendere anche nel contratto di lavoro per il personale non dirigente
2019/2021 – che riconosca anche al personale della Polizia di Penitenziaria
interpretazioni/disposizioni legislative di maggior favore per gli operatori in divisa, anche con
riferimento a una novella applicazione dell’art. 54 del DPR 1092/73.
Si resta in attesa di determinazioni a tal riguardo e si inviano distinti saluti.
COORDINATORE NAZIONALE
Stefano BRANCHI
Correva l’anno del Signore…
L’ormai lontano 19 settembre 2018, le Organizzazioni Sindacali e il Mit (all’ epoca non eravamo ancora stati oggetto della transizione a Mims), sottoscrivevano l’Accordo Integrativo relativo ai criteri di ripartizione degli incentivi per funzioni tecniche ex articolo 113 del D.Lgs. n. 50 del 2016 e il relativo schema di Regolamento.
Come di consueto, in calce al Regolamento veniva scritto che “il presente decreto sarà inviato agli organi di controllo per la registrazione e pubblicato nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana”.
Siamo a luglio 2021… stiamo per festeggiare il terzo genetliaco dell’Accordo ma, del decreto in Gazzetta Ufficiale, si è persa ogni traccia.
Tutti lavorano alacremente per risolvere il problema, ma (ancora oggi) nessuno riesce a trovare il filo
di Arianna che ci porterebbe fuori dal labirinto.
E mentre tutti si adoperano per arrivare ad una soluzione che ancora non si intravede, i lavoratori che hanno continuato ad operare su precise disposizioni delle Amministrazioni di appartenenza, aspettano che gli venga liquidato quanto di competenza.
Come Fp Cgil abbiamo denunciato in tutte le sedi a nostra disposizione la paradossale situazione descritta; e in tutte le sedi l’Amministrazione ha condiviso il nostro giudizio di merito rispetto a quanto si stava di volta in volta delineando.
Ma è evidente che, al di là delle buone intenzioni (di cui, come è noto, sono lastricate le vie dell’inferno!), noi non possiamo permetterci che oltre a l danno si aggiunga la beffa.
E dunque, mentre da una parte continuiamo a pensare che l’Amministrazione declinata in tutte le sue articolazioni (Mims, Funzione Pubblica, Organi di controllo vari) abbia il dovere di trovare senza ulteriore indugio, una soluzione denunciando, per tal verso, l’atteggiamento sin qui avuto e che ha prodotto il disastro di un attesa che ormai corre il rischio di definirsi messianica, dall’ altra ci preme che i lavoratori siano tutelati, anche a livello giuridico, rispetto ai rischi che ne possono derivare.
E’ per questo che oggi invitiamo tutti gli interessati ad inviare una diffida, predisposta dai nostri legali, all’Amministrazione di appartenenza, che valga come formale atto di messa in mora interruttivo della prescrizione. Per noi, quello che conta , da è che i diritti dei lavoratori vengano riconosciuti; e che il lavoro, quando effettuato, venga apprezzato anche economicamente.
Roma,1 7 luglio 2021
L a Coordinatrice nazionale MIMS per la Fp Cgil Nazionale
Carmen Sabbatella Paolo Camardella
Agenzia delle entrate
Direzione centrale Risorse Umane e Organizzazione
Dott. ssa Laura Caggegi
agenziaentratepec@pce.agenziaentrate.it
Oggetto: Sistema Integrato del Territorio (SIT) – Criticità nella prima fase di sperimentazione –
Richiesta convocazione incontro
E’ noto che sarà progressivamente attivato sul territorio nazionale il sistema tecnologico
denominato “Sistema Integrato del Territorio” (SIT), per lo svolgimento delle funzioni di
competenza dell’Agenzia delle Entrate relative al catasto e ai servizi geotopocartografici, nonché in
materia di anagrafe immobiliare integrata.
All’attualità risultano quattro gli uffici provinciali del Territorio coinvolti in quella che -più che
una sperimentazione – può essere intesa a tutti gli effetti come un “rodaggio in servizio” di una
nuova modalità di erogazione dei servizi relativi al catasto e ai servizi tipici ad esso afferenti.
