Con la presente nota v’inviamo una prima riflessione sulle iniziative che il Dipartimento Welfare-MdL intende assumere nei prossimi mesi, per quanto di propria competenza, riguardo alla complessa partita del lavoro pubblico, in particolare sugli effetti applicativi delle nuove normative.
Per prima cosa, un’analisi su quanto fatto fino ad oggi in tema di stabilizzazioni a seguito dello spostamento dei termini per il completamento delle relative procedure al 31.12.2012 fissato dalla legge78/09 nonché una valutazione dei riflessi sulle dinamiche occupazionali dei nostri settori alla luce della legge 15/ 2009 e del relativo decreto attuativo.
Tutto ciò tenendo ben presente che nel frattempo il quadro legislativo di riferimento è ulteriormente peggiorato con la legge Finanziaria 2010 (legge 192/2009) sia per quanto riguarda il lavoro pubblico che privato.
In particolare, desta forte preoccupazione per i nostri settori l’accentuazione dei vincoli di spesa e di riduzione del personale che potrebbe compromettere i processi di stabilizzazione in atto , soprattutto nel caso della Sanità a causa dei deficit di bilancio di molte regioni.
Tutto questo accade perché ciò che ha in animo il Governo, al di là delle roboanti dichiarazioni di svolta per un efficientamento di qualità del servizio pubblico, non è altro che il tentativo di approfittare della crisi economica in atto per ridisegnare un modello di Stato sempre più riportato all’interno dei condizionamenti della legge, ad iniziare dai rapporti di lavoro, per avere mano libera nei confronti dei dipendenti e del sindacato senza più alcun obbligo di confronto con le parti sociali
Quindi, un modello nel quale il sindacato viene relegato ad un semplice ruolo di comparsa senza più alcuna capacità contrattuale, soprattutto per le questioni attinenti gli atti interni d’organizzazione aventi riflessi sul rapporto di lavoro (art 9 del dlgs 165/01 abrogato), e con i lavoratori sempre più sottoposti al vassallaggio da parte del potere politico e della dirigenza senza più quelle tutele e diritti che in precedenza erano garantiti dalle leggi e dai contratti.
Tutto ciò in una logica rivolta non tanto a migliorare la qualità e l’efficienza dei servizi resi nell’interesse dei cittadini quanto di subordinare agli interessi della politica l’intero sistema pubblico, senza alcuna possibilità di poterne controllare le scelte da parte delle rappresentanze sociali.
Da qui la necessità di una riflessione ed un approfondimento da parte del Dipartimento sul lavoro pubblico e sui mutamenti che sta subendo, facendo tesoro dell’esperienza maturata negli ultimi anni, per fornire ai compagni e dalle compagne della Funzione Pubblica, che operano nei diversi comparti, una chiave di lettura di questi provvedimenti che permetta alla categoria di affrontare con maggiore efficacia l’azione di contrasto che abbiamo promossa nei confronti della legge 15 contro il Governo.
Ciò non solo attraverso lo studio dei nuovi meccanismi che regoleranno i rapporti di lavoro ma anche attraverso il recupero di quelle “buone pratiche” di Pubblica Amministrazione, già previste nel Memorandum Governo-Sindacati della passata legislatura, per dimostrare che è possibile migliorare ed ampliare l’intervento pubblico, e nello stesso tempo “valorizzare” il lavoro svolto, senza aggravi aggiuntivi di costi, intervenendo sulle procedure, abolendo le duplicazioni, motivando il personale.
Un’ iniziativa che riteniamo “fondamentale” per battere gli effetti di una riforma le cui conseguenze non potranno essere altro che l’annullamento del ruolo di garanzia sancito dalla nostra Costituzione che lo Stato è chiamato a svolgere per assicurare l’universalità dei diritti e delle tutele a tutti gli abitanti del nostro paese.
Tutto questo implicherà da parte nostra non solo un grande impegno ma anche una più stretta collaborazione con i comparti ed i territori per finalizzare al meglio il lavoro che si andrà a fare.
Per prima cosa dovrà essere effettuato, con il contributo dei compagnie e delle compagne del Coordinamento Nazionale del Dipartimento per le Politiche del Lavoro, un monitoraggio per regione del precariato esistente (diviso per tipologia lavorativa e possesso o meno del requisito per la stabilizzazione) evidenziando, nello stesso tempo, tutte le problematiche che hanno impedito fino ad oggi a questi lavoratori di completare le procedure concorsuali per la definitiva assunzione a tempo indeterminato.
Un altro aspetto che dovrà essere esaminato ed approfondito riguarda più in generale il rispetto dei diritti contrattuali, sia sul piano normativo che economico da parte dei datori di lavoro che sappiamo in molti casi essere elusi anche attraverso l’uso improprio di forme flessibili di lavoro a termine come la somministrazione, co.co.co, co.co.pro e partite IVA, vaucher, lavoro a chiamata , lavoro intermittente…
Infine, avviare una riflessione sulle privatizzazioni striscianti che continuamente vengono attuate dalle pubbliche amministrazioni affidando attività fondamentali di rilievo come ad esempio i centri per l’impiego o i servizi idrici, a soggetti esterni di natura giuridica diversa, ma sempre privati, come Fondazioni, Aziende, agenzie di somministrazione…
Tutti questi problemi s’intrecciano fortemente con l’iniziativa che da tempo la CGIL Funzione Pubblica ha avviato insieme alla Confederazione sui comportamenti adottati dal Ministero del Lavoro volti ad assicurare comportamenti di “benevolenza” nei confronti dei datori di lavoro (sia pubblici che privati) riguardo la sicurezza nei luoghi di lavoro e per quanto attiene il rispetto delle regole stabilite dal codice civile, dalle leggi e dai contratti, per quanto riguarda il rapporto di lavoro.
Un’iniziativa che ha come tema centrale la questione del funzionamento dei servizi ispettivi del Ministero e, di conseguenza, degli Enti previdenziali e delle Agenzie Fiscali, con i lavoratori addetti sempre di più costretti ad obbedire, a dispetto di quanto stabilito dalla legge, a farneticanti circolari del Ministero del Lavoro volte a ridurre e dimensionare l’operatività degli ispettori per favorire le imprese e mettere in difficoltà i lavoratori che, d’ora in poi, non potranno più denunciare i propri datori di lavoro con la certezza di poter avere poi giustizia per gli abusi subiti.
Avevamo messo in campo una serie di iniziative sindacali e giudiziali che,se sostenute dalla categoria e dalla confederazione nei territori (lettera di Podda e Fammoni sulla illegittimità dei provvedimenti assunti, diffida dei segretari della CdL alle Direzioni Provinciali del Min. Lavoro) avrebbero certamente determinato esiti diversi da quelli che abbiamo poi riscontrato successivamente all’assunzione di quest’impegno, oltre un anno fa.
La questione non è affatto banale perché non solo attiene ad una funzione essenziale svolta dal Ministero del Lavoro per fare rispettare il dettato Costituzionale sul diritto al lavoro, ma anche al futuro delle attività, e dei lavoratori, ad essa preposte.
Si parla, infatti, di svuotamento e smembramento delle attività del Ministero e ricondurre tutte le attività di vigilanza in un ambito che, per quello che sappiamo, rischiano di diventare assolutamente marginali e residuali.
Impedire che ciò avvenga è ancora possibile, nonostante tutto; partendo da quanto avevamo già messo in campo si tratterà di ridare vigore e impulso a quanto fatto, con un rinnovato impegno della categoria nei territori , in particolare svolgendo una forte azione di sollecitazione ai territoriali di FP ed alle Camere del lavoro affinché anch’essi facciano la loro parte.
Per quanto riguarda invece il Centro Nazionale si dovranno coinvolgere su questa tematica non solo i nostri rappresentanti nei CLES e nei comitati provinciali e regionali del Ministero del Lavoro, ma anche i compagni presenti nei CIV degli Enti previdenziali, e dei relativi comitati territoriali, affinché prendano posizione nei confronti di un indirizzo in materia di vigilanza profondamente sbagliato e che al momento non ha ancora un compiuto sostegno legislativo; il tutto in stretto raccordo con il Comparto delle Funzioni Centrali.
Tutto ciò dovrà successivamente tradursi in una nostra iniziativa pubblica, con la partecipazione di tutti i soggetti interessati, non solo per un confronto sulla tematica della vigilanza e dei controlli sulle attività lavorative, a legislazione vigente, ma anche per rilanciare le nostre proposte sul lavoro che non può che essere a tempo indeterminato e garantito sul piano dei diritti e delle tutele, della normativa contrattuale.
Un’altra “buona pratica” che il Dipartimento ha individuato, e che propone in questo caso un forte intreccio con il Comparto degli Enti Locali, riguarda le attività degli Uffici Provinciali del Collocamento (Centri per l’Impiego).
Centri per l’impiego che, per quel che riscontriamo ogni giorno, eccetto alcune situazioni di eccellenza presenti nel territorio (sopratutto nel Centro Nord), generalmente svolgono una attività sostanzialmente indirizzata all’accoglimento ed allo smistamento delle richieste di lavoro, qualche forma di sostegno e tutoraggio, l’avvio delle pratiche per la ds e la CIG; insomma, né più né meno, o poco di più, di quanto già fanno i soggetti privati accreditati ai sensi della legge Biagi.
Ciò per la mancanza di un reale interesse da parte delle Province d’intervenire in maniera consistente e determinata per fare dei Centri per l’impiego un servizio fondamentale volto a promuovere e svolgere attività che favoriscano una più ampia occupazione intervenendo a favorire l’incontro tra la richiesta di chi è in cerca di occupazione e l’offerta di lavoro che potrebbe provenire dal mondo delle imprese e datoriale .
Oggi invece constatiamo che non solo i Centri per l’Impiego non funzionano come dovrebbero ma che, in una condizione di latitanza cronica d’investimenti da parte delle province, tutto ciò non fa che portare ad un ulteriore progressivo depauperamento delle funzioni di guida ed indirizzo, nonché di promozione di efficaci politiche attive per il lavoro, le cui conseguenze (vagheggiate da molti) non solo altro che l’aziendalizzazione o, addirittura, la completa privatizzazione del servizio.
Una idea profondamente sbagliata, su cui però non ci si è mai espressi con chiarezza come categoria, che non può che produrre ulteriori dissesti sia sul piano finanziario (come è già accaduto nel caso delle aziendalizzazioni) che con il peggioramento dei servizi resi.
Nel caso poi dell’ipotesi della cessione del servizio ai privati in base al principio che il “pubblico” deve “governare” e non “gestire”, ci troveremmo di fronte ad una gravissima violazione del ruolo di garanzia che rivestono le Province per quanto riguarda il lavoro, perché nel trasferire le competenze a soggetti privati verrebbe a mancare il fondamentale principio “d’imparzialità” che la Pubblica Amministrazione è chiamata a svolgere e che non può essere assicurata in alcun modo dai soggetti privati operanti nel mercato del lavoro, ivi compresi le associazioni dei datori di lavoro e le organizzazioni sindacali che decidessero di aprire uffici di collocamento .
Occorre quindi intervenire per rivalutare ruolo e funzioni dei Centri per l’impiego per mettere fine ad una situazione che spesso li vede svolgere un ruolo del tutto marginale e non integrato rispetto la Provincia di riferimento.
Il nostro obiettivo è pertanto quello di sostenere con una visione diversa, integrata e di sistema, un’azione che facendo leva sulle competenze istituzionali della Provincia faccia del Centro per l’impiego un terminale operativo di eccellenza in grado di promuovere realmente occupazione.
Così facendo non solo per dare risposte efficaci a tutti coloro che giornalmente si rivolgono ai Centri per l’impiego con la speranza di ottenere un nuovo lavoro, ma anche ai tanti lavoratori che tra mille difficoltà, e senza alcuna prospettiva futura, e con sacrificio personale, continuano ad assicurano il servizio senza che gli venga riconosciuto alcun merito per tutto questo.
Quindi bisognerà lavorare sui piani territoriali di sviluppo chiedendo sedi di confronto in cui affrontare con i soggetti sociali le dinamiche produttive ed occupazionali ed i relativi interventi da mettere in atto per favorire la migliore occupazione (vedi il progetto ANTE-ERTO della provincia di Reggio Emilia) .
Da li far discendere un progetto relativo al Centro dell’Impiego della Provincia in termini di collocamento mirato a determinare le condizioni per un mercato del lavoro accessibile a tutti in cui le politiche d’inclusione sociale e promozione del lavoro diventino i principali veicoli per lo sviluppo delle persone e del territorio.
E’ chiaro quindi che il Collocamento dovrà agire in stretto concerto con l’ufficio dell’assessore preposto, mettendo al centro della propria iniziativa la piena realizzazione dei diritti di cittadinanza , ivi compresi quelli dei lavoratori immigrati.
Inoltre prevedere anche iniziative di promozione d’interventi di varia natura volti a favore dell’inserimento lavorativo dei disabili attivando nel contempo una rete di collaborazione e di sinergie con altri soggetti istituzionali e privati appartenenti al terzo settore, ad iniziare dall’abbattimento delle barriere architettoniche per accedere agli uffici.
Si tratta quindi di verificare rispetto l’esistente quali servizi vanno introdotti e ,se già presenti, se debbono essere modificati; es:
Sulla base di queste argomentazioni si svolgerà nei prossimi mesi l’attività del Dipartimento Welfare- Mercato del Lavoro con una elaborazione teorico/pratica che dovrà essere frutto del continuo scambio di idee notizie ed informazioni tra il Centro Nazionale ed i compagni e le compagne impegnati nel lavoro dei territori
Sarà cura del Dipartimento convocare appena possibile una riunione allargata del Dipartimento per una prima discussione di merito delle tematiche affrontate nella presente nota
p. Segreteria Nazionale FP CGIL Daniele Giordano Dipartimento Welfare -MdL Gian Guido Santucci
Roma, lì 15 gennaio 2010
I recenti provvedimenti assunti dal Governo riguardo l’insieme della Pubblica Amministrazione rendono sempre più incerta la prospettiva di stabilizzazione e di permanenza in servizio alle migliaia di precari dei nostri comparti. In particolare, per le Funzioni Centrali, per via dell’esplicito obbligo di ridurre del 50% la spesa del personale precario, mentre per Sanità ed EE.LL le maggiori difficoltà provengono dai pesanti obblighi derivanti dal rispetto del patto di stabilità, acuiti dai corposi tagli ai trasferimenti erariali, facendo diventare così oltremodo difficile la conclusione dei processi di stabilizzazione.
Per queste ragioni la FP CGIL intende agire, mettendo al primo posto della propria azione sindacale la lotta per la stabilità del lavoro pubblico, anche per difendere quei servizi e prestazioni a carattere universale che oggi sono garantiti a tutti i cittadini e che molti soggetti non disinteressati vorrebbero affidati ai privati, con uno Stato ripiegato in se stesso e con un ruolo sempre più residuale e marginale nella società i cui effetti potrebbero determinare un forte inasprimento delle disuguaglianze sociali esistenti.
Su questi temi la categoria intende promuovere una grande campagna d’informazione nel paese, tra i cittadini, i lavoratori, e nel confronto con le amministrazioni per sollecitare un forte pronunciamento contro questi provvedimenti richiedendo oltre al mantenimento in servizio dei precari, anche la loro stabilizzazione.