Come avvenuto per i servizi “smart” (lo Sportello virtuale o il servizio di richiamata, per
citarne alcuni) già oggetto di più richieste di incontro da parte della Scrivente ai competenti livelli
relazionali -e oggetto di una calendarizzazione nelle prossime settimane- anche nel caso
dell’attivazione del Sistema Integrato del Territorio si rende necessario un incontro in merito alle
ricadute che tale sistema tecnologico riflette sulla qualità del lavoro, sulla professionalità delle
innovazioni tecnologiche inerenti l’organizzazione di servizi e soprattutto sugli obiettivi assegnati a
questi uffici.
Sottolineiamo, a corredo della richiesta, la preoccupazione di questa Organizzazione in
merito alle complessive condizioni di lavoro in Agenzia. Anche nel caso del SIT, come nelle altre
nuove modalità di erogazione dei servizi, i colleghi sono chiamati a rispondere ad un importante
incremento del carico di lavoro delle diverse articolazioni dell’Ente e a “giustificare” eventuali
disservizi all’utenza senza un necessario preventivo coinvolgimento delle rappresentanze sindacali
in un contesto che, dalle informazioni raccolte, il c.d. “barometro della qualità” e gli obiettivi
numerici/quantitativi, negli Uffici in cui è attivato il SIT, registrano criticità.
Roma, 20 luglio 2021
FP CGIL Nazionale
Agenzia delle entrate
Daniele Gamberini
Pubblichiamo la nota unitaria territoriale Fp Cgil VVF, Fns Cisl,Uil Pa VVF, Conapo riguardo gli impegni presi durante la conciliazione dello stato di agitazione, ma che ancora non hanno visto la partecipazione attiva da parte dell’Amministrazione
Pubblichiamo la nota unitaria Fp Cgil VVF, Fns Cisl e Confsal VVF con la quale ancora una volta chiedono la soluzione all’annoso problema di carenza di organico per il settore specialistico nautico
L’Amministrazione sta dimostrando di voler avere sempre il coltello dalla parte del manico.
La pubblicizzazione del rapporto di lavoro ha fatto si che questo si avverasse, la legiferazione e la burocratizzazione ha ingessato l’organizzazione del Corpo più amato dagli italiani, in ogni settore.
Seve ritornare alle corrette relazioni sindacali, ridare valore alla contrattazione e più voce al personale del Corpo.
Pubblichiamo l’informativa del Dipartimento riguardo l’emergenza sanitaria in atto in merito l’ allerta internazionale variante delta incremento dei casi Covid 19 in diversi paesi europei
A seguito dell’incontro del Tavolo Tecnico per la Formazione pubblichiamo la bozza in merito i chiarimenti per l’estensione del modulo ADR inviataci dalla Direzione Centrale per la Formazione
ATTIVITA’ LAVORATIVA IN PRESENZA PER IL “PERSONALE FRAGILE”
Con la circolare del Segretario generale n.24 del 16 luglio 2021, avente per oggetto “Misure organizzative urgenti in attuazione della legislazione emergenziale in relazione alla pandemia da Coronavirus SARS-CoV-2 (COVID-19)”, si comunica quanto segue: “Si segnala, da ultimo, che le specifiche disposizioni di tutela riservate dall’art. 26, comma 2-bis, del ridetto D.L. 18/2020 ai c.d. lavoratori fragili (meglio descritte nell’allegato 6 alla circolare de qua, cui si fa espresso rinvio), sono venute meno a far data dal 1° luglio 2021”.
Le scriventi Organizzazioni Sindacali, con nota del 14 luglio u.s., in allegato, considerato il perdurare della grave situazione sanitaria a causa della risalita dei contagi da Covid-19, chiedevano l’applicazione dell’art. 11 del decreto-legge n. 52/2021, convertito in L. n. 87 del 17 giugno 2021, laddove si prevede la proroga dei termini delle disposizioni legislative al 31 luglio, come ribadito anche nella nota INL n. 10962 del 5 luglio 2021 (allegata).