Le modalità di questa nostra azione, (in linea con gli obiettivi e il percorso propedeutico per il loro raggiungimento oggetto della riunione del 20 luglio u.s.), illustrate e condivise nel corso della riunione del Dipartimento Welfare- Mercato del lavoro tenutasi lo scorso venerdì 10 settembre, articolano un percorso di iniziativa e di lotta che sarà avviato immediatamente dopo la conclusione delle assemblee regionali, che dovranno concludersi entro i prossimi 10 giorni e con la presenza dei compagni/e del Dipartimento, per illustrare e chiarire i termini di questa vertenza.
Nello specifico:
– Nei luoghi di lavoro dovranno essere subito indette assemblee per spiegare ai tutti i dipendenti il significato di una azione rivolta non solo a difendere i precari bensì l’insieme del lavoro pubblico, chiedendo pertanto appoggio e solidarietà alle iniziative di mobilitazione e lotta che metteremo in campo nelle prossime settimane; non solo, alle amministrazioni dovrà essere richiesto un esplicito pronunciamento nei confronti del Governo riguardo i gravi danni che si andrebbero a determinare, in maniera irreversibile, nella gestione delle attività e dei servizi nel caso dovessero essere allontanati in via definitiva , soprattutto in quelle situazioni dove da anni operano migliaia di precari, per garantire continuità ed efficienza delle prestazioni, il cui lavoro è stato riconosciuto indispensabile e che solo per irragionevoli intromissioni delle autorità di controllo non è stato ancora stabilizzato.
– Nello stesso tempo nei territori dovrà essere avviata una forte iniziativa per chiudere i processi di stabilizzazione già avviati ove ne esistano le condizioni (vedi Vademecum redatto dal Dipartimento Welfare e Mdl), e contrastare ogni iniziativa volta a ricorrere alle privatizzazioni per risolvere il problema della precarietà perché in ogni caso il suo costo peserebbe comunque sul patto di stabilità e con il rischio per i lavoratori di ritrovarsi con contratti di lavoro meno favorevoli senza tutele, diritti e garanzie.
– I precari che sono i protagonisti di questa vertenza dovranno essere aiutati ad assumersi la responsabilità di costruire, con il sostegno della Fp-Cgil le condizioni per un futuro diverso da quello che gli vuole assegnare il Governo diventando il centro dell’attenzione dell’iniziativa politica, della mobilitazione e della lotta che la categoria intende promuovere in tutti i comparti pubblici.
– Questo deve accadere sia nei posti di lavoro che nella popolazione, nelle vie e nelle piazze delle città, davanti ai luoghi d’incontro o istituzionali, rendendoli ben visibili nelle iniziative che andremo a realizzare. Ad esempio, negli uffici, rendendo visibile la loro presenza utilizzando braccialetti o distintivi significativi della loro condizione, raccogliendo firme (a migliaia) per il mantenimento in servizio e stabilizzazione, promuovendo azioni diffuse di volantinaggio dentro e fuori i luoghi di lavoro, presidi davanti alle sedi istituzionali, manifestando in luoghi molto frequentati con un taglio che “colpisca” sul piano comunicativo l’interesse dei mass media.
–
In questo contesto, se vogliamo che i cittadini possano rappresentare l’elemento di novità di questa lotta diventando nostri alleati sottoscrivendo le richieste da inviare al Governo per la revoca delle norme della Finanziaria sul precariato, dovremo convincerli che questa richiesta si rende necessaria se vogliamo che l’economia e lo stato sociale funzionino bene ed in maniera tale da determinare le condizioni per la ripresa e lo sviluppo inclusivo e con progresso del paese.
– Per fare questo dovremo dimostrare quanto affermiamo ripartendo dai contenuti del memorandum evidenziando le innumerevoli contraddizioni contenute nei provvedimenti successivi emanati dal Governo Berlusconi, che nei fatti smentiscono le roboanti dichiarazioni finora fatte sullo stato di salute dell’economia, sul lavoro, sulle riforme, sull’efficienza della PA, sulla inutilità della permanenza in servizio dei precari.
– Soprattutto dovrà essere evidenziato come nei mille aspetti della vita quotidiana nei quali si manifesta l’intervento pubblico, spesso in maniera del tutto inavvertita ed inconsapevole, l’espulsione dal lavoro dei precari potrebbe determinare il peggioramento delle condizioni di vita soprattutto in quei settori della società dove maggiore è la difficoltà di sopravvivenza, come nel caso degli anziani e dei non autosufficienti.
– Per quanto riguarda il Centro nazionale, per aumentare la diffusione delle informazioni e delle notizie tra i precari, nella consapevolezza che l’abituale comunicazione sindacale non è sufficiente, è stata aperta una pagina web sul sito della FP CGIL ( nella home page, a destra tasto “PRECARI” ) dedicata alla vertenza nella quale, oltre alla documentazione più generale, è presente uno spazio che dovrà essere riempito dai territori per socializzare le vertenze aperte sulla stabilizzazione, le informazioni di carattere generale, il calendario delle iniziative che via vai saranno assunte a livello locale; la stessa comunicazione sarà presente sulle pagine di face book del gruppo “MAI PIU’ PRECARIETA'”, mentre nei prossimi giorni analoga iniziativa sarà assunta su twitter.
– Inoltre, sarà presto diffuso in tempi brevissimi il materiale da utilizzare nel corso della vertenza come i fac-simile delle firme da raccogliere a sostegno della permanenza in servizio dei precari, i gadget ed i distintivi da fare indossare agli stessi per significare il loro stato, il fac-simile delle mascherine da indossare nel corso delle manifestazioni da stampare e ritagliare.
– Le iniziative che adotteremo dovranno essere calibrate in crescendo in maniera da concentrare il massimo sforzo per fine novembre/ primi di dicembre con una progressiva elevazione del livello delle manifestazioni che andremo ad effettuare : a settembre/ottobre manifestazioni di breve durata, ma di grande impatto, rivolte a fare conoscere ai cittadini l’esistenza del problema del precariato e le ricadute che si andrebbero a determinare con la loro espulsione dal lavoro e quindi la mobilitazione di tutta la categoria su questa importantissima partita; successivamente, a novembre le manifestazioni saranno più articolate e complesse per rendere ancora più esplicita non solo la presenza di migliaia di persone del pubblico impiego senza occupazione nel prossimo anno se non si troveranno delle soluzioni, ma anche la volontà dei precari, insieme alla categoria ed alla CGIL, di difendere ad ogni costo il proprio lavoro che altri vorrebbero cancellare consegnandogli così un futuro privo di prospettive.
– In questo contesto di mobilitazione la FP CGIL promuoverà nel corso della vertenza due iniziative nazionali per dare un forte impulso alla nostra azione e per sollecitare il Governo a ripensare i provvedimenti assunti sui precari.
– Una prima iniziativa, con la caratteristica della manifestazione-spettacolo, da tenersi a fine ottobre/primi di novembre, con lo scopo di sensibilizzare l’attenzione dei mass media attraverso giornali e televisioni facendo parlare soprattutto i diretti interessati delle proprie condizioni di vita e di lavoro, dei propri sogni infranti, dell’aspirazione a vivere in maniera dignitosa e civile, davanti un pubblico di 3000/5000 persone, anch’esse precarie, ovviamente con il coinvolgimento delle strutture territoriali, e per presentare la piattaforma della categoria contro “la cacciata” dei lavoratori precari e per il superamento della presenza del lavoro “flessibile” in maniera strutturata e continuativa nell’ambito del lavoro pubblico.
– La seconda iniziativa, che assumeremo a fine novembre/primi di dicembre, in concomitanza con la discussione della Finanziaria , in assenza di ripensamenti da parte del Governo, dovrà essere caratterizzata da una massiccia presenza di precari a Roma per manifestare il proprio dissenso alla scelta del Governo di licenziare nel pubblico impiego, accompagnando il tutto da una serie di iniziative a sostegno di questa mobilitazione, che andranno individuate nel corso delle prossime settimane.
– E’ evidente che vista la complessità della vertenza ed il notevole impegno che è richiesto per la sua costruzione si rende necessario che le strutture regionali comunichino nel più breve tempo possibile, entro lunedì prossimo i nominativi dei referenti territoriali del centro nazionale per la gestione della vertenza in ciascuna regione, nonché l’indicazione delle disponibilità per le assemblee regionali di cui alla presente nota .
Per la segreteria FP CGIL Fabrizio Fratini per il Dipartimento Welfare- MdL Gian Guido Santucci
Roma, lì 14 settembre 2010
Ieri la Camera ha approvato definitivamente il disegno di legge n. 1141 quater, meglio conosciuto come Collegato Lavoro. Un testo che assesta un colpo doloroso al sistema dei diritti e delle tutele, a partire dall’arbitrato, prevedendo il pronunciamento del lavoratore nel momento in cui più è debole la sua posizione. Non è difficile immaginare i ricatti e le pressioni a cui sarà sottoposto il lavoratore, soprattutto in questa negativa congiuntura economica.
Anziché proporre politiche attive sul lavoro, sostegni al reddito per lavoratori coinvolti nella crisi o disoccupati, una vera politica di sviluppo in tutti i settori (basata su ricerca, innovazione, formazione permanente), si continua su una strada che ha come palese obiettivo il superamento della legge 300 del 20 maggio 1970 (lo statuto dei lavoratori), che si intende sostituire con lo statuto dei lavori del Ministro Sacconi.
Il disegno è chiaro: meno diritti e tutele, superamento dei contratti collettivi nazionali di lavoro, ritorno a una concezione del lavoro come semplice fattore della produzione e, attraverso l’apprendistato a 15 anni e la controriforma Gelmini, a una scuola di classe.
Per questi ragioni, dopo il sit in di ieri a Montecitorio, le iniziative di lotta, di mobilitazione, di contrasto, dovranno continuare e intensificarsi.
Roma, 20 ottobre 2010
Oggi in tutte le piazza d’Italia, davanti a questure, prefetture e Ministero degli Interni, i lavoratori precari del Ministero degli Interni hanno portato in piazza i loro uffici per dimostrare ai cittadini italiani la necessità e l’importanza del loro lavoro.
I servizi erogati dai lavoratori a tempo determinato sono indispensabili per i cittadini italiani e per i lavoratori immigrati. Alla fine dell’anno questi lavoratori potrebbero essere mandati a casa e i servizi chiusi con grave danno per i cittadini.
I lavoratori, Fp-Cgil, Fp-Cisl e Uil-Pa, chiedono al Governo di mantenere i servizi e confermare contratti a tempo determinato. Dopo questa giornata di mobilitazione, in attesa di risposte che ancora non giungono, i lavoratori e le organizzazioni sindacali continueranno la loro lotta per i servizi e il posto di lavoro.
Roma, 29 Ottobre 2010
Nel quadro delle iniziative che vedono il forte impegno della Funzione Pubblica CGIL per il mantenimento in servizio e la stabilizzazione dei lavoratori precari presenti nei nostri Comparti, vi ricordiamo la giornata di Sabato 9 aprile nel corso della quale si manifesterà nelle principali piazze italiane affinché siano riconosciuti ai precari ed ai disoccupati i diritti che oggi gli sono negati.
Un’ iniziativa importante che, per la prima volta, metterà insieme tante realtà diverse, con un unico comune obiettivo: essere in tanti e determinati a lottare con la CGIL per costruire una nuova condizione di sviluppo nel paese che privilegi la ricerca e la conoscenza, la stabilità del lavoro, una presenza dello Stato in grado di garantire ai cittadini l’effettività di eguali condizioni di vita ed opportunità.
Per questa ragione è importante che nel corso delle manifestazioni, siano ben visibili e presenti i precari della Funzione Pubblica, e che possano avere la possibilità di parlare della loro situazione nel corso dei comizi conclusivi.
Successivamente a questo appuntamento, la nostra iniziativa proseguirà, oltre che sul piano politico per modificare gli attuali vincoli di legge sul lavoro precario, a dare voce e volto alle migliaia di precari pubblici in preda ai quotidiani problemi di un lavoro sempre più malagevole, e della loro e difficoltà d’incontrare il sindacato.
Difficoltà facilmente intuibile, legata alle pressioni e ai ricatti che si subiscono quanto più il lavoro è precario e senza tutele.
Per questa ragione, oltre a prevedere una specifica iniziativa nazionale della categoria che si svolgerà prima dello sciopero generale del 6 maggio p.v. abbiamo inteso affiancare al Blog operante su Facebook “MAI PIU’PRECARIETA'” una rivista “Precarietà Informata”, che da Mercoledì prossimo potrete trovare sul sito www.precarietainformata.it , non solo per dare informazione su tutto ciò che avviene in tema di lavoro precario sul piano politico e sindacale, ma soprattutto per stimolare il dialogo, la partecipazione e la presa di coscienza, sia per quanto riguarda gli aspetti lavorativi che per le condizioni di vita.
Una rivista, aperta alla collaborazione di tutti coloro che vorranno intervenire su questa importante problematica, sia scrivendo articoli, che suggerendo modifiche o cambiamenti utilizzando l’apposita mail.
Ci auguriamo che già dalle prossime settimane, l’iniziativa di questa rivista possa rappresentare un importante stimolo per promuovere una nuova consapevolezza tra i precari, riguardo al loro ruolo, e la loro presenza nella Pubblica Amministrazione.
Per la Fp la battaglia del superamento del ricorso al lavoro precario, nell’interesse della collettività, scongiurando il licenziamento di massa delle lavoratrici e dei lavoratori, il depotenziamento dei servizi pubblici, sarà centrale nell’agire della categoria.
Il Segretario Nazionale Fp-Cgil Fabrizio Fratini Dip.to Welfare – Mercato del Lavoro GianGuido Santucci
Roma 5 Aprile 2011
In data 22 maggio 2007 alle ore 13,00 presso la sede del Comune di Pistoia si sono incontrati:
per l’Amministrazione:
Il Sindaco Renzo Berti,
il Direttore Generale Renzo Ferri,
il Segretario Generale Carlo Ferrari,
il Vice Segretario Generale Saverio Fiacconi.
Per le OOSS:
C.G.I.L., C.I.S.L. e U.I.L : Quiriconi Daniele, Baldi Fabrizio, Tuci Mario e Macrì Giuseppe ;
per la Funzione Pubblica C.G.I.L., C.I.S.L. e U.I.L: Matteini Andrea, Biagini Silvia, Zei Guglielmo, Bugelli Franco
per la R.S.U.: Miniati Enrico, Fantacci Stefano, Galassi Enrico
L’Amministrazione Comunale, le OO.SS.e la R.S.U. concordano di operare per dare seguito sia alla stabilizzazione delle figure assunte in modo precario, dando la più ampia applicazione alle possibilità offerte dal comma 558 e seguenti della Legge Finanziaria, nell’ambito di un programma triennale 2007-2008-2009, sia alla copertura dei posti vacanti utili al fabbisogno del personale.
Gennaio 2007
A distanza di poco tempo dall’approvazione definitiva della Legge Finanziaria 2007, vale la pena, come ci eravamo ripromessi, esaminare più da vicino i cambiamenti cui essa è andata incontro durante l’iter parlamentare. Per compiere questa comparazione, facciamo riferimento al testo definitivo licenziato dalla Camera il 21 dicembre 2006 e la nota che avevamo prodotto e diffuso (Allegato 1) all’inizio di novembre, prima che il provvedimento finisse la prima lettura alla Camera e però con già significativi emendamenti presentati e di cui avevamo tenuto conto in quella breve nota.