Inoltre, l’art. 83 del D.L. 34/2020 prescrive “la sorveglianza sanitaria eccezionale dei lavoratori maggiormente esposti a rischio di contagio, in ragione dell’età o della condizione di rischio derivante da immunodepressione, anche da patologia COVID-19, o da esiti di patologie oncologiche di terapie salvavita o comunque da comorbilità che possono caratterizzare una maggiore rischiosità”.
Pertanto, il personale che si trova o già si trovava nelle casistiche di fragilità, potrà, tramite il dirigente/preposto richiedere la visita eccezionale al medico competente, affinché gli venga rilasciata l’attestazione per la prosecuzione dell’attività lavorativa da remoto 5 giorni su 5.
Siamo in contatto con le rispettive federazioni nazionali affinché venga accordata la possibilità sempre a favore in via preferenziale per i lavoratori cd. fragili, di svolgere attività in regime di smart working 5 giorni su 5, anche oltre il 31 luglio, stante l’attuale preoccupante situazione sanitaria derivante dall’aumento dei contagi dovuti alla diffusione della cd. Variante Delta.
Roma, 19 luglio 2021
S. Di Folco F. Amidani U. Cafiero A. Benedetti F. Stefanangeli
FONDO RISORSE DECENTRATE (GIA’ FUA) 2019
I RISULTATI DELLA RIUNIONE DI OGGI
Si è svolta, in sede di tavolo tecnico, la programmata riunione sui criteri di pagamento del Fondo Risorse Decentrate (già FUA) relativo all’anno 2019.
All’inizio della riunione il DG del bilancio e della contabilità, Bedetta, in rappresentanza dell’intera amministrazione (DOG, DAP, DGMC ed Archivi Notarili), ha informato le organizzazioni sindacali della esistenza di rilievi formulati dagli organi di controllo (Ragioneria Generale dello Stato e Funzione Pubblica) sui contenuti della ipotesi di accordo relativa ai criteri di pagamento del FUA 2019, sottoscritta circa un anno fa.
Nel merito, il DG ha precisato che: i rilievi hanno riguardato essenzialmente il sistema di valutazione previsto per il DOG e per gli Archivi Notarili (la cui adozione è stata proposta proprio dai vertici di quelle amministrazioni) e l’anno di imputazione delle somme accantonate per la terza procedura di progressione economica; in misura residuale i rilievi hanno investito la (mancata) applicazione degli artt. 77 n.3 (destinazione alla performance individuale almeno il 30% del Fondo Risorse decentrate) e 78 (“Differenziazione del premio individuale”) CCNL Funzioni Centrali 2016/2018 ed il sistema indennitario. Su espressa richiesta di CGIL CISL e UIL il DG ha precisato che i predetti rilievi sono stati formulati sin dallo scorso mese di gennaio.
CGIL CISL e UIL hanno giudicato gravissimo il comportamento in particolare dei vertici dell’organizzazione giudiziaria i quali ancora una volta hanno mostrato un assoluto disinteresse nei confronti dei lavoratori perché colpevolmente, per mesi, hanno tenuto fermi nei cassetti i rilievi formulati dagli organi di controllo senza comunicarli agli altri dipartimenti ed alle stesse rappresentanze dei lavoratori sì impedendo di definire congrue e tempestive iniziative volte a sanare i limiti evidenziati dai rilievi medesimi. CGIL CISL e UIL hanno rappresentato che in conseguenza di tale colpevole ritardo il pagamento del FUA 2019 avverrà (nella migliore delle ipotesi) nel corso del 2022 (ossia con un ritardo di oltre tre anni) e che, per quanto riguarda la terza procedura di progressione economica, si determinerà la perdita di tre annualità (2019/2020/2021) perché tale procedura verosimilmente si svolgerà nel 2022.
Al fine di accelerare in ogni caso i tempi, CGIL CISL e UIL hanno chiesto: la trasmissione di copia dei rilievi formulati dagli organi di controllo; l’invio di una nuova proposta di accordo relativa al FRD 2019 con le integrazioni/correzioni necessarie a superare i rilievi di cui innanzi; la contestuale apertura del confronto anche sul FRD 2020 e 2021 mediante l’inoltro di una proposta di accordo da parte dell’amministrazione.