Per dare un giudizio di estrema sintesi, possiamo dire che l’impianto sostanziale della manovra non è granchè cambiato, se si eccettuano alcune parti che riguardano più da vicino proprio l’organizzazione del settore pubblico e il lavoro pubblico, anche se il testo finale si è reso molto più complesso per l’inserimento di moltissime disposizioni particolari e specifiche, che hanno fatto sì che ora più che alla legge di bilancio dello Stato questa Finanziaria assomiglia ad un provvedimento “omnibus”. Basta pensare che si è passati da una formulazione iniziale costruita su 217 articoli ad un testo finale composto da un articolo ( dovuto al meccanismo di apposizione della fiducia) e ben 1364 commi. Da qui anche la sacrosanta discussione, sollecitata dallo stesso Presidente della Repubblica, per giungere ad una riformulazione delle caratteristiche della manovra di bilancio.
Tornando ora all’impianto della manovra, essa viene confermata non solo nelle sue dimensioni, ma, salvo alcuni ritocchi, anche nelle sue parti portanti: rimodulazione dell’IRPEF e degli assegni familiari, lotta all’evasione e all’elusione fiscale, riforma dell’imposizione sui redditi da capitale, patto di stabilità per gli Enti Locali territoriali, sanità, entrate in materia previdenziale, riduzione del cuneo fiscale e contributivo per le imprese, partenza della previdenza complementare e Fondo per il TFR gestito dall’INPS, interventi per l’occupazione, il Mezzogiorno e le politiche sociali. Per questo non torniamo su questi punti e rinviamo a quanto già elaborato a suo tempo.
Ci sembra invece utile approfondire le questioni relative all’organizzazione delle Pubbliche Amministrazioni e al lavoro pubblico ( nonché su altri diversi provvedimenti), non solo perché sono quelle che ci riguardano più da vicino, ma anche perché esse hanno subito mutamenti, a volte anche significativi. Le modifiche introdotte migliorano questi punti della manovra anche se, tuttavia, permangono aspetti negativi e larghe insufficienze, testimoniando che c’è una partita aperta, che non è ancora risolto il conflitto tra chi approccia al tema del ruolo e del lavoro pubblico in termini di una sua riduzione e compressione di costi e chi, invece, guarda ad un’ idea di riforma delle Pubbliche Amministrazioni e di valorizzazione del lavoro. Una partita che peraltro ha avuto un ulteriore sviluppo con la firma sul ” Memorandum d’intesa sul lavoro pubblico e riorganizzazione delle Amministrazioni Pubbliche”, che ha rafforzato la nostra impostazione centrata sulla contrattazione dei processi di riorganizzazione delle PP.AA.
Razionalizzazioni e riorganizzazioni delle Pubbliche Amministrazioni
Su questo terreno diverse sono le novità intervenute rispetto alla prima stesura del disegno di legge Finanziaria. Su alcune questioni registriamo positivamente il fatto che si sono fermate o cambiate nelle sostanza scelte che non condividevamo e che abbiamo ritenuto sbagliate sin dall’inizio. In particolare, ci sembra utile segnalare:
– con il comma 195, si evita un rischio che avevamo evidenziato come molto negativo rispetto alla possibile esternalizzazione e/o privatizzazioni delle funzioni catastali nel momento del loro passaggio agli Enti Locali. Infatti il testo approvato recita testualmente che ” al fine di evitare maggiori oneri a carico della finanza pubblica,resta in ogni caso esclusa la possibilità di esercitare le funzioni catastali affidandole a società private, pubbliche o miste pubblico-private”. Ci pare interessante notare non solo il fatto che vengono escluse tutte le forme possibili di esternalizzazioni ( comprese eventuali società pubbliche), ma anche la motivazione con la quale si compie questa scelta, che coglie uno dei nostri ragionamenti di fondo a proposito delle esternalizzazioni, e cioè che esse,il più delle volte, si risolvono in un aggravio di costi per le PP.AA.;
– sono “saltate” le norme relative alla soppressione della presidenza e dei consigli di amministrazione degli enti pubblici non economici nazionali. Tali norme, pur non riferendosi all’Istat, alle università, agli Enti previdenziali e all’Inail, erano infatti indicative di un approccio decisamente ragionieristico al tema della riorganizzazione degli Enti pubblici non economici;
– con il comma 469, si soprassiede allo scioglimento dei comitati centrali, regionali e provinciali dell’INPS e dei comitati di vigilanza INPDAP per affidare ad una fase successiva il ” riordino, semplificazione e razionalizzazione degli organismi preposti alla definizione dei ricorsi in materia pensionistica”.
Inoltre, su altre due rilevanti questioni che attengono alla riorganizzazione dei ministeri e delle agenzie, ad eccezione delle Agenzie fiscali, pur confermandosi orientamenti da noi non condivisi, si attenuano la portata dei provvedimenti:
– il primo è quello relativo alla riduzione del 15% dei lavoratori nelle funzioni di supporto, obiettivo che viene ribadito nel comma 404, ma con l’introduzione di un riferimento ai processi di formazione e riconversione del personale e con una riduzione dell’impatto, prevedendo che esso si realizzi “in misura non inferiore all’8% all’anno”, fino al raggiungimento del 15%;
– il secondo si riferisce alla determinazione degli ambiti territoriali ottimali degli uffici periferici del ministero dell’Interno, dove viene eliminato, con il comma 425, il criterio puramente quantitativo della popolazione residente non inferiore a 200.000 abitanti.
Politiche dell’occupazione nelle PP.AA. e stabilizzazione del lavoro precario
Su questi temi, sia pure in modo limitato, emergono delle correzioni rispetto ai vincoli fissati nel testo iniziale, a partire dalle politiche occupazionali nelle Amministrazioni centrali: con il comma 514 viene autorizzata l’assunzione di un contingente di 600 vigili del fuoco dal 1° luglio 2007; con il comma 530 si stabilisce che una quota parte delle risorse previste per specifici programmi di assunzione è destinata alle agenzie fiscali, per potenziare l’opera di contrasto dell’evasione ed elusione fiscale; con il comma 544, per sostenere le politiche di contrasto del lavoro sommerso e di prevenzione degli incidenti sul lavoro e del fenomeno delle morti bianche, si autorizza il Ministero del Lavoro ad immettere in servizio, a partire dal 2007, fino a 300 unità di ispettori del lavoro risultati idonei oltre a quelli assunti e previsti dai concorsi pari a 795 posti. Sono provvedimenti parziali, ma che iniziano a riscoprire, se si vogliono perseguire determinate politiche di interesse generale, che esse possono realizzarsi solo attraverso il potenziamento del lavoro pubblico.
Lungo la stessa linea si muove il comma 524 che rimuove il blocco del turn-over per i segretari comunali e provinciali.
Più interessante, poi, è quanto previsto in materia di stabilizzazione del lavoro precario. In particolare, qui, il punto di novità è rappresentato dall’istituzione del “Fondo per la stabilizzazione dei rapporti di lavoro pubblici”. I commi 417-420 introducono questo meccanismo, che è importante soprattutto dal punto di vista programmatico, nel senso che si inizia a prefigurare il percorso da noi rivendicato, e che trova sostegno nei contenuti del “memorandum” per il lavoro pubblico e la qualità delle PP.AA., e cioè il fatto di giungere ad un vero e proprio piano di legislatura per assorbire e stabilizzare il lavoro precario. Il Fondo ha a disposizione risorse inizialmente assai limitate, pari a 5 mln. di euro, che sono integrate da due ulteriori canali di finanziamento derivati dal risparmio di interessi provenienti dalla riduzione del debito pubblico conseguenti, il primo dal versamento del 20% delle somme giacenti nei cosiddetti “conti correnti dormienti”, il secondo dal versamento del 5% dei dividendi delle società pubbliche eccedenti rispetto agli obiettivi dell’indebitamento delle PP.AA. definiti nel DPEF. Il Fondo, che verrà attivato con un DCPM da adottare entro il 30 aprile 2007, riguarderà l’insieme delle PP.AA. e, coerentemente, prevede che quelle Amministrazioni che usufruiranno di tali risorse non potranno fare ricorso a nuovi rapporti di lavoro precari per i 5 anni successivi.
L’idea di un Fondo per la stabilizzazione riprende e rafforza una riflessione ed una ricerca che, come F.P. Cgil, stavamo svolgendo per costruire efficaci politiche di attacco alla precarietà nelle Pubbliche amministrazioni e che aveva portato a delineare l’esigenza di uno specifico strumento contrattuale il quale, a questo punto, diverrebbe sinergico con quanto previsto dalla Legge finanziaria.
Ad integrazione di quest’impostazione, il comma 529, relativo alle Amministrazioni centrali, e quello 560, che si riferisce agli Enti Locali, stabiliscono che, a fronte di assunzioni a tempo determinato, il 60% di esse deve essere riservato a lavoratori con i quali le Amministrazioni hanno stipulato co.co.co., per la durata complessiva di almeno un anno e in posizioni di lavoro di fatto attinenti alle ordinarie attività di servizio. Infine, sulla base del comma 528, i contratti di formazione-lavoro possono essere convertiti in contratti a tempo indeterminato, nei limiti dei posti disponibili in organico, e, comunque, in attesa della conversione, sono prorogati al 31 dicembre 2007.
Elemento poco comprensibile, infine, è l’abrogazione del Fondo per la mobilità del personale pubblico
Rinnovi contrattuali
Sotto questo aspetto, oltre la conferma delle risorse per il rinnovo contrattuale del biennio 2006-2007, va sottolineato l’importanza di quanto disposto dal comma 548, che fissa in modo preciso la procedura di certificazione dei contratti collettivi nazionali, che ” in ogni caso …divengono efficaci trascorso il cinquantacinquesimo giorno dalla sottoscrizione dell’ipotesi di accordo”. Infatti la procedura di certificazione deve concludersi entro 40 giorni dalla sottoscrizione dell’ipotesi d’accordo, decorsi i quali i contratti sono efficaci, fermo restando che, ai fini dell’esame dell’ipotesi d’accordo da parte del Consiglio dei Ministri, tale termine può essere sospeso una sola volta e per non più di 15 giorni, per motivate esigenze istruttorie dei comitati di settore o del Presidente del Consiglio dei Ministri. In questo caso, l’ARAN provvede a fornire i chiarimenti richiesti entro i successivi 7 giorni e la deliberazione del Consiglio dei Ministri deve arrivare entro 8 giorni dalla ricezione dei chiarimenti richiesti o dalla scadenza del termini assegnato all’ARAN, fatta salva l’autonomia negoziale delle parti in ordine ad un’eventuale modifica delle clausole contrattuali.
Questo risultato, che finalmente costruisce un elemento di certezza rispetto ai tempi di conclusione delle vertenze contrattuali, arriva a seguito di una forte iniziativa della categoria che, come avete ben presente, era arrivata ad attivare le procedure per la proclamazione dello sciopero generale proprio per risolvere tale questione.
Altri diversi provvedimenti
Sotto questo capitolo prendiamo in esame diversi singoli interventi, vuoi perché costituiscono modifiche significative in un quadro di provvedimenti di settore rimasti sostanzialmente immutati rispetto alla stesura iniziale del disegno di legge Finanziaria (vedi il caso dei tickets nella sanità) o, perché, pur essendo stati inseriti in modo estemporaneo e disorganico nella Finanziaria sono però questioni decisamente significative ( è il caso del provvedimento sulla raccolta differenziata dei rifiuti o della tassazione sulle bottiglie di acqua minerale).
Da questo punto di vista, ci pare opportuno segnalare:
– il comma 796 lettera p) dispone di non procedere all’ipotizzato ricorso al ticket di 41 euro per le prestazioni erogate al pronto soccorso ospedaliero non seguite da ricovero e codificate come codice verde e di esentare dal pagamento del ticket “sul codice bianco” di 25 euro i minori di età inferiore a 14 anni;
– il comma 787 recepisce quanto da noi richiesto, congiuntamente alle Organizzazioni datoriali di riferimento, in materia di progressivo superamento del regime contributivo a salario medio convenzionale per i lavoratori soci delle cooperative sociali;
– i commi 909-911 intervengono in materia di gare di appalto di lavori pubblici, servizi e forniture introducendo il principio che gli Enti aggiudicatori, sia nella fase di predisposizione delle gare d’appalto sia nella valutazione dell’anomalie delle offerte, sono tenuti a valutare che il valore economico sia conforme al costo del lavoro come determinato dalle tabelle ministeriali sulla base della contrattazione collettiva nazionale e delle norme in materia previdenziale ed assistenziale. Inoltre, si rafforzano le norme di responsabilità del committente rispetto agli appaltatori e subappaltatori, sancendo che il committente è obbligato in solido entro il limite di due anni di cessazione dell’appalto a corrispondere ai lavoratori i trattamenti retributivi e i contributi previdenziali dovuti;
– i commi 1108 e 1109 intervengono in materia di raccolta differenziata dei rifiuti urbani, stabilendo che la percentuale di riferimento sul totale della raccolta sia innalzata al 40%, 50% e 60% rispettivamente per gli anni 2007, 2009 e 2011;
– il comma 1284 istituisce un fondo di solidarietà per il finanziamento di progetti nazionali ed internazionali per l’accesso alle risorse idriche, finanziato con un contributo pari a 0,1 centesimi di euro per ogni bottiglia di acqua minerale o da tavola in materiale plastico venduta al pubblico. Questo principio innovativo di contributo per progetti di accesso all’acqua è stato avanzato, sia pure con ben altra consistenza di risorse, nella proposta di legge di iniziativa popolare per l’acqua pubblica, di cui siamo tra i promotori.
Esaurito il termine ultimo per la presentazione degli emendamenti è ora in corso al Senato l’esame della Finanziaria 2008 (ddl. 1817) presso la 5a Commissione Bilancio.
Il calendario dei lavori fissato dalla Conferenza dei Capigruppo ha stabilito che la Commissione dovrà concludere l’esame dei documenti finanziari entro mercoledì 31 ottobre per poi iniziare l’esame in Aula a partire dal prossimo lunedì 5 novembre per proseguire fino al 14 novembre.
La mobilitazione di queste settimane dei lavoratori pubblici per il rinnovo dei contratti e per eliminare la piaga del precariato, culminata nella manifestazione dello scorso 26 ottobre a Roma, nonché la forte iniziativa della categoria nei confronti della Presidenza del Consiglio e delle diverse forze politiche per modificare la Finanziaria in modo da renderla coerente al Memorandum sul lavoro pubblico, deve determinare una nuova attenzione e disponibilità al dialogo ed al confronto, da parte del Governo, soprattutto per quanto riguarda il precariato; disponibilità che, in ogni caso, dovrà essere verificata sul piano della concretezza normativa nel corso dei lavori in Commissione Bilancio e nella discussione che seguirà in Aula al Senato.
Come categoria abbiamo inviato le nostre osservazioni e proposte a tutti i Gruppi della Maggioranza e parte di queste sono state assunte dagli emendamenti di Sinistra Democratica-Verdi-PdCI e Rifondazione presentati la scorsa settimana al Senato, sul tema delle risorse da accantonare per il biennio contrattuale 2008-2009 e sulla stabilizzazione del personale precario operante nelle Pubbliche Amministrazioni, non solo a tempo determinato o co.co.co.
Rimane aperto soprattutto il problema dell’art 87 che attiene alla possibilità di esternalizzare i servizi pubblici d’interesse generale, su quale c’è la nostra assoluta contrarietà in quanto, con questa norma, si consentirebbe alle amministrazioni di privatizzare tutte le attività riferite ai servizi rivolti ai cittadini, ivi compresi i servizi sociali alla persona, i servizi anagrafici, gli asili nido e le materne comunali.