Al termine dell’incontro il DG Bedetta si è impegnato a riportare ai vertici del Ministero le richieste formulate dalle Organizzazioni Sindacali ed ha precisato che con riferimento al FRD 2019 non sarà necessaria la riapertura della trattativa in quanto sarà sottoscritto l’accordo definitivo con le sole correzioni/integrazioni richieste dagli organi di controllo.
La riunione è stata aggiornata ad un prossimo incontro che si terrà entro fine mese.
Vi terremo aggiornati sugli sviluppi
Roma, 16 luglio 2021
FP CGIL CISL FP UIL PA
Russo/Prestini Marra Amoroso
Roma, 19 luglio 2021
Al Sig. Ministro – MISE
On. Giancarlo Giorgetti
e p.c.:
Al Capo di Gabinetto
Dott. Paolo Visca
Al Segretario Generale
Dott. Benedetto Mineo
Oggetto: riorganizzazione Ministero dello Sviluppo Economico
Sig. Ministro,
nell’incontro tra le Organizzazioni sindacali e l’Amministrazione del 13 luglio scorso, venivano illustrate le linee della ennesima riorganizzazione del nostro Ministero.
Purtroppo, non si è avuto ancora modo di analizzare lo schema del dPCM di riorganizzazione, ma alcuni punti fondamentali sono emersi e meritano di essere posti alla Sua attenzione.
In primo luogo, la scelta di chiudere la Direzione Generale per le Attività Territoriali (DGAT), che è stata istituita proprio per presiedere in modo omogeneo le varie attività degli Ispettorati, Uffici dislocati sul territorio, per le scriventi OO.SS. rappresenta un gravissimo errore:
la ampiezza di tali attività, strettamente correlata alle molteplici funzioni del Mise svolte da competenti Direzioni (Comunicazioni, Politica industriale, Energia, Vigilanza sulle cooperative, Incentivi, etc.), calata nelle specifiche diversità geoeconomiche e sociali in cui si articola il particolare territorio del nostro Paese, ha suggerito la scelta di governare tale complessità gestionale rafforzando “il peso” del coordinamento e della terzietà della struttura competente. Peso e capacità assicurate dalla autonomia e dal livello di competenze trasversali rappresentate da una specifica Direzione Generale, appunto la DGAT.
Qualsiasi accorpamento delle attività svolte dagli II.TT. ad una qualsiasi delle singole direzioni farebbe cadere questo doppio “peso” necessario, sia perdendo l’intera gamma delle attività in luogo della competenza specifica della DG prescelta, sia ogni requisito di terzietà dati le conseguenti linee gerarchiche interne alla stessa DG.
In particolare, l’accorpamento della DGAT ad altra Direzione determina il venir meno del carattere trasversale degli Uffici territoriali, che ad oggi svolgono competenze anche di altre Direzioni generali – circostanza questa che nulla toglie per altro al cuore tecnico degli Ispettorati ai quali è storicamente affidata la vigilanza ed il controllo dello spettro radioelettrico – assumendo l’importate ruolo di rappresentare il MISE sul territorio e costituendo l’interfaccia del Dicastero con l’utenza.
La competenza di ciascun Organo territoriale coincide con l’ambito regionale di riferimento che vede una sede direzionale ubicata presso il capoluogo di Regione e ben 72 Dipendenze provinciali che offrono una capillare presenza sul territorio non comune ad altre Amministrazioni e che appare non ragionevole cessare di valorizzare.
L’accorpamento della DGAT ad altra Direzione generale renderà dunque contraddittoria la permanenza presso gli Ispettorati di competenze riconducibili ad altre Direzioni, come quelle relative agli incentivi, alle cooperative e quelle derivanti dal ruolo di prossimità alle imprese svolto fino ad oggi dai 18 Sportelli sul territorio – che pure sono stati fino a ieri oggetto di forte attenzione da parte del vertice politico – depauperando gli Uffici territoriali delle caratteristiche sopra descritte e svilendo il ruolo del MISE.
L’accorpamento ipotizzato della Direzione alla DG per i servizi di comunicazione elettronica, di radiodiffusione e postali, darebbe vita ad una nuova Direzione Generale con oltre 800 unità di personale a fronte di altre Direzioni con un numero di personale che raggiunge le 50/60 unità al massimo. Non si comprende quindi, la ragionevolezza di tale scelta che vorrebbe rispondere ad un miglioramento della efficacia della macchina organizzativa, attraverso un recupero di efficienza, ma che a ben vedere contrasta con le dimensioni elefantiache della struttura a cui si intende dar vita.
In aggiunta, l’accorpamento ipotizzato della DGAT alla DGSCERP, verrebbe a determinare un probabile conflitto di interessi conseguente alla coincidenza nella stessa Direzione dell’Organo che emana provvedimenti autorizzativi poi oggetto di controllo da parte degli Organi territoriali facenti parte della stessa struttura.
Da ultimo appare necessario sottolineare l’evidente squilibrio tra le sole 2 Direzioni generali che verrebbero a costituire l’Area ex Comunicazioni con 988 dipendenti applicati e 30 punti di funzione dirigenziale non generale, a fronte delle restanti 6 Direzioni del MISE dove resterebbero applicati 450 dipendenti con 49 punti di funzione dirigenziale non generale (esclusi gli Uffici di diretta collaborazione, Segretariato generale e DGROSIB).
Parimenti critica, a parere delle scriventi, la decisione di ripartire le competenze in materia di politica industriale.
Se appare chiara la logica che presiede all’accorpamento in un’unica direzione delle crisi d’impresa e delle amministrazioni straordinarie per meglio fronteggiare gli effetti nefasti della pandemia sommatisi a croniche difficoltà strutturali di alcune grandi aziende, non si capisce perché debbano essere enucleati dall’alveo naturale della politica industriale le competenze in tema di aerospazio e filiere produttive, così come riesce difficile far passare al setaccio di una rigorosa analisi organizzativa, cosa significhi in termini di politiche di sviluppo la creazione di una direzione vocata alle PMI e ai settori tradizionali.
A ben vedere infatti, le grandi assenti nel tema dello spacchettamento della Direzione Generale per la politica industriale, l’innovazione e le PMI sono proprio le politiche per l’innovazione, trasversali a tutti i settori produttivi, a tutte le filiere, a tutte le imprese qualsiasi sia la loro dimensione.
Parliamo ovviamente delle politiche a supporto della trasformazione digitale delle imprese, che proprio attraverso le nuove tecnologie sono sempre più interconnesse ed integrate in filiere che rappresentano delle catene strategiche del valore, cui l’aspetto dimensionale e la distinzione in grandi e piccole imprese che da essa discende perde significato.
Parliamo delle politiche a supporto della ricerca e sviluppo, dell’innovazione, del design.
Parliamo delle azioni volte a supportare la creazione di quelle competenze nelle tecnologie abilitanti il paradigma 4.0 così determinanti per la nostra competitività.
Parliamo delle politiche di sviluppo ecosostenibili, che nell’ottica dell’economia circolare sono intersettoriali e rivolte a tutto il tessuto produttivo.
Parliamo del trasferimento tecnologico tra imprese e settori produttivi.
Parliamo delle politiche per la competitività di settori quali: chimica, siderurgia, automotive, cantieristica, elettronica, microelettronica, meccanica, meccatronica e beni strumentali.
Tutte politiche di carattere trasversale su cui la riorganizzazione rischia di impattare, nuocendo gravemente al nostro sistema imprenditoriale.
Ad oggi, inoltre, non si ha chiarezza sulle modalità con cui verranno redistribuite le competenze oggi assegnate agli Uffici che trattano gli affari generali nelle diverse Direzioni.
Chiediamo quindi, che venga realmente attivato un costruttivo confronto su questi temi, cui logico presupposto è l’acquisizione da parte delle OO.SS. dello schema di DPCM di riorganizzazione, che ricordiamo a tutt’oggi non è stato ancora inviato.
FP CGIL Mise
Roberto Copioli
CISL FP Mise
Carlo Filacchioni
UILPA Mise
Stefano Fricano