Se non modificata, la natura dell’articolo potrebbe inoltre rendere assai difficile la stabilizzazione del precariato in ambito pubblico, soprattutto negli Enti Locali e nella Sanità.
Come è noto a tutti, è possibile che i nodi della crisi politica che investe l’attuale Governo esplodano in sede di discussione della Finanziaria al Senato.
Il nostro auspicio è che in ogni caso sia approvata la manovra con le correzioni richieste dal sindacato, e che prevalga tra le forze politiche il senso della responsabilità e la comune volontà di non tradire le aspettative dei cittadini ad avere una pubblica amministrazione rinnovata, più moderna ed efficiente, con servizi in grado di rispondere all’esigenza sempre più ampia di sviluppo sociale ed economico.
Sarebbe grandemente utile se a livello territoriale si aprissero confronti con Partiti e parlamentari per sostenere le nostre proposte e smuovere la pigrizia della politica riguardo le richieste di valorizzare il servizio ed il lavoro pubblico.
p. Segreteria Nazionale FP CGIL
Mauro Beschi
Dip. Welfare Mercato del Lavoro
Gian Guido Santucci
Roma, lì 29 ottobre 2006
Leggendo la recente Circolare n. 5/2008 del Dipartimento della Funzione Pubblica
si evince con chiarezza un atteggiamento volto a dare un’interpretazione restrittiva alle disposizioni della Finanziaria 2008 in tema di stabilizzazioni, contraddicendo in questo modo il Memorandum Governo-Sindacati per la valorizzazione del lavoro pubblico e tutte le norme che sono state successivamente predisposte per attuarne i contenuti, ad iniziare dalla Finanziaria 2007.
Se dovesse prevalere questa impostazione, sarebbe indubbiamente più difficile dare luogo al riordino della Pubblica Amministrazione previsto in quella intesa per rilanciare il ruolo e la funzione sociale del servizio pubblico, attraverso interventi che, oltre alle stabilizzazioni, consentano la crescita e la valorizzazione professionale degli addetti ed interventi migliorativi dell’organizzazione del lavoro, mediante l’attuazione di processi di semplificazione delle procedure e di qualificazione dei servizi resi ai cittadini.
Al riguardo la Cgil riafferma tutto il proprio impegno per la stabilizzazione del personale precario, a fronte di tipologie lavorative di carattere continuativo senza il quale non sarebbe possibile fornire in moltissime realtà servizi fondamentali, anche di natura essenziale; lo stesso riguardo il delicato tema delle esternalizzazioni che, come è noto, si sono rivelate, il più delle volte, non altro che fonte di sprechi e di diseconomie di spesa per le amministrazioni, mentre per i lavoratori interessati spesso ha significato minori diritti e tutele contrattuali.
Nel merito della citata Circolare vogliamo segnalare alcuni punti che, a nostro giudizio, n’evidenziano le incongruenze e, di conseguenza, lo scarso valore interpretativo nonostante la solerzia mostrata nella sua redazione da parte dei dirigenti del Ministero, pur in questa delicata fase di cambio di Governo.
Innanzitutto l’affermazione relativa a ” la stabilizzazione del personale non costituisce affatto un obbligo per l’amministrazione ” evidenzia una prima contraddizione rispetto l’impegno delle Amministrazioni di avviare, nell’ambito dei piani occupazionali per gli anni 2008,2009 e 2010, piani per il progressivo assorbimento del precariato (art.3, commi 90,92,94 e 106) .
E’, infatti, assolutamente impensabile escludere dai processi assunzionali coloro che da anni, anche se da precari, svolgono funzioni e tipologie lavorative di carattere continuativo e di natura subordinata proprie delle amministrazioni, anche in conseguenza della previsione normativa sulle dotazioni organiche e l’individuazione dei relativi fabbisogni fatta dal dlgs 165/2001.
In ragione di ciò, contrariamente a questa singolare dichiarazione della Funzione Pubblica, è evidente che il lavoratore, la cui attività rientrerà tra quelle previste nella rideterminazione dei fabbisogni, avrà una sicura aspettativa di stabilizzazione; anche nel caso di tipologie lavorative diverse da quelle stabilite con i commi 94 e 106 della Finanziaria 2008, pur dovendo attenderne la definizione dei requisiti e delle esperienze professionali con il DPCM che dovrà essere emanato entro il 30 giugno di quest’anno.
Ciò nonostante, qualora dovesse accadere che in qualche realtà, pur ricorrendone i presupposti, i lavoratori interessati dovessero essere esclusi dalle stabilizzazioni, la CGIL si farà carico di tutelarne gl’interessi nelle forme e nei modi stabiliti dalla legge.
Da questo presupposto discende una diversa lettura della norma rispetto al Dipartimento della Funzione Pubblica; una lettura che è precisamente quella che abbiamo sempre sostenuto con i nostri documenti e con l’azione che abbiamo svolto nei confronti delle controparti che riguarda l’obbligo alla stabilizzazione di tutte le attività istituzionali svolte attraverso il ricorso al lavoro precariato.
Un altro aspetto discutibile che vogliamo evidenziare riguarda il negare che la trasformazione dei co.co.co in tempi determinati, utilizzando i commi 525 e 560 della Finanziaria 2007, consenta l’acquisizione del diritto alla stabilizzazione al compimento dei tre anni di anzianità, in aperta contraddizione con il parere della Ragioneria Generale dello Stato che indica questa soluzione come una modalità da perseguire in termini di ” pre-stabilizzazione”.
Un altro problema riguarda i co.co.co che abbiano maturato il requisito dei tre anni, e quindi la possibilità di partecipare ai concorsi pubblici; a nostro giudizio, riguardo a questa particolare problematica, sulla base dei pareri e delle Circolari emessi in queste ultime settimane, una delle soluzioni percorribili può consistere nel trasformare questi lavoratori in tempi determinati in modo da mantenerli in servizio, se scaduti, in coerenza con le nuove indicazioni normative cui all’art 3 comma 76 della legge Finanziaria, fino all’espletamento del concorso pubblico con riconoscimento di punteggio per il servizio prestato come co.co.co ai sensi del comma 106, lettera b), oppure fino alla maturazione di tre anni come tempo determinato.
Tutto questo, nonché le ulteriori “sottolineature ” riportate nella Circolare, evidenziano la necessità di una grande fermezza da parte della CGIL nel difendere una impostazione, più volte illustrata nei nostri comunicati, che vede nella eliminazione del precariato un fattore di cambiamento e valorizzazione del lavoro pubblico nell’ambito di un sistema di regole sul lavoro condiviso e rispettato da tutti; è necessario che questo percorso sia definito e completato entro quest’anno per sgombrare il campo di questo problema ed aprire finalmente il confronto con il Governo sul tema dei servizi, della loro erogazione, nonché del giudizio dei cittadini sulla loro qualità.
Per quanta riguarda invece le internalizzazioni le affermazioni contenute nella Circolare possono, in base ad una lettura affrettata, portare ad escluderne la praticabilità; a nostro giudizio, rispetto alle chiare affermazioni del Memorandum, non esistendo alcuno specifico riferimento normativo è possibile percorrere la strada delle reinternalizzazioni, pur con difficoltà, utilizzando le vigenti disposizioni in tema di diritto del lavoro.
In base alle prime esperienze fatte in questi mesi possiamo ipotizzare, salvo verifica, che sia possibile riportare in ambito pubblico i lavoratori già dipendenti delle società esternalizzate attivando procedure concorsuali ad evidenza pubblica ed il riconoscimento di un punteggio per il servizio prestato; ovvero, in caso di qualifiche per le quali l’accesso è direttamente dal collocamento, l’eventuale utilizzo delle modalità previste dall’art 2112 del codice civile riguardanti il trasferimento dell’azienda.
E’ evidente che essendo questa una prima fase, sui processi di reinternalizzazione occorrerà una grande attenzione e prudenza, nonché l’elaborazione di un comune giudizio della categoria sui percorsi da intraprendere.
Da ultimo, rispondendo alle numerose richieste di chiarimento pervenuteci da parte dei territori, ricordiamo a tutte le strutture in indirizzo che il termine del 30 aprile per la definizione dei fabbisogni e dei piani occupazionali è ordinatorio, ma non perentorio.
Questo significa che laddove non si è ancora giunti a perfezionare gli accordi sui piani occupazionali è ancora possibile lavorare per giungere ad un’intesa, purché in termini temporali accettabili, senza dover incorrere da parte delle amministrazioni in sanzioni od a procedimenti di nullità delle deliberazioni assunte.
Con la riserva di ulteriori comunicazioni
Per il Dipartimento Welfare-MdL
Gian Guido Santucci
Roma 30 aprile 2008
Le recenti prese di posizione del Ministro della Funzione Pubblica Brunetta nonché di Maurizio Sacconi, Ministro del Lavoro, ipotizzano per l’immediato futuro drastici cambiamenti alle regole che attengono il funzionamento della Pubblica Amministrazione e del Mercato del Lavoro facendo carta straccia del Memorandum Governo-Sindacati sulla valorizzazione del lavoro pubblico; tutto ciò cavalcando un attacco mediatico e politico ad una Pubblica Amministrazione ritenuta incapace di svolgere il proprio compito di erogare servizi ai cittadini e segnata da assenteisti e nulla facenti.
Nella consapevolezza di quanto sia profondamente sbagliata ed offensiva questa analisi del Governo nel generalizzare i comportamenti negativi di pochi a tutto il lavoro pubblico, in questa sede ricordiamo che da tempo immemorabile esistono nei nostri contratti collettivi gli strumenti di misurazione e valutazione del lavoro prestato, nonché le misure da adottare nei confronti di chi non lavora, sia per i dipendenti che per la dirigenza; certo questi strumenti possono essere migliorati ma se non sono stati applicati le colpe non possono certo essere ascritte al sindacato od ai lavoratori.
Le responsabilità sono altrove, soprattutto nell’eccessiva ingerenza della politica che negli anni ha condizionato gli atti gestionali delle amministrazioni in un continuo crescendo.
Le numerose incongruità che riscontriamo nel “piano industriale di riordino della Pubblica Amministrazione ” inducono a pensare che in realtà il vero obiettivo di questa iniziativa sia il drastico ridimensionamento del servizio Pubblico per dirottare le risorse risparmiate a favore delle imprese che già oggi, a detta di Confindustria, sono pronte a gestire in prima persona le attività oggi gestite dagli Enti Pubblici, tra le quali: i Servizi pubblici locali, i servizi alla persona, le scuole dell’infanzia ed i nidi, i servizi sanitari ed i servizi idrici, la polizia municipale, e tanto altro ancora.
Alla luce di ciò appare sempre più probabile che uno dei prossimi atti che adotterà il Governo sia quello di procedere al blocco, anche temporaneo, delle assunzioni nella Pubblica Amministrazione.
Per questa ragione riteniamo utile, sulla base del Memorandum e delle ultime Leggi Finanziarie, che siano conclusi nei nostri settori, nel più breve tempo, le intese sui piani occupazionali relativi al triennio 2008-2010 ( comma 94 -art 3, legge 244/2007) ed i relativi accordi sulle procedure di stabilizzazione del personale precario, anche attraverso l’impegno al mantenimento in servizio dei lavoratori interessati fino alla definitiva conclusione dei procedimenti di stabilizzazione.
Si tratta infatti di sanare una situazione che, qualora non portata a conclusione, rischierebbe di pregiudicare servizi e prestazioni indispensabili per i cittadini.
Oggi, al di là delle dichiarazioni del ministro di turno, sono obiettivamente più forti i rischi di una forte riduzione della possibilità di erogare servizi pubblici qualora dovesse affievolirsi la prospettiva di stabilizzazione di coloro, anche se precari, che da anni svolgono attività e funzioni fondamentali nelle nostre amministrazioni.
Su questa delicatissima partita si gioca in buona parte il futuro della coesione sociale del nostro paese; molte forze si muovono con il preciso intento di ridimensionare il ruolo della pubblica amministrazione, anche attraverso politiche di forte deregolazione, sminuendo il ruolo della contrattazione collettiva e dei contratti, cercando di incrinare in questo modo il potere di rappresentanza del sindacato all’interno del lavoro pubblico.
Per questa ragione è necessario riaffermare una forte iniziativa sindacale nei posti di lavoro che, a partire dalle condizioni di precarietà presenti, riprenda i temi già contenuti nel Memorandum riguardo il buon funzionamento degli uffici, in occasione del confronto previsto dal comma 94 su piante organiche ed organizzazione del lavoro al fine di determinare nuovi assetti funzionali, anche attraverso processi di riorganizzazione, in grado di fornire servizi più efficaci alla cittadinanza e difendere ruolo e dignità professionale per i dipendenti.
Il Dipartimento Welfare-Diritti, Lavoro rimane a disposizione per fornire ogni ulteriore chiarimento e ad assicurare la propria partecipazione alle iniziative che saranno assunte al riguardo dai territori.
Per la Segreteria Nazionale FP CGIL Mauro Beschi
Per il Dipartimento Welfare-Mdl Gian Guido Santucci
Roma 12 giugno 2008
Come abbiamo già riportato in un ns. precedente comunicato dell’ottobre 2009, a seguito della crisi economica che investe il paese, anche le aziende e gli enti di proprietà pubblica si trovano a fare i conti con bilanci in dissesto e con la necessità di applicare gli ammortizzatori sociali per offrire ai lavoratori interessati una prospettiva di continuità dell’impiego o, in caso di cessazione dal lavoro, le misure di sostegno previste dalla legge per il lavoro privato.
Il presupposto perchè ciò avvenga è che l’erogazione della cassa integrazione, ordinaria e speciale, nonché le misure previste per i patti di solidarietà e per la mobilità, sia riconosciuta anche ai lavoratori che pur transitando in queste nuove amministrazioni hanno mantenuto il regime pensionistico dell’INPDAP.
Da parte dell’INPS (messaggio 004167 del 19.02.08 e circolare 18 del 12.02.09), in ottemperanza alle disposizioni del Ministero del Lavoro, è stato precisato, stante l’obbligo per le aziende municipalizzate trasformate in Spa di versare la contribuzione figurativa per la CIG e la CIGS, che il personale di queste aziende iscritto all’INPDAP può beneficiare dell’utilizzo della CIG e della CIGS, e del relativo accredito di questa contribuzione, anche in assenza del versamento previsto, nonché del diritto al ricongiungimento a titolo non oneroso presso l’INPDAP ai sensi dell’art 6 della legge 29/79.
L’INPDAP, con la circolare n 19 del dicembre 2009, non solo ha confermato questa possibilità di accesso agli ammortizzatori sociali. ma anche le modalità operative per il ricongiungimento di questi periodi figurativi accreditati presso l’INPS ai fini pensionistici.
Inoltre, con circolare 18/2009, l’Ente ha fornito ulteriori indicazioni operative alle sedi periferiche dell’Istituto riguardo l’erogazione della indennità di malattia e maternità da parte dell’INPS ai lavoratori dipendenti delle aziende pubbliche privatizzate che hanno mantenuto l’iscrizione all’INPDAP ed il riconoscimento di questa contribuzione ai fini previdenziali, facendo così chiarezza in maniera definitiva sui alcuni dubbi interpretativi che hanno impedito fino ad oggi la corretta applicazione di questo indirizzo.
Dipartimento Welfare – MdL Gian Guido Santucci
Roma 25 gennaio 2010